Vaticano – Piazza San Pietro: conto alla rovescia per l’allestimento di albero e presepe in legno dalle zone colpite dai nubifragi.
Da Asiago l’abete rosso alto 26 metri ed il presepe proveniente dal Trentino, legati insieme dal comune ricordo della tempesta dell’ottobre-novembre 2018 che devastò molte zone del Triveneto. L’inaugurazione si terrà il 5 dicembre, l’albero e il presepe resteranno in piazza San Pietro fino al 12 gennaio 2020“
Proviene da Scurelle, il comune della Valsugana in provincia di Trento, il Presepe che verrà allestito in Piazza San Pietro per il Natale 2019. Giunge, invece, dall’Altipiano di Asiago l’imponente abete rosso, alto circa 26 metri, con diametro di 70 centimetri, che verrà innalzato accanto al Presepe. È stato donato insieme con una ventina di alberi più piccoli dal Consorzio di usi civici di Rotzo-Pedescala e San Pietro in provincia di Vicenza. Albero e Presepe sono legati insieme dal comune ricordo della tempesta dell’ottobre-novembre 2018 che devastò molte zone del Triveneto. Quest’anno, inoltre, il Gruppo Presepio Artistico Parè di Conegliano, in provincia di Treviso, curerà l’allestimento del Presepe all’interno dell’Aula Paolo VI.
La tradizionale inaugurazione del Presepe e l’illuminazione dell’albero di Natale in piazza San Pietro, si terranno giovedì 5 dicembre, alle ore 16.30. La cerimonia sarà presieduta dal cardinale Giuseppe Bertello, e dal vescovo Fernando Vérgez Alzaga, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Nella mattina del 5 dicembre, le delegazioni di Scurelle, del Consorzio di usi civici di Rotzo Pedescala e San Pietro e del Gruppo Presepio Artistico Parè di Conegliano saranno ricevute in udienza da Papa Francesco per la presentazione ufficiale dei doni.
Il Presepe di Scurelle realizzato quasi interamente in legno è composto da due elementi architettonici caratteristici della tradizione trentina. Si tratta di due strutture in legno lavorato con tavole grezze. È il cosiddetto sistema di copertura “alla trentina”, realizzato con tetto a scàndole (il tetto a scàndola è un antichissimo sistema costruttivo utilizzato per realizzare coperture con assi a spacco e scaglie di legno piatti). Nelle due strutture vengono alloggiati 20/25 personaggi a dimensione naturale (altezza delle statue 1,80 metri circa) in legno policromo. La Sacra Famiglia è collocata sotto la struttura più grande. Intorno alla scena centrale trovano spazio altri personaggi: Re Magi, pastori, animali, oggetti e piante. In particolare, in ricordo della tempesta dell’ottobre-novembre 2018, vengono collocati come sfondo del paesaggio alcuni tronchi di legno provenienti dalle zone colpite dai nubifragi.
Il Presepe di Conegliano,richiama direttamente come ambientazione le antiche stalle fienile della Lessinia (“terra usata e preparata per i pascoli”), una zona geografica delle Prealpi Venete. La struttura ricorda le costruzioni ad arco a sesto acuto: una costruzione geometrica, di ispirazione gotica, consistente nel tracciato di due archi congiunti con i mattoni, “conci”, disposti radialmente sfruttandone l’attrito fra di essi. Ad arricchire l’opera sarà presente un capitello che rappresenta la celebre opera “Madonna con Bambino” di Cima da Conegliano, importante pittore rinascimentale. Le figure che verranno inserite nel Presepe avranno un’altezza di circa 125 centimetri e indosseranno abiti della tradizione veneta.
L’abete rosso utilizzato per l’albero di Natale proviene dai boschi di cui è ricco il territorio del comune di Rotzo e le frazioni di Pedescala e San Pietro. La superficie boschiva, infatti, si estende su una superficie di oltre 1.880 ettari in cui si trovano in maggioranza specie quali l’abete rosso, l’abete bianco, il larice, oltre ad esemplari di faggi, ma in maniera più sporadica. In sostituzione delle piante rimosse verranno ripiantati 40 abeti per reintegrare i boschi gravemente danneggiati dalla tempesta del 2018. L’addobbo e l’illuminazione dell’albero è a cura della Direzione Infrastrutture e Servizi del Governatorato in collaborazione con la Osram S.p.A. e Osram gmbh che offre un sistema di illuminazione decorativa ad alta resa cromatica, di ultima generazione, volto a limitare l’impatto ambientale ed il consumo energetico.
L’albero ed il Presepe rimarranno esposti fino alla conclusione del Tempo di Natale, che coincide con la festa del Battesimo del Signore, domenica 12 gennaio 2020.
A quando risale questa usanza?
Nel 1982 San Giovanni Paolo II fece allestire un presepe ai piedi dell’obelisco e l’albero alla sua destra, facendo entrare le tradizioni popolari nel luogo istituzionale per eccellenza, la sede del Sommo Pontefice Romano. Prima di allora solo gli ambienti interni del Vaticano avevano decorazioni natalizie.
Introdotto per la sua simbologia (Cristo è il “sempreverde” che non muore), l’abete natalizio nasce nel mondo germanico. Nel Medioevo il 24 dicembre si allestivano drammi teatrali religiosi sulla storia di Adamo ed Eva, ricreando la scenografia del Paradiso con abeti decorati da mele rosse. In seguito questi alberi si arricchirono di cibo e candele, sostituite nell’Ottocento da palline in vetro soffiato.
Nel 1982 il Vaticano acquistò l’albero di Natale dai Castelli Romani, ma dall’anno seguente varie regioni montane europee vollero offrirlo, dando vita a lunghe liste d’attesa.
Il primo abete misurava 14 metri, ma alcuni successori giunsero a sfidare in altezza l’obelisco, (33 metri per l’albero austriaco del Natale 2000 e 34 per quello calabrese del 2006). Italia e Austria vantano il maggior numero di abeti offerti.
Nel 1996 l’abete aveva 76 anni: la stessa età del Papa. Il Cardinale Castillo Lara commentò:” sono cresciuti insieme e si ritrovano nel cuore del mondo”.
L’abete del 1982 venne reimpiantato nei giardini vaticani. Successivamente sono stati scelti abeti anziani, la cui eliminazione avrebbe favorito gli alberi vicini. Quasi tutti sono giunti da foreste certificate, dove azioni di ripristino seguivano gli abbattimenti.
Dopo lo smontaggio il legno viene recuperato per farne oggetti venduti a scopi benefici.
Presepe significa letteralmente mangiatoia, a ricordo di quella dove venne deposto il Bambino Gesù. È un’usanza che ha origine nel Medioevo italiano con San Francesco d’Assisi.
I presepi di piazza San Pietro (disegnati da personale qualificato del Vaticano) sotto Giovanni Paolo II si sono ispirati alla classica capanna con tetto a falde, mentre con Benedetto XVI si sono arricchiti di personaggi e attività.
Per Francesco il Natale è occasione di inclusione per poveri, malati ed emarginati. Il suo papato ha legittimato forme artistiche alternative, così nel 2016 per la prima volta il presepe non è stato realizzato da artisti italiani ma dal maltese Manwel Grech che ha riprodotto il paesaggio della sua isola, con una tipica imbarcazione locale a richiamare il dramma dei migranti nel Mediterraneo.
Nel 2017 l’albero è stato decorato da bambini dei reparti oncologici di alcuni ospedali italiani che avevano realizzato gli addobbi.
Per il Natale 2018 l’abete giunse dal Friuli Venezia Giulia, mentre il presepe è stato un dono della città di Jesolo e del Patriarcato di Venezia. Non segue lo stile tradizionale, ma è di sabbia: una scelta artistica inconsueta e originale.