Papa – In una giornata capitolina calda ed afosa, Papa Francesco si è rivolto ai fedeli nel consueto appuntamento domenicale.
“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il Vangelo di oggi (cfr Mc 6,7-13) narra il momento in cui Gesù invia i Dodici in missione. Dopo averli chiamati per nome ad uno ad uno, «perché stessero con lui» (Mc 3,14) ascoltando le sue parole e osservando i suoi gesti di guarigione, ora li convoca di nuovo per «mandarli a due a due» (6,7) nei villaggi dove Lui stava per recarsi. E’ una sorta di “tirocinio” di quello che saranno chiamati a fare dopo la Risurrezione del Signore con la potenza dello Spirito Santo.
Il brano evangelico si sofferma sullo stile del missionario, che possiamo riassumere in due punti: la missione ha un centro; la missione ha un volto.
Il discepolo missionario ha prima di tutto un suo centro di riferimento, che è la persona di Gesù. Il racconto lo indica usando una serie di verbi che hanno Lui per soggetto – «chiamò a sé», «prese a mandarli», «dava loro potere», «ordinò», «diceva loro» (vv. 7.8.10) –, cosicché l’andare e l’operare dei Dodici appare come l’irradiarsi da un centro, il riproporsi della presenza e dell’opera di Gesù nella loro azione missionaria. Questo manifesta come gli Apostoli non abbiano niente di proprio da annunciare, né proprie capacità da dimostrare, ma parlano e agiscono in quanto “inviati”, in quanto messaggeri di Gesù.
Questo episodio evangelico riguarda anche noi, e non solo i sacerdoti, ma tutti i battezzati, chiamati a testimoniare, nei vari ambienti di vita, il Vangelo di Cristo. E anche per noi questa missione è autentica solo a partire dal suo centro immutabile che è Gesù. Non è un’iniziativa dei singoli fedeli né dei gruppi e nemmeno delle grandi aggregazioni, ma è la missione della Chiesa inseparabilmente unita al suo Signore. Nessun cristiano annuncia il Vangelo “in proprio”, ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso. È proprio il Battesimo che ci rende missionari. Un battezzato che non sente il bisogno di annunciare il Vangelo, di annunciare Gesù, non è un buon cristiano.
La seconda caratteristica dello stile del missionario è, per così dire, un volto, che consiste nella povertà dei mezzi. Il suo equipaggiamento risponde a un criterio di sobrietà. I Dodici, infatti, hanno l’ordine di «non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura» (v. 8). Il Maestro li vuole liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori, sicuri solo dell’amore di Lui che li invia, forti solo della sua parola che vanno ad annunciare. Il bastone e i sandali sono la dotazione dei pellegrini, perché tali sono i messaggeri del regno di Dio, non manager onnipotenti, non funzionari inamovibili, non divi in tournée. Pensiamo, ad esempio, a questa Diocesi della quale io sono il Vescovo. Pensiamo ad alcuni santi di questa Diocesi di Roma: San Filippo Neri, San Benedetto Giuseppe Labre, Sant’Alessio, Santa Ludovica Albertini, Santa Francesca Romana, San Gaspare Del Bufalo e tanti altri. Non erano funzionari o imprenditori, ma umili lavoratori del Regno. Avevano questo volto. E a questo “volto” appartiene anche il modo in cui viene accolto il messaggio: può infatti accadere di non essere accolti o ascoltati (cfr v. 11). Anche questo è povertà: l’esperienza del fallimento. La vicenda di Gesù, che fu rifiutato e crocifisso, prefigura il destino del suo messaggero. E solo se siamo uniti a Lui, morto e risorto, riusciamo a trovare il coraggio dell’evangelizzazione.
La Vergine Maria, prima discepola e missionaria della Parola di Dio, ci aiuti a portare nel mondo il messaggio del Vangelo in una esultanza umile e radiosa, oltre ogni rifiuto, incomprensione o tribolazione.”
Dunque il Papa ed il vangelo ci invitano ad andare senza sicurezze.
Gli apostoli obbediscono ad una Parola, alla Parola di Gesù: andate senza né pane, né sacca, né denaro nella cintura. E sperimentano che solo Dio basta, che il Signore non solo provvede ai “suoi”, a chi si fida di Lui, ma compie attraverso di loro miracoli e guarigioni.
Tutto il contrario di quello che spesso noi viviamo, sempre intenti ad accumulare, a difendere le “nostre” cose, a crearci sicurezze che poi al momento del bisogno…non ci serviranno a nulla. Può accadere che anche se ci siamo “consacrati” al Signore siamo attaccati a tante cose, a tante comodità, alla stima o all’affetto. Tutto questo ci impedisce di esultare, di lasciare agire lo Spirito di Cristo che opera in noi. Perché ci siamo attaccati ad un altro spirito, quello del mondo, quello che sembra riempirci, ma in realtà ci rende schiavi.
Quanti Istituti religiosi oggi sono proprietari di palazzi e ricchezze, ma da anni sono senza nemmeno una vocazione: forse hanno lasciato lo Spirito di Cristo, per cercare “altre” sicurezze.
E chi tra gli uomini o le donne non ha l’armadio pieno di vestiti, cambia la sua macchina dopo 5 anni perché è ‘vecchia’, compra, acquista, desidera continuamente costantemente qualcosa.
Gesù ci invita a fare alcune cose che neppure i cattolici fanno e non farle non significa essere esempio per chi non crede. Papa Francesco invita quotidianamente alla povertà ma le orecchie si chiudono e la testa vola verso il desiderio di avere certezze ben lontane da un bastone, una sacca e tanta Fede.