Papa -Lo stupore della gente di Nazaret, nel vedere che uno del loro paese, ‘il figlio di Giuseppe’ si presenta come il Cristo, l’inviato del Padre, su cui si è posato lo Spirito Santo. E’ ciò che racconta il brano del Vangelo di oggi in continuità con quello di domenica scorsa. Quella gente vuol vedere per credere.
I cristiani devono essere ‘profeti’ in mezzo al mondo, persone cioè coraggiose, che annunciano la speranza agli esclusi e che seguono la logica di Gesù.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Domenica scorsa la liturgia ci aveva proposto l’episodio della sinagoga di Nazaret, dove Gesù legge un passo del profeta Isaia e alla fine rivela che quelle parole si compiono “oggi”, in Lui. Gesù si presenta come colui sul quale si è posato lo Spirito del Signore, lo Spirito Santo che lo ha consacrato e lo ha mandato a compiere la missione di salvezza in favore dell’umanità. Il Vangelo di oggi (cfr Lc 4,21-30) è la prosecuzione di quel racconto e ci mostra lo stupore dei suoi concittadini nel vedere che uno del loro paese, «il figlio di Giuseppe» (v. 22), pretende di essere il Cristo, l’inviato del Padre.
Gesù, con la sua capacità di penetrare le menti e i cuori, capisce subito che cosa pensano i suoi compaesani. Essi ritengono che, essendo Lui uno di loro, debba dimostrare questa sua strana “pretesa” facendo dei miracoli lì, a Nazaret, come ha fatto nei paesi vicini (cfr v. 23). Ma Gesù non vuole e non può accettare questa logica, perché non corrisponde al piano di Dio: Dio vuole la fede, loro vogliono i miracoli, i segni; Dio vuole salvare tutti, e loro vogliono un Messia a proprio vantaggio. E per spiegare la logica di Dio, Gesù porta l’esempio di due grandi profeti antichi: Elia ed Eliseo, che Dio aveva mandato a guarire e salvare persone non ebree, di altri popoli, ma che si erano fidate della sua parola.
Di fronte a questo invito ad aprire i loro cuori alla gratuità e alla universalità della salvezza, i cittadini di Nazaret si ribellano, e addirittura assumono un atteggiamento aggressivo, che degenera al punto che «si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero sul ciglio del monte […], per gettarlo giù» (v. 29). L’ammirazione del primo istante si è mutata in un’aggressione, una ribellione contro di Lui.
E questo Vangelo ci mostra che il ministero pubblico di Gesù comincia con un rifiuto e con una minaccia di morte, paradossalmente proprio da parte dei suoi concittadini. Gesù, nel vivere la missione affidatagli dal Padre, sa bene che deve affrontare la fatica, il rifiuto, la persecuzione e la sconfitta. Un prezzo che, ieri come oggi, la profezia autentica è chiamata a pagare. Il duro rifiuto, però, non scoraggia Gesù, né arresta il cammino e la fecondità della sua azione profetica. Egli va avanti per la sua strada (cfr v. 30), confidando nell’amore del Padre.
Anche oggi, il mondo ha bisogno di vedere nei discepoli del Signore dei profeti, cioè delle persone coraggiose e perseveranti nel rispondere alla vocazione cristiana. Persone che seguono la “spinta” dello Spirito Santo, che le manda ad annunciare speranza e salvezza ai poveri e agli esclusi; persone che seguono la logica della fede e non del miracolismo; persone dedicate al servizio di tutti, senza privilegi ed esclusioni. In poche parole: persone che si aprono ad accogliere in sé stesse la volontà del Padre e si impegnano a testimoniarla fedelmente agli altri.
Preghiamo Maria Santissima, perché possiamo crescere e camminare nello stesso ardore apostolico per il Regno di Dio che animò la missione di Gesù.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Fratelli e sorelle, il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio. Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen. “Ave o Maria,…”. Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte. Portiamo a casa con noi questo pensiero.
Oggi si celebra in Italia la Giornata per la Vita, che ha come tema «E’ vita, è futuro». Mi associo al Messaggio dei Vescovi ed esprimo il mio incoraggiamento alle comunità ecclesiali che in tanti modi promuovono e sostengono la vita. Si rende sempre più necessario un concreto impegno per favorire le nascite,che coinvolga le istituzioni e le varie realtà culturali e sociali, riconoscendo la famiglia come grembo generativo della società.
Il prossimo 5 febbraio, nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, milioni di uomini e donne celebreranno il capodanno lunare. Desidero salutare tutti cordialmente, augurando che nelle loro famiglie si pratichino quelle virtù che aiutano a vivere in pace con sé stessi, con gli altri e con il creato. Invito a pregare per il dono della pace, da accogliere e coltivare con il contributo di ciascuno.