VATICANO – Il Natale della famiglia diocesana di Rabat è stato animato da uno “slancio di solidarietà, nella gioia di sentirci una Chiesa unita, in comunione e in uscita come spesso ci esorta Papa Francesco”, ciò nonostante il cardinale Cristobal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat, in Marocco, traccia il drammatico bilancio dell’anno che sta per concludersi, condannando la violenza che, in tutte le sue forme, ha invaso il mondo.
“Siamo tutti testimoni di tutta questa violenza che il mondo sta vivendo, causando così tante vittime e dal Marocco condividiamo il dolore e viviamo con compassione e fraternità la tragedia che stanno vivendo le popolazioni dei nostri Paesi fratelli del Sahel di fronte al terrorismo”. Inoltre, aggiunge, “partecipiamo al dolore e alla sofferenza dei nostri fratelli cristiani perseguitati, a volte rapiti e sfortunatamente assassinati”.
Di fronte alla sofferenza del mondo, il porporato esorta a implorare “il Principe della Pace, Gesù Cristo” perché la pace si radichi nel mondo “e si possa vivere come fratelli e sorelle al di là della nazionalità, delle religioni e malgrado le differenze”. L’auspicio per l’anno nuovo alle porte è che i popoli si arricchiscano delle loro diversità affinché si possa vivere il 2024 “nella speranza di un mondo di pace, in un clima di fraternità, solidarietà e giustizia”.
Il porporato salesiano ricorda che nell’arcidiocesi di Rabat il 2023 è stato segnato sul piano religioso dalla chiusura del sinodo diocesano, il 6 novembre scorso, dopo due anni e mezzo di lavoro. “Seguendo Cristo, quale Chiesa vogliamo per la diocesi di Rabat oggi?” è stata la domanda a cui tutte le componenti della Chiesa particolare di Rabat hanno risposto, in occasione dei lavori sinodali diocesani. Secondo il cardinale Lopez Romero, le risposte a questa domanda hanno permesso alla comunità locale di riaffermare che, seguendo Cristo, la Chiesa deve essere “una Chiesa di incontro, che accoglie, ascolta e accompagna, che vigila sulla partecipazione di tutti”. Inoltre, anche “una Chiesa che impara e si forma” e, di fronte alle sfide ambientali, “una Chiesa rispettosa della nostra casa comune e del suo ambiente”