Vaticano – Il 25 Marzo solennità dell’Annunciazione del Signore si ricorda il momento in cui nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispondendo disse: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, «per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo», come si recita nel Credo. I nove mesi tra la concezione e la nascita di Gesù spiegano la data del 25 marzo rispetto alla solennità del 25 dicembre del Natale del Signore. Calcoli eruditi e considerazioni mistiche fissavano ugualmente al 25 marzo l’evento della prima creazione e della rinnovazione del mondo nella Pasqua. Cadendo comunque nel periodo di Quaresima, la data di questa solennità in alcuni anni viene trasferita. Questo avviene quando il 25 marzo cade nella Settimana santa (ad esempio, nel 2013 e nel 2016), nella Settimana di Pasqua o coincide con una Domenica di Quaresima (nel 2012) o di Pasqua (nel 2008). Il nome è dato in riferimento all’annunzio dell’angelo Gabriele a Maria circa la nascita del Messia, secondo il racconto del Vangelo di Luca. Considerata l’importanza di questo annunzio, che si colloca al centro della storia della salvezza, cioè nella “pienezza del tempo”, la Vergine di Nazaret diviene l’Annunziata. Questo appellativo passa poi in vari campi della storia, della fede e della cultura. Dall’onomastica, dove il nome è declinato al femminile e al maschile (Annunziata, Annunziato o Nunzio), alla designazione dei membri di alcuni istituti religiosi, come le Annunziate (o Annunziatine) di Lombardia organizzate a Pavia (1408), le Annunziatine celesti o turchine, fondate a Genova nel 1602 dalla beata Maria Vittoria Fornari. In numismatica esisteva l’Annunziata, moneta d’argento del valore di 14 soldi e l’Annunziata piccola o Nunziatina del valore di 7 soldi, ambedue coniate da Ferrante II Gonzaga, duca di Guastalla (morto nel 1630). L’Ordine cavalleresco della casa di Savoia, istituito nel 1364 da Amedeo VI, come Ordine del Collare, viene denominato da Carlo III, nel 1518, Ordine dell’Annunziata, insigne onorificenza, riservata a personaggi di alta benemerenza; l’Ordine non è più riconosciuto dalla Repubblica italiana. Le ricerche storiche stabiliscono che essa è sorta all’interno della celebrazione del Natale, come conseguenza o come preparazione. È certo che “nella prima metà del VI secolo, la Chiesa di Costantinopoli celebra con solennità l’Euaggelismòs (Annunciazione) il 25 marzo”, ciò si trasferirà a Roma e nella Spagna nel secolo seguente, sennonché nel 656 il concilio di Toledo istituisce la festa mariana del 18 dicembre. In tal modo si perde la correlazione cronologica con il Natale e con l’idea che l’Incarnazione, come la creazione del mondo, venga a coincidere con l’equinozio di primavera. Nel Medioevo il giorno dell’Annunciazione è in molti luoghi l’inizio dell’anno civile e punto di riferimento per la numerazione degli anni. Poi s’impose il Natale come inizio dell’era cristiana. Nel 1972 il Messale di Paolo VI nomina la festa come Annunciazione del Signore e ne dota la celebrazione di un ricco formulario; ma nell’esortazione apostolica Marialis cultus (1974) la interpreta come “festività di Cristo e insieme della Vergine”. Sotto il profilo biblico l’Annunciazione è interpretata dagli esegeti secondo alcuni schemi di comprensione, che ne evidenziano il significato teologico: 1. Annuncio di nascita meravigliosa che, sulla scia di quelli offerti dall’Antico Testamento, evidenzia il significato cristologico dell’annuncio a Maria. Il suo contenuto centrale è senza dubbio Cristo, oggetto di tutto il Vangelo, qui annunciato in due tempi: innanzitutto come Messia davidico che regnerà per sempre, poi come Figlio di Dio generato verginalmente nel grembo di Maria mediante lo Spirito. 2. Annuncio di vocazione, in quanto contiene gli elementi strutturali dei racconti di missione a favore del popolo di Dio (saluto, turbamento, primo messaggio, difficoltà, secondo messaggio, segno, consenso) e mette in rilievo la persona di Maria chiamata a entrare nel dialogo tra Dio e l’umanità mediante una risposta di fede esemplare e l’opera materna per la nascita del Figlio di Dio nella condizione umana. 3. Schema d’alleanza, avanzato dall’esegeta A. Serra, in quanto il racconto si snoda secondo il modello letterario dell’alleanza conclusa tra Dio e Israele sul Monte Sinai. Infatti nella risposta di Maria “Sono la serva del Signore: si faccia di me secondo la tua parola” (Luca 1, 38), si avverte l’eco della formula con cui il popolo dava il suo assenso all’alleanza nell’Antico Testamento: “Serviremo il Signore” e “faremo tutto quello che Jahvè ci ha detto”. Dal punto di vista teologico l’Annunciazione è legata all’Incarnazione, che costituisce uno dei due misteri principali della fede cristiana insieme alla Trinità.
L’Annunciazione è narrata nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Luca. Nel Vangelo secondo Matteo, Maria resta incinta dello Spirito Santo, e un angelo appare in sogno a Giuseppe, per comunicargli di tenere con sé la moglie: « Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. » (Matteo 1,18-25).
Nel Vangelo secondo Luca, un angelo entra in casa di Maria e le annuncia che concepirà il Figlio di Dio:
« L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse : «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. » (Luca 1,26-38).
Le pericopi dei due evangelisti evidenziano le caratteristiche dei loro annunci e delle loro intenzioni pastorali e teologiche: Matteo scrive principalmente ai cristiani convertiti dal giudaismo, per cui sono evidenti le tematiche che possano interessare a coloro che appartengono a quella tradizione culturale, in particolare in riferimento alle reazioni che un uomo poteva e doveva avere secondo la legge mosaica in una situazione compromettente come quella di una promessa sposa che si ritrovasse incinta. Come ulteriore conferma delle intenzioni pastorali di Matteo è la citazione dell’Antico Testamento (la profezia messianica di Isaìa) per avvalorare i fatti narrati.
Tra i temi ricorrenti di Luca, invece, è l’attenzione per le donne. Non solo Maria di Nazareth, ma anche la Maddalena ed altre donne narrate come esempio di fede durante la vita pubblica di Gesù. Ecco quindi che l’attenzione è tutta rivolta alla vicenda di Maria, alla sua elaborazione interiore e alla sua risposta all’annuncio dell’angelo. E per avvalorare il tutto, non c’è una citazione dell’Antico Testamento, ma l’esperienza di un’altra donna. Anche l’apocrifo Protovangelo di Giacomo (metà II secolo) contiene una narrazione dell’annunciazione: «[Maria] presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava. Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”. L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”». Pensando all’Annunciazione del Signore la mente va a Nazareth. Una tradizione antichissima identifica la casa di Maria, in cui avvenne l’Annunciazione, con la grotta che oggi si trova nella cripta della Basilica dell’Annunciazione a Nazaret. La casa era costituita da una parte scavata nella roccia (la grotta) e una parte costruita in muratura. Quest’ultima rimase a Nazaret fino alla fine del XIII secolo, quindi venne trasferita prima a Tersatto (Trsat, Croazia) e dopo a Loreto, nelle Marche, in quanto la rioccupazione della Terrasanta da parte dei musulmani faceva temere per la sua conservazione. Secondo la tradizione, essa fu miracolosamente portata in volo da alcuni angeli (perciò la Madonna di Loreto è venerata come patrona degli aviatori). Dai documenti dell’epoca risulta che in realtà il trasporto, avvenuto per nave tra il 1291 e il 1294, fu opera della famiglia Angeli Comneno, un ramo della famiglia imperiale bizantina. La Santa Casa, come essa è chiamata, si trova tuttora all’interno della Basilica di Loreto, ed è continuamente visitata da numerosi pellegrini.
Sant’Agostino ha scritto: «Egli scelse la madre che aveva creato; creò la madre che aveva scelto» (cfr Sermo 69, 3, 4).
L’Incarnazione del Figlio di Dio è il Mistero centrale della fede cristiana, e in esso Maria occupa un posto di prim’ordine. Per questo, contemplando il Mistero dell’Incarnazione non possiamo tralasciare di rivolgere i nostri occhi a Lei, per riempirci di stupore, di gratitudine e d’amore al vedere come, entrando nel mondo, ha voluto fare affidamento sul consenso libero di una sua creatura. Solo quando la Vergine ha risposto all’angelo: «Ecco sono la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38), a partire da quel momento, il Verbo eterno del Padre iniziò la sua esistenza umana nel tempo. Maria Santissima, maestra di tutto il nostro agire, ci insegna così che l’obbedienza a Dio non è servilismo, non soggioga la coscienza: ci muove nel nostro intimo a scoprire la libertà dei figli di Dio.
Papa Benedetto nella Basilica della Annunciazione il 14 maggio 2009 disse: “Il racconto dell’Annunciazione illustra la straordinaria gentilezza di Dio. Il riflettere su questo gioioso mistero ci dà speranza, la sicura speranza che Dio continuerà a condurre la nostra storia, ad agire con potere creativo per realizzare gli obiettivi che al calcolo umano sembrano impossibili. Questo ci sfida ad aprirci all’azione trasformatrice dello Spirito Creatore che ci fa nuovi, ci rende una cosa sola con Lui e ci riempie con la sua vita. Ci invita, con squisita gentilezza, a consentire che egli abiti in noi, ad accogliere la Parola di Dio nei nostri cuori, rendendoci capaci di rispondere a Lui con amore ed andare con amore l’uno verso l’altro”. Quando Paolo VI visitò i luoghi dell’annunciazione a Nazareth, li definì «La scuola del Vangelo”. E aggiunse: “Qui s’impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare nel senso, tanto profondo e misterioso, di quella semplicissima, umilissima, bellissima apparizione» (5 gennaio 1964).
Il 25 Marzo 1981 Papa Giovanni Paolo II parlando ai giovani dichiarava: “Oggi la Chiesa celebra l’Annunciazione del Signore fatta a Maria santissima dall’Arcangelo Gabriele. Si tratta della realizzazione di quell’ineffabile mistero d’amore, che è lo scambio tra la divinità di Dio e la nostra umanità. Per misericordioso decreto di Dio, l’umanità, prevaricatrice col peccato originale, non fu abbandonata a se stessa: un salvatore, membro del genere umano, quindi “nato da donna” ( Gal 4,4 ), nella “progenie di Davide” ( Rm 1,3 ) doveva riportare la vittoria nello scontro con Satana ( Gen 3,15 ). E ciò è avvenuto per mezzo della Vergine santissima, alla quale l’Arcangelo del Signore dopo averla salutata piena di grazia, oggetto del divino favore, rivolge l’invito all’esultanza, perché il Figlio che nascerà da lei, per virtù dello Spirito Santo, sarà chiamato Figlio di Dio: a Lei, pertanto, e per mezzo di Lei all’umanità, il Verbo ha domandato una natura umana, e Maria, nella sua piena disponibilità al divino volere, gliel’ha offerta: “Ecco l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola” ( Lc 1,38 ). Da una meditazione attenta e serena della risposta di Maria, deriva un invito ad una fede profonda e ad una grande generosità. La società di oggi è talora soffocata dai condizionamenti di una visione agnostica e materialistica e dalla tentazione di una autonomia umana, chiusa alla trascendenza. È necessario che voi rechiate una larga visione di fede, che affermiate un’apertura verso orizzonti amplissimi: quelli dell’Assoluto, per poter cogliere il senso definitivo dell’esistenza umana e comunicarlo ai vostri coetanei. È solo da questa fede dell’Amore che salva, che le giovani generazioni potranno ritrovare la forza per un’affermazione costruttiva della dignità dell’uomo, in sintonia con la sua vocazione di figlio di Dio. Solo da questa sempre rinnovata ricerca del Signore, deriva per voi la forza di una generosa dedizione. A voi è affidata la costruzione di una nuova “civitas”, entro le cui mura siano cancellate le discriminazioni, le ingiustizie, gli squilibri e le lotte. Per questo è necessaria una azione preservante e generosa, suggerita ed alimentata dall’amore, che trova appunto la sua sorgente in quella grazia divina meritoria del “sì” di Maria.