Vaticano – Il 2 marzo 2020 saranno aperti gli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII

400

Pio XII – Il 2 marzo 2020 saranno aperti gli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII, a 81 anni esatti dall’elezione al Soglio di Pietro di Eugenio Pacelli del 1939. Ad annunciarlo Papa Francesco, ricevendo gli Officiali dell’Archivio Segreto Vaticano.

Quella di Pio XII, ha sottolineato il pontefice, è una figura già studiata, che “a volte” è stata criticata “con qualche pregiudizio o esagerazione” ma che tenne accesa nei periodi più bui di crudeltà “la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori”.

“Cari fratelli e sorelle, vi do il benvenuto, lieto di accogliervi. Ringrazio Mons. José Tolentino de Mendonça per le cortesi parole di saluto che mi ha rivolto a nome di tutti voi. Saluto Mons. Sergio Pagano, il Prof. Paolo Vian, neo-Viceprefetto, e voi archivisti, scrittori, assistenti e dipendenti dell’Archivio Segreto Vaticano, come pure i professori della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica.

L’occasione di questa vostra visita – a così breve distanza dal mio incontro con voi e con la Biblioteca Apostolica, lo scorso 4 dicembre – si situa nella lieta ricorrenza, caduta proprio l’altro ieri, degli ottant’anni che sono trascorsi dall’elezione a Sommo Pontefice, il 2 marzo 1939, del Servo di Dio Pio XII, di venerata memoria.

La figura di quel Pontefice, che si trovò a condurre la Barca di Pietro in un momento fra i più tristi e bui del secolo Ventesimo, agitato e in tanta parte squarciato dall’ultimo conflitto mondiale, con il conseguente periodo di riassetto delle Nazioni e la ricostruzione post­bellica, questa figura è stata già indagata e studiata in tanti suoi aspetti, a volte discussa e perfino criticata (si direbbe con qualche pregiudizio o esagerazione). Oggi essa è opportunamente rivalutata e anzi posta nella giusta luce per le sue poliedriche qualità: pastorali, anzitutto, ma anche teologiche, ascetiche, diplomatiche.

Per desiderio di Papa Benedetto XVI, voi Superiori e Officiali dell’Archivio Segreto Vaticano, come anche degli Archivi Storici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, dal 2006 ad oggi state lavorando in un comune progetto di inventariazione e preparazione della corposa documentazione prodotta durante il Pontificato di Pio XII, parte della quale fu già resa consultabile dai miei venerati Predecessori San Paolo VI e San Giovanni  Paolo II.

Ringrazio pertanto voi, e per vostro tramite anche gli altri archivisti vaticani, per il paziente e scrupoloso lavoro che avete svolto in questi ultimi dodici anni, e che in parte ancora state svolgendo, per ultimare la suddetta preparazione.

Il vostro è un lavoro che si svolge nel silenzio e lontano dai clamori, coltiva la memoria, e in un certo senso mi pare che esso possa essere paragonato alla coltivazione di un maestoso albero, i cui rami sono protesi verso il cielo, ma le cui radici sono solidamente ancorate nella terra. Se paragoniamo questo albero alla Chiesa, vediamo che essa è protesa verso il Cielo, dove è la nostra patria e il nostro ultimo orizzonte; le radici però affondano nel terreno della stessa Incarnazione del Verbo, nella storia, nel tempo. Voi, archivisti, con la vostra paziente fatica lavorate su queste radici e contribuite a mantenerle vive, in modo tale che anche i rami più verdi e più giovani dell’albero possano trarne buona linfa per la loro crescita nel futuro.

Questo costante e non lieve impegno, vostro e dei vostri colleghi, mi permette oggi, in ricordo di quella significativa ricorrenza, di annunciare la mia decisione di aprire alla consultazione dei ricercatori la documentazione archivistica attinente al Pontificato di Pio XII, sino alla sua morte, avvenuta a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958.

Ho deciso che l’apertura degli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII avverrà il 2 marzo 2020, a un anno esatto di distanza dall’ottantesimo anniversario dell’elezione al Soglio di Pietro di Eugenio Pacelli.

Assumo questa decisione sentito il parere dei miei più stretti Collaboratori, con animo sereno e fiducioso, sicuro che la seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce, con appropriata critica, momenti di esaltazione di quel Pontefice e, senza dubbio anche momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza, che a taluni poterono apparire reticenza, e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti, per tenere accesa, nei periodi di più fitto buio e di crudeltà, la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori.

La Chiesa non ha paura della storia, anzi, la ama, e vorrebbe amarla di più e meglio, come la ama Dio! Quindi, con la stessa fiducia dei miei Predecessori, apro e affido ai ricercatori questo patrimonio documentario.

Mentre vi ringrazio ancora per il lavoro compiuto, vi auguro di proseguire nell’impegno di assistenza ai ricercatori – assistenza scientifica e materiale – e anche nella pubblicazione delle fonti pacelliane che saranno ritenute importanti, come del resto state già facendo da alcuni anni.

Con tali sentimenti, imparto a voi tutti di cuore la Benedizione Apostolica e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie”.

I dettagli dell’iniziativa sono descritti in un articolo del vescovo Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano: “La rilevante iniziativa di Papa Francesco – scrive Pagano nell’articolo pubblicato dall’Osservatore Romano ma anticipatoci dalla Santa Sede – ha alle spalle un lungo periodo di preparazione, durante il quale gli archivisti dell’Archivio Segreto Vaticano e i loro colleghi di altri archivi vaticani hanno compiuto un paziente lavoro di ordinamento, di censimento e di inventariazione dei moltissimi fondi e documenti”.

Il Prefetto ricorda che nel 2004 san Giovanni Paolo II aveva già reso disponibile ai ricercatori l’ampio fondo dell’Ufficio Vaticano Informazioni per i prigionieri di guerra (1939-1947) dell’Archivio Vaticano, “composto da 2.349 unità archivistiche, suddivise in 556 buste, 108 registri e 1.685 scatole di documentazione, con uno schedario alfabetico, che ammonta a circa 2 milioni e 100.000 schede nominative, relative ai militari e ai civili prigionieri, dispersi o internati, dei quali si cercavano notizie.  Un fondo subito indagato e ancora oggi molto richiesto da privati studiosi o parenti dei defunti prigionieri”.

Al momento dell’apertura dell’Archivio del pontificato di Pio XI (1922-1939), avvenuta nel 2006 per volere di Benedetto XVI, “già si lavorava per la progressiva preparazione del materiale documentario di Pio XII, che non pochi studiosi richiedevano con sempre maggiore insistenza”. La mole di lavoro “era certamente pesante” e il lavoro si è protratto fino ad oggi. In seguito alla decisione di Papa Francesco “verranno aperti – spiega il Prefetto Pagano – fino all’ottobre del 1958, l’Archivio Segreto Vaticano, l’Archivio Storico della Sezione dei Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, l’Archivio Storico della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’Archivio Storico della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’Archivio Storico della Congregazione per le Chiese Orientali, l’Archivio della Fabbrica di San Pietro  e, secondo modalità e forme di accesso differenti, anche altri Archivi Storici di Congregazioni, Dicasteri, Uffici e Tribunali, a discrezione dei relativi superiori”.

Ciascuno di questi archivi ha un proprio regolamento, sistema di prenotazione e naturalmente indici e inventari relativi alla loro documentazione che ora si rende disponibile.

Limitandosi a descrivere soltanto le nuove fonti dell’Archivio Segreto che saranno a disposizione degli studiosi, monsignor Pagano cita circa 151.000 posizioni (ciascuna delle quali si compone di decine di fogli) della Segreteria di Stato. Di questa documentazione sono state preparate precise descrizioni informatiche disponibili anche in formato cartaceo (ben 68 volumi di indici). Ci sono poi le cosiddette «buste separate», che conservano documentazione per singoli temi o istituzioni, sempre organizzate dalla Segreteria di Stato, per “un totale di 538 buste, di cui si avrà un preciso elenco descrittivo”. Dalla stessa provenienza “le 76 unità denominate ora Carte Pio XII, che contengono manoscritti di Eugenio Pacelli prima del pontificato e poi durante questo, nonché dattiloscritti dei suoi molti discorsi, a volte con correzioni autografe”. Ci sono inoltre altri tre consistenti fondi archivistici «speciali». Il primo è quello della Commissione Soccorsi, il secondo è chiamato semplicemente Beneficenza Pontificia e il terzo è quello dell’Ufficio Migrazione, sorto per affrontare il problema del rimpatrio dei diversi prigionieri e profughi, nonché il crescente problema migratorio, causato dalla povertà di certi Paesi europei.

Saranno inoltre disponibili i documenti delle rappresentanze pontificie: “Di ogni rappresentanza pontificia è stato preparato l’Inventario accurato, guida indispensabile per il ricercatore (circa 81 Indici per un totale di più di 5.100 buste). Anche questi inventari sono consultabili nella rete Intranet dell’Archivio Vaticano per comodità degli studiosi e per agevolare loro la ricerca in vari campi”.

Insomma un lavoro immane di catalogazione “al quale si sono dedicati con costanza e in esclusiva venti officiali dell’Archivio Vaticano, coadiuvati anche, dove possibile, da qualificati diplomati della Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica interna all’Archivio stesso”. E lo stesso discorso vale anche per gli altri archivi storici della Curia Romana che vengono ora aperti per il pontificato di Pacelli. “Una fatica, certamente – scrive ancora Pagano – ma penso di dire una fatica sorretta da sicuro entusiasmo, sia perché si aveva coscienza di lavorare per la futura ricerca storica in relazione ad un periodo cruciale per la Chiesa e per il mondo, sia perché le carte tutto erano, meno che asettiche. Esse parlavano, parlano e spero parleranno ai ricercatori e agli storici di una quasi sovrumana opera di cristiano «umanesimo» (si parlò di «diplomazia della carità»), attiva nella congerie tempestosa di quegli eventi che a metà del XX secolo sembrarono decisi ad annientare la nozione stessa di civiltà umana”.

“Su quel triste, anzi terribile scenario – conclude il Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano – sia prima dell’ultima guerra, sia durante il suo tragico svolgimento, sia dopo di essa, spicca con connotati propri la grande figura di Pio XII, troppo superficialmente giudicata e criticata per alcuni aspetti del suo pontificato, che ora, grazie anche alla recente apertura voluta con fiducia da Papa Francesco, penso possa trovare fra gli storici chi la sappia indagare, ormai senza pregiudizi, ma con l’ausilio anche dei nuovi documenti, in tutta la sua realistica portata e ricchezza”.

Una novità di rilevanza storica e che potrà finalmente mettere  a tacere polemiche e voci sulla figura di Papa Pio XII!

 

 




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *