Quaresima – Convertiamoci a un dialogo “aperto e sincero” con il Signore. È l’esortazione del Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2020.
Non dobbiamo mai dare “per scontato” il fatto che, osserva il Pontefice, il Signore ci offra “ancora una volta un tempo favorevole alla nostra conversione”. Anzi: tale “opportunità” dovrebbe suscitare in noi un senso di “riconoscenza” e scuoterci dal “nostro torpore”.
Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento di rotta esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi.
Papa Francesco definisce “appassionata” la volontà di Dio di dialogare con i suoi figli, che giunge al punto di “far ricadere” su Gesù tutti i nostri peccati, fino a “mettere Dio contro Dio”, come scrisse – ricorda il Pontefice – il Papa emerito Benedetto XVI nella sua Prima Enciclica, Deus Caritas Est. Dio, rimarca Francesco, ama infatti “anche i suoi nemici”. Il dialogo che vuole stabilire con ogni uomo, mediante il Mistero pasquale del suo Figlio, non è “parlare o ascoltare le ultime novità”.
Questo tipo di chiacchiericcio, dettato da vuota e superficiale curiosità, caratterizza la mondanità di tutti i tempi, e ai nostri giorni può insinuarsi anche in un uso fuorviante dei mezzi di comunicazione.
L’invito del Papa è ancora una volta a lasciarci coinvolgere dal “dinamismo spirituale” del “grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù”, aderendo ad esso “con risposta libera e generosa”. La gioia del cristiano – evidenzia Francesco – scaturisce proprio dall’ascolto e dall’accoglienza “della Buona Notizia della morte e risurrezione” di Cristo, il kerygma.
Chi crede in questo annuncio respinge la menzogna secondo cui la nostra vita sarebbe originata da noi stessi, mentre in realtà essa nasce dall’amore di Dio Padre, dalla sua volontà di dare la vita in abbondanza. Se invece si presta ascolto alla voce suadente del “padre della menzogna” si rischia di sprofondare nel baratro del nonsenso, sperimentando l’inferno già qui sulla terra, come testimoniano purtroppo molti eventi drammatici dell’esperienza umana personale e collettiva.
La Pasqua di Gesù, si legge nel testo firmato dal Papa a San Giovanni in Laterano il 7 ottobre scorso nella memoria della Beata Maria Vergine del Rosario, “non è un avvenimento del passato”.
Per la potenza dello Spirito Santo è sempre attuale e ci permette di guardare e toccare con fede la carne di Cristo in tanti sofferenti.
Grazie al Mistero pasquale, aggiunge Francesco parlando di una “urgenza della conversione”, ci è stata “donata” la misericordia di Dio, che possiamo sperimentare “solo in un ‘faccia a faccia’ col Signore crocifisso e risorto”.
Un dialogo cuore a cuore, da amico ad amico. Ecco perché la preghiera è tanto importante nel tempo quaresimale. Prima che essere un dovere, essa esprime l’esigenza di corrispondere all’amore di Dio, che sempre ci precede e ci sostiene. Il cristiano, infatti, prega nella consapevolezza di essere indegnamente amato. La preghiera potrà assumere forme diverse, ma ciò che veramente conta agli occhi di Dio è che essa scavi dentro di noi, arrivando a scalfire la durezza del nostro cuore, per convertirlo sempre più a Lui e alla sua volontà.
Il Papa spinge il cristiano a non lasciar “passare invano” questo tempo di grazia, nella “presuntuosa illusione” di essere noi i padroni “dei tempi e dei modi della nostra conversione a Lui”. E quanto più ci lasceremo coinvolgere dalla sua Parola, tanto più riusciremo a sperimentare – assicura Francesco – la sua misericordia “gratuita” per noi.
Mettere il Mistero pasquale al centro della vita significa sentire compassione per le piaghe di Cristo crocifisso presenti nelle tante vittime innocenti delle guerre, dei soprusi contro la vita, dal nascituro fino all’anziano, delle molteplici forme di violenza, dei disastri ambientali, dell’iniqua distribuzione dei beni della terra, del traffico di esseri umani in tutte le sue forme e della sete sfrenata di guadagno, che è una forma di idolatria.
Anche oggi, evidenzia, è importante richiamare gli uomini e le donne di buona volontà alla “condivisione dei propri beni” con i più bisognosi “attraverso l’elemosina”, come forma di “partecipazione personale” all’edificazione di un mondo più equo.
La condivisione nella carità rende l’uomo più umano; l’accumulare rischia di abbrutirlo, chiudendolo nel proprio egoismo. Possiamo e dobbiamo spingerci anche oltre, considerando le dimensioni strutturali dell’economia.
È per tale motivo, spiega il Pontefice, che in questo tempo quaresimale, dal 26 al 28 marzo prossimi ad Assisi, ha convocato “giovani economisti, imprenditori e change-makers”.
Come ha più volte ripetuto il magistero della Chiesa, la politica è una forma eminente di carità. Altrettanto lo sarà l’occuparsi dell’economia con questo stesso spirito. Altrettanto lo sarà l’occuparsi dell’economia con questo stesso spirito evangelico, che è lo spirito delle Beatitudini.
L’obiettivo è dunque quello di “contribuire a delineare un’economia più giusta e inclusiva di quella attuale”.
La parola “Quaresima” deriva dal termine anglosassone “Lencten”, che significa primavera. Nella maggior parte delle lingue romanze, slave e celtiche viene tuttavia usato un derivato della parola latina “quadragesima”, che si riferisce al “40°” giorno prima della Pasqua.
Nella maggior parte delle lingue, il termine Quaresima richiama la parola latina “quadragesima” (40° giorno), per riferirsi ai 40 giorni di preparazione alla Pasqua. In italiano si parla quindi di Quaresima, in spagnolo di Cuaresma, in portoghese di Quaresma, in francese di Carême. Per le lingue germaniche, incluso l’inglese, il periodo di preparazione alla Pasqua deriva dalla parola anglosassone “Lencten”, che significa “primavera”.
Nel suo libro “Question Time: 140 Questions and Answers on the Catholic Faith”, il sacerdote dell’Opus Dei John Flader scrive che il termine Quaresima si riferisce all’epoca dell’anno in cui l’emisfero nord si prepara alla Pasqua, che è in primavera. Anche se ciò non si applica all’emisfero sud in cui vive, il presbitero australiano sottolinea che “rimane un termine appropriato poiché, se la Quaresima viene vissuta bene, rappresenta una vera primavera, una rinascita, nella vita spirituale”.
“Sant’Agostino – spiega – scrive che il periodo della Quaresima simboleggia la vita sulla terra, con le sue prove e le sue tribolazioni, mentre il periodo della Pasqua simboleggia le gioie della vita che verrà”.
L’osservanza di un periodo di preghiera, digiuno ed elemosina in preparazione alla Pasqua risale all’epoca degli apostoli, anche se durante i primi secoli era limitato solo a pochi giorni.
Padre Flader sottolinea che san Leone Magno (papa dal 440 al 461) si riferiva alla Quaresima come a qualcosa di “istituito dagli apostoli”, e che secondo la Tradizione questa “è sempre stata vissuta con una maggiore attenzione alla vita di preghiera, digiuno ed elemosina”. ”Nei primi tre secoli, il periodo del digiuno era limitato a uno o due giorni, o al massimo a una settimana”, afferma il sacerdote. “La prima menzione dei 40 giorni si ritrova nel Concilio ecumenico di Nicea (325), ma per la fine del IV secolo questa usanza era diffusa sia in Oriente che in Occidente”.
Secondo il sacerdote dell’Opus Dei, il numero 40 legato alla Quaresima si riferisce ai “40 giorni di digiuno e preghiera di Cristo prima di iniziare la sua vita pubblica”. Il modo in cui le Chiese d’Oriente e quelle d’Occidente hanno contato i giorni della Quaresima differisce, poiché in Oriente i fedeli erano esenti dal digiuno il sabato e la domenica. La Quaresima abbracciava, quindi, un periodo di sette settimane.
In Occidente solo le domeniche erano esenti, e la Quaresima durava sei settimane. Ciò comportava però solo 36 giorni effettivi di digiuno, e non 40. “In Occidente, è nel VII secolo che la Quaresima è stata iniziata quattro giorni prima, il Mercoledì delle Ceneri, di modo che ci fossero 40 giorni di digiuno come avviene oggi”, osserva padre Flader. “Le domeniche non sono incluse nei 40 giorni”.
La Chiesa ha sempre sostenuto la tradizione del digiuno e dell’astinenza durante la Quaresima, ma le regole sono cambiate nel corso dei secoli.
In base alla ricerca condotta da padre Flader, dal V sec. le regole per il digiuno sono diventate molto rigide: “Era permesso un solo pasto, verso sera. La carne non era ammessa, neanche la domenica. Carne e pesce, e nella maggior parte dei luoghi uova e prodotti caseari, erano assolutamente proibiti”. Il sacerdote ha sottolineato che le Chiese orientali continuano a seguire regole simili: “non si possono mangiare vertebrati o prodotti di vertebrati, e si escludono carne, pesce, uova, formaggio, latte, ecc.”.
In Occidente, ad ogni modo, le regole sono cambiate. All’inizio era permesso un pasto più leggero, poi il pesce, e infine è stato accettato il fatto di astenersi dalla carne solo il Mercoledì delle Ceneri e il venerdì. Alla fine sono state allentate anche le regole sui prodotti caseari. Attualmente, quindi, il Mercoledì delle Ceneri e i venerdì di Quaresima sono giorni di digiuno dal cibo e di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati o costosi. Al digiuno sono tenuti i fedeli dai diciotto anni compiuti ai sessanta incominciati; all’astinenza dalla carne i fedeli che hanno compiuto i quattordici anni.
Ma andiamo ancor più nello specifico.
Prima ancora che dai canoni conciliari un’osservanza preparatoria alla pasqua dovette nascere dal senso stesso e dal genio soprannaturale del cristianesimo. I primi accenni diretti ad un periodo pre-pasquale li abbiamo in Oriente al principio del IV sec. Una pressi penitenziale preparatoria alla pasqua col digiuno, però aveva cominciato ad affermarsi fin dalla metà del II sec.
Dalla fine del IV sec. La struttura della quaresima è quella dei “quaranta giorni” considerati alla luce del simbolismo biblico che dà a questo tempo un valore salvifico-redentivo, di cui è segno la denominazione di esso come sacramentum. Allo sviluppo della quaresima ha contribuito la disciplina penitenziale per la riconciliazione dei peccati che avveniva la mattina del giovedì santo e le esigenze sempre crescenti del catecumenato con la preparazione immediata al battesimo, celebrato nella notte di pasqua.
Non si sa con certezza dove, per mezzo di chi e come sia sorto questo periodo di tempo che i cristiani dedicano per la preparazione alla pasqua. Sappiamo soltanto che ha avuto uno sviluppo lento e progressivo. Per praticità espositiva possiamo distinguere in maniera sintetica sei periodi corrispondenti ad altrettante prassi liturgiche.
Il digiuno del Venerdì e del Sabato santo (fino al II secolo)
Nella chiesa primitiva la celebrazione della pasqua era anticipata da uno o due giorni di digiuno. Comunque tale digiuno sembra fosse orientato non tanto alla celebrazione pasquale quanto all’amministrazione del battesimo che pian piano veniva riservata alla veglia pasquale. La prassi del digiuno era indirizzata innanzitutto ai catecumeni e poi estesa al ministro del battesimo e a tutta la comunità ecclesiale. Tale digiuno non aveva scopo penitenziale ma ascetico-illuminativo.
Una settimana di preparazione (III secolo)
In questo periodo a Roma la Domenica precedente la pasqua era denominata “Domenica di passione” e nel Venerdì e Mercoledì di questa stessa settimana non si celebrava l’eucaristia. L’estensione del digiuno per tutta la settimana precedente la pasqua è certa solamente per la Chiesa di Alessandria.
Tre settimane di preparazione (IV secolo)
Di tale consuetudine è testimone uno storico del V secolo, Socrate. Durante queste tre settimane si proclamava il vangelo di Giovanni. La lettura di questo testo è giustificata dal fatto che esso è ricco di brani che si riferiscono alla prossimità della pasqua e alla presenza di Gesù a Gerusalemme.
Sei settimane di preparazione (verso la fine del IV secolo)
Questa preparazione prolungata fu motivata dalla prassi penitenziale. Coloro che desideravano essere riconciliati con Dio e con la Chiesa iniziavano il loro cammino di preparazione nella prima di queste Domeniche (più tardi verrà anticipata al Mercoledì immediatamente precedente) e veniva concluso la mattina del Giovedì santo, giorno in cui ottenevano la riconciliazione. In tal modo i penitenti si sottoponevano a un periodo di preparazione che durava quaranta giorni. Da qui il termine latino Quadragesima.
I penitenti intraprendevano questo cammino attraverso l’imposizione delle ceneri e l’utilizzazione di un abito di sacco in segno della propria contrizione e del proprio impegno ascetico.
Ulteriore prolungamento: il Mercoledì delle ceneri (verso la fine del V secolo)
Verso la fine del V secolo, ha inizio la celebrazione del Mercoledì e del Venerdì precedenti la Quaresima come se ne facessero parte. Si giunge a imporre le ceneri ai penitenti il Mercoledì di questa settimana antecedente la prima Domenica di quaresima, rito che verrà poi esteso a tutti i cristiani. A partire da questa fase incominciano a delinearsi anche le antiche tappe del catecumenato, che preparava al battesimo pasquale nella solenne veglia del Sabato santo; infatti questo tempo battesimale si integrava con il tempo di preparazione dei penitenti alla riconciliazione del Giovedì santo. Fu così che anche i semplici fedeli – ovvero quanti non erano catecumeni né pubblici penitenti – vennero associati a questo intenso cammino di ascesi e di penitenza per poter giungere alle celebrazioni pasquali con l’animo disposto a una più autentica partecipazione.
Sette settimane di preparazione (VI secolo)
Nel corso del VI secolo, tutta la settimana che precede la prima Domenica di quaresima è dedicata alla celebrazione pasquale La Domenica con cui ha inizio viene chiamata Quinquagesima perché è il cinquantesimo giorno prima di pasqua. Tra il VI e il VII secolo si costituì un ulteriore prolungamento con altre due Domeniche. La tendenza ad anticipare il tempo forte della quaresima ne svigorisce in qualche modo la peculiarità.
In sintesi: allo sviluppo della quaresima ha contribuito la disciplina penitenziale per la riconciliazione dei peccatori che avveniva la mattina del giovedì santo e le esigenze sempre crescenti del catecumenato con la preparazione immediata al battesimo, celebrato nella notte di Pasqua.
La celebrazione della quaresima oggi
Il Concilio Vaticano II ha semplificato la struttura di questo tempo liturgico sovraccaricato dalle aggiunte pre-quaresimali.
La Costituzione conciliare sulla liturgia, Sacrosanctum Concilium, al n. 109 afferma:
Il duplice carattere del tempo quaresimale che, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione del battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale con l’ascolto più frequente della parola di Dio e con più intensa preghiera, sia posto in maggiore evidenza tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica. Perciò:
- a) si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano alcuni dalla tradizione antica;
- b) lo stesso si dica degli elementi penitenziali. Quanto alla catechesi poi si imprima nell’animo dei fedeli , insieme con le conseguenze sociali del peccato, quell’aspetto proprio della penitenza che detesta il peccato in quanto è offesa a Dio; né si dimentichi la parte della chiesa nell’azione penitenziale e si solleciti la preghiera per i peccatori.
A tale dettato conciliare si è ispirato il rinnovamento del lezionario e del messale in riferimento alle celebrazioni quaresimali. Fedele a questo indirizzo, la riforma ha ridato alla quaresima prima di tutto il suo orientamento pasquale-battesimale; ne ha fissato il tempo con decorrenza dal Mercoledì delle ceneri fino alla messa “in Coena Domini” esclusa; per conservare l’unità interna ha ridotto il tempo della passione: solo la VI Domenica, la quale dà inizio alla settimana santa, viene chiamata “Domenica delle palme”, “de passione Domini”. In tal senso la settimana santa conclude la quaresima ed ha come scopo la venerazione della passione di Cristo a partire dal suo ingresso messianico a Gerusalemme.
Oltre alla ricchezza dei testi eucologici (colletta, orazione sulle offerte, prefazio, orazione dopo la comunione), nei formulari quaresimali riformati abbiamo una abbondanza di testi biblici. La celebrazione liturgica quaresimale, anche sotto il punto di vista tematico, pone l’accento principale sulla Domenica. Nelle cinque Domeniche precedenti la Domenica delle palme, il lezionario offre la possibilità di tre itinerari diversi e insieme complementari.