Venerdì 20 aprile papa Francesco si recherà in visita pastorale ad Alessano (Lecce) e a Molfetta (Bari) nel 25° anniversario della morte del vescovo don Tonino Bello. Inoltre, giovedì 10 maggio il Papa si recherà in visita pastorale a Nomaldelfia (Grosseto), dove incontrerà la Comunità fondata da don Zeno Saltini; e a Loppiano (Firenze) dove visiterà la Cittadella Internazionale del Movimento dei Focolari. Lo ha dichiarato ai giornalisti Greg Burke, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, contestualmente ai programmi delle due visite pastorali.
Il 20 aprile il Papa partirà in auto dal Vaticano, alla volta dell’aeroporto di Ciampino, da cui decollerà mezz’ora dopo per atterrare alle 8.20 all’aeroporto militare di Galatina (Lecce).
Da lì Francesco decollerà in elicottero per Alessano, prima tappa della visita. Alle 8.30, ora dell’atterraggio nelle adiacenze del Cimitero di Alessano, Papa Francesco sarà accolto da monsignor Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca e dal sindaco di Alessano, Francesca Torsello.
Il Vescovo di Roma sosterà in privato sulla tomba di don Tonino, quindi saluterà i familiari del Servo di Dio, di cui è in corso il processo di beatificazione. Sul piazzale antistante il Cimitero avverrà l’incontro con i fedeli, ai quali il Santo Padre rivolgerà un discorso, preceduto dal saluto di monsignor Angiuli.
Prima di decollare da Alessano, alle 9.30, Francesco saluterà una rappresentanza di fedeli.
La seconda parte della visita pastorale si svolgerà nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Alle 10.15 è in programma l’atterraggio nella zona del Porto adiacente il Duomo di Molfetta. Lì il Papa verrà accolto da mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e dal sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini. Alle 10.30, nel Porto di Molfetta, Francesco celebrerà la Messa, al termine della quale riceverà il saluto del vescovo. Nel Duomo, dopo aver deposto i paramenti sacri, il Papa saluterà una rappresentanza della diocesi. Alle 12 il decollo dal Porto di Molfetta, per atterrare all’eliporto del Vaticano alle 13.30.
Nomadelfia e Loppiano saranno i luoghi della visita pastorale che Papa Francesco compirà il 10 maggio. L’elicottero decollerà alle 7.30 dall’eliporto del Vaticano per atterrare nel campo sportivo di Nomadelfia: qui il Papa sarà accolto da mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto, don Ferdinando Neri e Francesco Matterazzo, presidente della Comunità. Francesco sosterà nel cimitero sulla tomba di don Zeno Saltini e poi farà visita a un gruppo familiare della Comunità, per incontrarne poi i membri in chiesa, dove è in programma un momento di festa dei giovani a cui seguirà il discorso del Santo Padre. Alle 9.30 il decollo dal campo sportivo di Nomadelfia e alle 10 l’atterraggio nel campo sportivo di Loppiano, dove il Papa sarà accolto da monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, e Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Alle 10. 15 è in programma una sosta di preghiera nel Santuario Maria Theotokos: l’incontro con la Comunità e il saluto di Maria Voce precederanno il discorso di Francesco, in risposta ad alcune domande. Poi il saluto ad una rappresentanza della comunità. Il decollo dal campo sportivo di Loppiano è previsto alle 11.45, l’atterraggio nell’eliporto vaticano alle 12.35.
Sulla visita del pontefice parole importanti giungono da monsignor. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca:” Sono sicuro che la visita del Santo Padre, anche se breve, segnerà una traccia profonda nella nostra Chiesa particolare e nella Chiesa italiana”. E proprio nel segno di “don Tonino”, come tutti chiamavano il Servo di Dio di cui è in corso il processo di beatificazione, la diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca promuove già da due anni la “Carta di Leuca”, un meeting internazionale di giovani che si svolge nel cuore dell’estate, nei giorni centrali di agosto, per invitare tutti quei giovani che vengono dalle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo a costruire un futuro di pace, partendo dallo scambio e dalla condivisione delle reciproche esperienze. Ai partecipanti all’iniziativa – 300 giovani che sul piazzale del Santuario hanno firmato la “Carta” – il Papa ha inviato l’anno scorso un messaggio, auspicando che “l’evento susciti un impegno sempre più generoso nel favorire la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, promuovendo così la pace e la fraternità tra i popoli”. Nella Carta di Leuca, i giovani auspicano che “il mare che oggi è un luogo di morte torni ad essere luogo di vita” e lanciano un appello ai governanti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo affinché “non alzino muri di protezione per chi è diverso, creando divisioni dettate dalla paura, e si costruiscano ponti di solidarietà e di accoglienza, verso una piena integrazione”.
Don Tonino Bello (per i pochi che non ne sono a conoscenza) nato figlio di un carabiniere e di una casalinga di una famiglia del basso Salento, trascorse l’infanzia in Alessano, un paese prevalentemente a economia agricola. Assistette alla morte dei fratellastri e del padre.
Dopo gli studi presso i seminari di Ugento e di Molfetta, don Tonino venne ordinato presbitero l’8 dicembre 1957 e incardinato nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Due anni dopo conseguì la licenza in Sacra Teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e nel 1965 discusse presso la Pontificia Università Lateranense la tesi dottorale intitolata I congressi eucaristici e il loro significato teologico e pastorale.
Nel frattempo, gli era stata affidata la formazione dei giovani presso il seminario diocesano di Ugento, del quale fu per 22 anni vice-rettore. Dal 1969 fu anche assistente dell’Azione Cattolica e quindi vicario episcopale per la pastorale diocesana.
Nel 1978 il vescovo Michele Mincuzzi lo nominò amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento, e l’anno successivo parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Qui avrebbe mostrato una particolare attenzione nei confronti degli indigenti, sia con l’istituzione della Caritas sia con la promozione di un osservatorio delle povertà.
Il 10 agosto 1982 fu nominato vescovo delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 settembre dello stesso anno, vescovo della diocesi di Ruvo. Ricevette l’ordinazione episcopale il 30 ottobre 1982 dalle mani di monsignor Mincuzzi, arcivescovo di Lecce e già vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, consacranti il vescovo Aldo Garzia, che aveva lasciato pochi mesi prima la cattedra di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, e l’arcivescovo Mario Miglietta, della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca.
Sin dagli esordi, il ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere (per questa ragione si faceva chiamare semplicemente don Tonino) e da una costante attenzione agli ultimi: promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell’episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte. Sua la definizione di “Chiesa del grembiule” per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell’emarginazione.
Nel 1985 venne indicato dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a succedere a monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nel ruolo di guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. In questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l’intervento bellico nella Guerra del Golfo, quando manifestò un’opposizione così radicale da attirarsi l’accusa di istigare alla diserzione.
A seguito dell’unificazione delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo, disposta dalla Congregazione per i Vescovi il 30 settembre 1986, viene nominato primo vescovo della nuova circoscrizione ecclesiastica pugliese.
Nel settembre 1990 fondò, coadiuvato dal movimento Pax Christi, a Molfetta (Bari) la rivista mensile Mosaico di Pace.
Benché già operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992 partì insieme a circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile. L’arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi che potevano rappresentare un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato da maltempo e nebbia.
Morì a Molfetta il 20 aprile 1993, e l’anno successivo gli fu conferito il Premio Nazionale Cultura della Pace alla memoria. Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. In data 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta alla presenza di autorità religiose e civili.
Il 25 aprile 2014 il presidente della CEI Angelo Bagnasco ha inaugurato ad Alessano la “Casa della Convivialità” a lui dedicata.
Il 18 marzo 2015 i frati minori cappuccini nel convento di Giovinazzo, in provincia di Bari, inaugurano, alla presenza di autorità civili e religiose e del fratello di don Tonino, Marcello, una statua raffigurante don Tonino.
Un prete, un parroco, un pastore scomodo. Monsignor Antonio Bello, per tutti “don Tonino” è stato un vescovo dalle scelte forti e coraggiose, ma profondamente innamorato di Gesù e della Chiesa. Sua l’espressione Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi.