Papa Francesco, San Tommaso e la Divina Misericordia

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Papa – Nella Domenica dedicata alla Divina Misericordia, il Papa ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa di Santo Spirito in Sassia che Papa Wojtyla dedicò a questo culto. Mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, ha detto Francesco, il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore: “quello dell’egoismo indifferente”.

Foto LaPresse – Stefano Costantino

Nella Domenica dedicata alla Divina Misericordia, il Papa ha celebrato l’Eucaristia nella chiesa di Santo Spirito in Sassia che Papa Wojtyla dedicò a questo culto. Mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, ha detto Francesco, il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore: “quello dell’egoismo indifferente”. Questa prova è “un’opportunità per preparare il domani di tutti”.

È trascorsa una settimana dalla Pasqua. Gesù, ricorda Francesco, è in mezzo ai discepoli e attende Tommaso, l’unico discepolo assente, con “misericordia fedele e paziente”. Anche noi siamo attesi. “Il Signore attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia”. Le parole del Papa risuonano nella chiesa vuota di Santo Spirito in Sassia, a pochi metri dal colonnato di San Pietro, che vent’anni fa san Giovanni Paolo II ha dedicato al culto diffuso da santa Faustina Kowalska.

La misericordia di Dio, aggiunge il Pontefice, è “la mano che ci rialza sempre”: Dio non si stanca “di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute”. “Egli non vuole che ripensiamo continuamente alle nostre cadute, ma che guardiamo a Lui, che nelle cadute vede dei figli da rialzare, nelle miserie vede dei figli da amare con misericordia”. “Nella prova che stiamo attraversando, anche noi, come Tommaso, con i nostri timori e i nostri dubbi, ci siamo ritrovati fragili”. “Abbiamo bisogno del Signore” e con Lui “ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità”. Il Signore, spiega il Papa, vuole che lo vediamo “non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre”. Un Papà misericordioso che “non abbandona chi rimane indietro”.
È tempo di risanare le ingiustizie

Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità!

Nell’omelia Papa Francesco intreccia riflessioni e auspici con scritti e parole di santa Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia. E sottolinea che, dopo la risurrezione di Gesù, “uno solo era rimasto indietro e gli altri lo aspettarono”.

Una piccola parte dell’umanità è andata avanti

Oggi sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro. E ognuno potrebbe dire: “Sono problemi complessi, non sta a me prendermi cura dei bisognosi, altri devono pensarci!”. Santa Faustina, dopo aver incontrato Gesù, scrisse: “In un’anima sofferente dobbiamo vedere Gesù Crocifisso e non un parassita e un peso… [Signore], ci dai la possibilità di esercitarci nelle opere di misericordia e noi ci esercitiamo nei giudizi (Diario, 6 settembre 1937).

Un giorno però, ricorda Francesco, santa Faustina “si lamentò con Gesù che, ad esser misericordiosi, si passa per ingenui”.

Disse: «Signore, abusano spesso della mia bontà». E Gesù: «Non importa, figlia mia, non te ne curare, tu sii sempre misericordiosa con tutti» (24 dicembre 1937). Con tutti: non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno. Oggi l’amore disarmato e disarmante di Gesù risuscita il cuore del discepolo. Anche noi, come l’apostolo Tommaso, accogliamo la misericordia, salvezza del mondo. E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo.
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Al Regina Coeli il Papa sottolinea che “la risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia”. “Non pietismo, non assistenzialismo, ma com-passione, che viene dal cuore. E la misericordia divina viene dal Cuore di Cristo Risorto”. “La misericordia cristiana – afferma Francesco – ispiri anche la giusta condivisione tra le nazioni e le loro istituzioni, per affrontare la crisi attuale in maniera solidale”. Dal Papa, infine, “l’augurio ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’oriente che oggi celebrano la Festa di Pasqua”.

Festa della Divina Misericordia

L’odierna Festa della Divina Misericordia si celebra da venti anni nella seconda domenica di Pasqua. È stata istituita da San Giovanni Paolo II nel giorno della canonizzazione di suor Faustina Kowalska, il 30 aprile del 2000. “Gesù – ha detto in quell’occasione Papa Wojtyla – si è chinato su ogni miseria umana, materiale e spirituale. Il suo messaggio di misericordia continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani tese verso l’uomo che soffre. E’ così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina, che nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un canto alla misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo”.

Santa Faustina Kowalska

Suor Faustina, nata il 25 agosto del 1905 in Polonia nel villaggio di Głogowiec, si è distinta fin dall’infanzia per l’amore alla preghiera. Sin da bambina, sente la vocazione religiosa. Nel 1925 parte per Varsavia ed entra nel convento delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Alla base della sua spiritualità si trova il mistero della Misericordia Divina che medita nella parola di Dio e contempla nella quotidianità.
“O mio Gesù ognuno dei Tuoi santi rispecchia in sé una delle Tue virtù; io desidero rispecchiare il Tuo Cuore compassionevole e pieno di misericordia, voglio glorificarlo (Dal Diario di Santa Faustina Kowalska)”
L’immagine di Gesù misericordioso rispecchia la visione avuta da Santa Faustina il 22 febbraio del 1931 nella cella del convento di Plock. “La sera, stando nella mia cella – scrive suor Faustina nel Diario – vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. (…) Dopo un istante Gesù mi disse: “Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te!”. Suor Faustina, consumata dalla malattia, muore a Cracovia il 5 ottobre del 1938 all’età di 33 anni.

REGINA COELI

Il Pontefice al Regina Coeli: “In questo tempo di prova, sentiamo quale grande dono è la speranza che nasce dall’essere risorti con Cristo”. In due distinti messaggi i Patriarchi di Costantinopoli Bartolomeo I e di Mosca Kirill scrivono i loro auspici per la Solennità

Oggi al Regina Coeli il Papa ha formulato “un augurio ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’oriente” che oggi celebrano la solennità della Pasqua:
“Insieme annunciamo: ‘Davvero il Signore è risorto!’. Soprattutto in questo tempo di prova, sentiamo quale grande dono è la speranza che nasce dall’essere risorti con Cristo! In particolare, mi rallegro con le comunità cattoliche orientali che, per motivi ecumenici, celebrano la Pasqua insieme con quelle ortodosse: questa fraternità sia di conforto là dove i cristiani sono una piccola minoranza”.
In due distinti messaggi i Patriarchi di Costantinopoli Bartolomeo I e di Mosca Kirill scrivono i loro auspici per la Solennità di oggi. Entrambi sottolineano quanto l’uomo abbia mostrato la sua fragilità in questo momento, ma invitano ad avere fiducia in Gesù e a restare uniti.

A casa i 260 milioni di ortodossi, a Gerusalemme il rito del “Sacro Fuoco”

I cristiani ortodossi sono oltre 260 milioni nel mondo e le autorità religiose e civili hanno chiesto ai fedeli di rimanere a casa, nel timore che il contagio di coronavirus si estenda. Nella sola Russia si contano quasi 43 mila casi, ma gli esperti affermano che l’epidemia qui è arrivata in ritardo di almeno un paio di settimane rispetto all’Europa occidentale. La Pasqua ortodossa si è celebrata anche in Terra Santa. A Gerusalemme si è tenuto il rito del “Sacro Fuoco”, che da lì si irradia a tutte le chiese orientali del mondo. In un Santo Sepolcro quasi deserto, una decina di esponenti del clero ortodosso ammessi all’interno hanno partecipato all’attesissima cerimonia che vede il Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme pregare reggendo la lampada tenuta accesa tutto l’anno, ma spenta e riaccesa per l’occasione. Così, vuole la tradizione, il Fuoco sacro scende dal cielo e i fedeli attingendo da quella fiamma accendono le loro candele.




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