Papa Francesco: nel confessionale nessuna minaccia ma il perdono del Padre. Il Signore non si stanca di chiamare ciascuno a cambiare vita

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Papa Francesco – Prendendo spunto dalla prima Lettura tratta di Isaia, una vera “chiamata alla conversione”, Francesco nell’omelia della Messa a Santa Marta mostra quale è l’atteggiamento “speciale” di Gesù di fronte ai nostri peccati. “Non minaccia, ma chiama con dolcezza, dando fiducia”. “Su venite e discutiamo” sono le parole del Signore ai capi di Sodoma e al popolo di Gomorra, a cui, spiega il Papa, ha già indicato il “male” da evitare e il “bene” da seguire. Così fa con noi:

«Un caffè» con il Signore e poi, con «la ricevuta del perdono», avanti «nel cammino di conversione». Con la consapevolezza che il Signore ci chiama in tutti modi a incontrarlo, Papa Francesco ha indicato — nella messa celebrata martedì 27 febbraio a Santa Marta — l’immagine del padre che ha a che fare con «le ragazzate del figlio adolescente» ma gli dà «fiducia» perché non le ripeta.

«Il Signore non si stanca di chiamarci alla conversione, a cambiare vita» ha subito ricordato il Papa. E «tutti dobbiamo cambiare vita: tutti sempre abbiamo bisogno di convertirci, di fare un passo avanti nella strada dell’incontro con Gesù». La Quaresima «ci aiuta a questo, alla conversione, a cambiare vita». Ma «questa — ha spiegato Francesco — è una grazia che chiediamo al Signore perché, come abbiamo pregato nella orazione colletta, la Chiesa non può sostenersi senza il Signore: è lui che ci dà la grazia».

«Il Signore — ha fatto presente il Pontefice — ci rimprovera tante volte, in diversi modi, ci avverte, ci spaventa, ci fa vedere il peccato come è tanto brutto». Ma «il Signore cambia il modo di farci vedere la malizia del peccato e con questo ci aiuta alla conversione».

Proprio nella liturgia del giorno, ha rilanciato il Papa riferendosi al brano del profeta Isaia (1,10.16-20), «abbiamo sentito nella prima lettura una chiamata alla conversione, ma è una chiamata in uno stile speciale: non minaccia, lì, il Signore», ma «chiama con dolcezza, dando fiducia».

«Dopo aver detto le cose che si dovevano fare e non si dovevano fare — ha ricordato Francesco — il Signore dice: “Vieni, su; venite e discutiamo, parliamo un po’”». Il Signore, dunque, «non ci spaventa, è come il papà del figlio adolescente che ha fatto una ragazzata e deve rimproverarlo e sa che se va col bastone la cosa non andrà bene, deve entrare con la fiducia».

Dunque, ha proseguito il Pontefice, «il Signore in questo brano ci chiama così: “Su, venite, prendiamo un caffè insieme, parliamo, discutiamo, non avere paura, non voglio bastonarti”». E «siccome sa che il figlio pensa: “ma io ho fatto delle cose…”, subito» aggiunge: «Anche se i tuoi peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana». Insomma, «il Signore dà fiducia, come il papà dà fiducia al figlio adolescente».

Francesco ha fatto notare che «tante volte il Signore ci chiama così». E ha fatto riferimento a un episodio evangelico. Quando Gesù, in pratica, dice: «Ehi tu, Zaccheo, scendi! Scendi, vieni con me, andiamo a pranzo insieme!». E in quella occasione, ha affermato il Papa, «Zaccheo chiama tutta la cordata dei suoi amici — che non erano propriamente dell’Azione cattolica! — ma chiama tutti e ascoltano il Signore». Proprio «con quel gesto di fiducia il Signore li avvicina al perdono e cambia il cuore».

Lo stesso sistema Gesù ha messo in atto anche con Matteo, dicendogli: «Devo andare a casa tua». Ecco che «il Signore sempre cerca il modo»; invece «altre volte avverte: “no, maledetti, voi che non avete fatto questo, questo…”». È un avvertimento «forte», ha spiegato il Pontefice, «ma anche nella nostra vita il Signore prende questo atteggiamento di papà col figlio adolescente, cercando di fargli vedere con la persuasione che deve fare un passo adelante, avanti: fare un passo avanti nel cammino della conversione».

«Ringraziamo il Signore per la sua bontà» ha rilanciato Francesco, spiegando che «lui non vuole bastonarci e condannarci: ha dato la sua vita per noi e questa è la sua bontà e sempre cerca il modo di arrivare al cuore». Per questa ragione, ha affermato, «quando noi sacerdoti, nel posto del Signore, dobbiamo sentire le conversioni, anche noi dobbiamo avere questo atteggiamento di bontà, come dice il Signore: “Venite discutiamo, non c’è problema, il perdono c’è”». E «non la minaccia, dall’inizio».

In proposito il Papa ha confidato di essere «rimasto commosso alcuni giorni fa quando un cardinale che confessa parecchie volte la settimana, nel pomeriggio qui a Santo Spirito in Sassia — due ore di confessione fa, ogni giorno — mi ha raccontato come è il suo atteggiamento: “Quando io vedo una persona che fa fatica a dire qualcosa, che si vede che è grossa grossa, e io capisco subito quale è, dico: ho capito, ho capito, sta bene, altra cosa?”». E questo atteggiamento, ha fatto presente Francesco, «apre il cuore e l’altra persona si sente in pace e va avanti e continua il dialogo».

Ma questo è anche ciò che fa «il Signore con noi: “Venite, discutiamo parliamo; prendi la ricevuta del perdono, il perdono c’è; adesso parliamo un po’ perché tu non faccia un’altra ragazzata dopo”».

«A me aiuta vedere questo atteggiamento del Signore: il papà col figlio che si crede grande, che si crede cresciuto e ancora è a metà strada», ha aggiunto il Pontefice. E «il Signore sa che tutti noi siamo a metà strada e tante volte abbiamo bisogno di questo, di sentire questa parola: “Vieni, non spaventarti, vieni, il perdono c’è”». Questo, ha concluso, «ci incoraggia: andare dal Signore col cuore aperto, è il padre che ci aspetta».

Dunque Papa Francesco ci invita a ringraziare il Signore per la sua bontà. Lui non vuole bastonarci e condannarci. Ha dato la sua vita per noi e questa è la sua bontà. E sempre cerca il modo di arrivare al cuore. E quando noi sacerdoti, nel posto del Signore, dobbiamo sentire le conversioni, anche noi dobbiamo avere questo atteggiamento di bontà, come dice il Signore: “Venite discutiamo, non c’è problema, il perdono c’è”, e non la minaccia, dall’inizio.




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