Papa Francesco – Le chiese siano “casa di Dio” e non “mercati” o salotti sociali dominati dalla “mondanità”. E’ la riflessione che Papa Francesco offre durante la Messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta. Partendo dall’odierno passo del Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,13-22), il Pontefice spiega le motivazioni che sottendono l’irruenza di Gesù, che scaccia i mercanti dal tempio. Il Figlio di Dio è sospinto dall’amore, “dallo zelo” per la casa del Signore, “convertita in un mercato. Questo il succo dell’omelia del pontefice.
Le nostre chiese e la nostra pastorale servono «il Signore o il dio denaro»? E nel cuore dei cristiani c’è il Signore o l’idolo della corruzione? Mettendo in guardia dal «pericolo che le nostre chiese divengano un mercato» e dalle «celebrazioni mondane», Papa Francesco, nella messa celebrata venerdì 9 a Santa Marta, ha ricordato che i fedeli sono devono sostenere le necessità anche economiche delle loro comunità non obbligati da «un listino prezzi» per i sacramenti ma liberamente e nel nascondimento.
Prendendo spunto dal passo evangelico di Giovanni (2, 13-22), Papa Francesco ha rilanciato la scena in cui «Gesù entra nel tempio e vede questa “gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”».
«È una scena di violenza» ha affermato il Pontefice, aggiungendo: «È vero, Gesù è stato violento alcune volte: pensiamo a quando parlò duramente ai farisèi, ai sadducèi, ai dottori della legge nel capitolo 23 di Matteo. È stato duro, forte, ma con le parole». Ma «è la prima volta — ha fatto notare — che Gesù entra in questa violenza con i gesti: gesti di peso. Un’intolleranza, perché tutti questi erano al servizio del sacrificio: vendevano buoi, pecore e colombe per il sacrificio. E i cambiamonete cambiavano le monete straniere».
«Come mai Gesù entra in questa fase violenta?» si è chiesto il Papa. E ha proseguito: «Qualcuno potrebbe dire: “ma, un momento di collera…”». Da parte loro, «i discepoli capirono, capirono bene cosa succedeva». Luca lo dice chiaramente nel suo Vangelo: «Si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divorerà”».
Dunque, ha spiegato Francesco, «Gesù agisce così spinto dallo zelo, lo zelo della casa di Dio, lo zelo della casa di suo Padre convertita in un mercato, come lui stesso dice: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”». E «questo lo spinse a fare queste cose mai immaginate. È l’amore al Padre, l’unico Dio».
«Ma — ha affermato il Pontefice — la spiegazione del perché, la spiegazione più radicale, la troviamo in un detto, in una spiegazione che Gesù ha fatto alla gente, quando disse: “Non si può servire due signori: o Dio o il denaro”. Pensate: è stato Gesù a dare lo stato di “signore” al denaro. Come Dio quasi: “o Dio o il denaro”. Sono due signori. O tu servi Dio o servi il denaro».
E nel tempio, ha fatto presente Francesco, «Gesù ha visto che si serviva il denaro: c’era l’idolatria. Dietro il denaro c’è l’idolo. Gli idoli sono sempre d’oro. E gli idoli schiavizzano». Il suo «è lo zelo contro l’idolatria: ci fa pensare a quella, violenta anche, scena del profeta Elia con i profeti di Baal sul monte Carmelo». Quella «violenza di Elia che non perdona nessuno».
«Questo cattura la nostra attenzione — ha proseguito Francesco — e ci fa pensare come noi trattiamo i nostri templi, le nostre chiese; se davvero sono casa di Dio, casa di preghiera, di incontro con il Signore; se i sacerdoti favoriscono tali atteggiamenti». Oppure «se assomigliano ai mercati».
A questo proposito il Papa ha affermato: «Lo so, alcune volte io ho visto — non qui a Roma, ma in un’altra parte — una lista di prezzi. “Ma come i sacramenti si pagano?” — “No, ma è un’offerta”. Ma se vogliono dare un’offerta, che devono darla, che la mettano nella cassa delle offerte, di nascosto, che nessuno veda quanto dai». E, ha aggiunto, «anche oggi c’è questo pericolo: “Ma dobbiamo mantenere la Chiesa. Sì, sì, sì, davvero”. Che la mantengano i fedeli ma nella cassa delle offerte, non col listino prezzi».
«E questo succede anche oggi» ha detto il Pontefice, mettendo in guardia dal «pericolo che le nostre chiese divengano un mercato». Ma «non solo questo: pensiamo ad alcune celebrazioni di qualche sacramento forse, o commemorative, dove tu vai e vedi: tu non sai se è un posto di culto la casa di Dio o è un salotto sociale». Ci sono «alcune celebrazioni che scivolano verso la mondanità. È vero che le celebrazioni devono essere belle — belle — ma non mondane, perché la mondanità dipende dal Dio denaro. È una idolatria pure». Una constatazione, ha precisato, che «ci fa pensare anche a noi: com’è il nostro zelo per le nostre chiese, il rispetto che noi abbiamo lì quando entriamo».
«Ma c’è un’altra cosa che ci deve far pensare» ha suggerito il Papa riferendosi al brano della prima lettera ai Corinzi proposto dalla liturgia (3,9-11.16-17): «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi».
Paolo, ha spiegato Francesco, afferma che «anche noi siamo un tempio, il tempio di Dio, e questo ci spinge a guardare dentro: com’è il mio cuore? “Padre, è peccatore”. Lo siamo tutti. Ma questo non è idolatria. Questo ti porta anche all’umiltà e alla santità». Perciò la vera questione è: «Ma il tuo cuore è mondano e idolatra? Tu nel tuo cuore rendi culto ai soldi, al potere, agli idoli?».
Dunque, ha rilanciato il Pontefice, «io non domando quale sia il tuo peccato, il mio peccato. Domando se c’è dentro di te un idolo, se c’è il signore denaro». Perché «quando c’è il peccato, c’è il Signore Dio misericordioso che perdona se tu vai da Llui». Ma «se c’è l’altro signore — il dio denaro — tu sei un idolatra, cioè un corrotto: non già un peccatore, ma un corrotto». Infatti, ha spiegato, «il nocciolo della corruzione è proprio un’idolatria: è aver venduto l’anima al dio denaro, al dio potere». E chi lo fa «è un idolatra».
Il passo evangelico «della cosiddetta “purificazione del tempio” — ha suggerito il Papa — ci faccia pensare, ci faccia riflettere sui nostri templi, sulle nostre chiese, sulla pastorale delle nostre chiese: se sono al servizio di Dio, del Signore Dio, o al servizio del dio denaro, cioè un mercato». E «anche ci faccia pensare al tempio del cuore: se io voglio avere lo Spirito Santo, che anche mi fa vedere che sono peccatore ma figlio di Dio, o se io ho cacciato via lo Spirito Santo dal mio tempio e ho insediato nel mio cuore l’idolo». Insomma se sono «peccatore o corrotto». E in questa prospettiva, ha concluso Francesco, «il Signore ci aiuti a riflettere su questa scena “violenta” di Gesù».