Papa Francesco: “La salvezza è un dono che richiede la conversione

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Papa – “II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete nel Vangelo” è un invito alla salvezza spiega Papa Francesco.

Una breve frase segna “il momento storico in cui Dio ha mandato il Figlio nel mondo e il suo Regno si è fatto più che mai vicino”. E’ quella pronunciata da Cristo, spiega Francesco all’Angelus, e riportata nel Vangelo odierno secondo Marco: “II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. In questa Terza Domenica del Tempo ordinario, Francesco non manca l’appuntamento all’Angelus pur non avendo potuto presiedere la Santa Messa delle 10.00 nella Basilica di San Pietro per celebrare la Domenica della Parola, a causa del ripresentarsi della sciatalgia di cui soffre.
Proseguendo con la catechesi, il Papa si sofferma su quella breve e potente frase di nemmeno due righe, che ci ricorda ed esorta a considerare il tempo anche in relazione alla durata della nostra vita:
Per ciascuno di noi il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo. E’ breve (…) E la vita è un dono dell’infinito amore di Dio, ma è anche tempo di verifica del nostro amore verso di Lui. Perciò ogni momento, ogni istante della nostra esistenza è un tempo prezioso per amare Dio e per amare il prossimo, e così entrare nella vita eterna.
Tuttavia, “la salvezza non è automatica” ma “risposta libera” ad un dono che conduce a cambiare la visione del mondo:
La salvezza è un dono d’amore la salvezza è un dono d’amore e come tale offerto alla libertà umana. Sempre quando si parla di amore si parla di libertà: un amore senza libertà non è amore; può essere interesse, può essere paura, tante cose, ma l’amore sempre è libero è ed essendo libero e richiede una risposta libera: cioè richiede la nostra conversione. Si tratta cioè di cambiare mentalità – questa è la conversione, cambiare mentalità – e di cambiare vita: non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio, che è Gesù, seguire Gesù, come aveva fatto Gesù e come ci ha insegnato Gesù.
Ogni stagione della nostra vita può dunque “essere momento privilegiato di incontro con il Signore” e, rimarca il Papa, la fede “ci aiuta a scoprire il significato spirituale di questi tempi”:
Ognuno di essi contiene una particolare chiamata del Signore, alla quale possiamo dare una risposta positiva o negativa. Nel Vangelo vediamo come hanno risposto Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni: erano uomini maturi, avevano il loro lavoro di pescatori, avevano la vita in famiglia… Eppure, quando Gesù passò e li chiamò, «subito lasciarono le reti e lo seguirono»( …) Stiamo attenti e non lasciamo passare Gesù senza riceverlo.
Come più volte ci ricorda il Papa, la mentalità di Dio è lontana e opposta a quella del mondo. Abbracciare il messaggio di Gesù e accettare il dono della salvezza, significa dunque rifiutare l’inganno e la violenza:
Il peccato – sopra di tutto è il peccato della mondanità – che è come l’aria, pervade tutto, ha portato nel mondo una mentalità che tende all’affermazione di sé stessi contro gli altri e anche contro Dio. e per questo scopo non esita – la mentalità del peccato, la mentalità dell’inganno – a usare l’inganno e la violenza. L’inganno e la violenza. Vediamo cosa succede con l’inganno e la violenza: cupidigia, voglia di potere, e non di servizio, guerre, sfruttamento della gente… Questa è la mentalità dell’inganno che certamente ha la sua origine nel padre dell’inganno, il grande bugiardo, il diavolo. Lui è il padre della menzogna, così lo definì Gesù.
Infine, Papa Francesco impartisce la benedizione confidando nell’intercessione della Vergine Maria perché ci aiuti a vivere ogni giorno, “ogni momento come tempo di salvezza”, vigilando di non lasciare “passare Gesù senza riceverlo”.
Il tempo è la riscoperta della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa a tutti i livelli”, Papa Francesco cita San Girolamo il quale affermava che “chi ignora la Scrittura ignora Cristo”. E il percorso è anche inverso, prosegue Francesco perchè “è Gesù Cristo, verbo fatto carne e morto e risorto che ci apre la mente alla comprensione delle Scritture”. Il suo grazie e incoraggiamento va poi alle parrocchie per il loro impegno costante ad educare all’ascolto della Parola di Dio. L’invito, è a tenere “il Vangelo sempre con noi”: E mi ripeto un’altra volta: abbiamo l’abitudine, abbiate l’abitudine di portare sempre un piccolo vangelo in tasca, nella borsa per poterlo leggere durante la giornata. Almeno tre, quattro versetti
Papa Francesco procede e cambia argomento ricordando l’appuntamento con i rappresentanti delle altre chiese e comunità ecclesiali – nella Basilica di San Paolo fuori le Mura per celebrare i Vespri della festa della conversione di San Paolo, a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’invito del Papa, è quello di unirsi spiritualmente “alla nostra preghiera”.
A causa della sciatalgia il pontefice non ha potuto presidere alla Messa domenicale ma ha laaciato a monsignor Fisichella il compito di leggere la sua omelia.
“Dalla nostra umanità Dio mai si staccherà e mai di essa si stancherà”: è questo il senso della vicinanza di cui ci ha parlato Gesù. Lo spiega il Papa nella terza del tempo ordinario, in cui Gesù annuncia il Regno di Dio. Francesco ha voluto che diventasse la Domenica della Parola, istituendola con la Letterain forma di Motu proprio del 30 settembre 2019.
“Dio non sta, come siamo spesso tentati di pensare, lassù nei cieli lontano, separato dalla condizione umana, ma è con noi”. Il Suo regno è infatti sceso in terra: Da allora Dio è vicinissimo. Prima di ogni altra cosa va creduto e annunciato che Dio si è avvicinato a noi, che siamo stati graziati, “misericordiati”. Prima di ogni nostra parola su Dio c’è la sua Parola per noi, che continua a dirci: “Non temere, sono con te. Ti sono vicino e ti starò vicino”.
Dunque, non può che essere questa la “costante della vita e dell’annuncio cristiano”: la Parola di Dio che “ci permette di toccare con mano questa vicinanza, perché –dice il Deuteronomio – non è lontana da noi, ma è vicina al nostro cuore. E la definizione che emerge dall’omelia di Francesco letta da monsignor Fisichella è molto significativa:
La Parola di Dio “è l’antidoto alla paura di restare soli di fronte alla vita”….“ci ricorda che siamo nel suo cuore, preziosi ai suoi occhi, custoditi nelle palme delle sue mani”.
C’è poi una sollecitazione importante: La Parola di Dio infonde questa pace, ma non lascia in pace. È Parola di consolazione, ma anche di conversione. «Convertitevi», dice infatti Gesù subito dopo aver proclamato la vicinanza di Dio.
Il Papa parla di “salutari ribaltamenti esistenziali” ai quali siamo chiamati e precisa: (… ) con la sua vicinanza è finito il tempo in cui si prendono le distanze da Dio e dagli altri, è finito il tempo in cui ciascuno pensa a sé e va avanti per conto proprio. Questo non è cristiano, perché chi fa esperienza della vicinanza di Dio non può distanziare il prossimo, non può allontanarlo nell’indifferenza.
Si scopre che “la vita non è il tempo per guardarsi dagli altri e proteggere sé stessi, ma l’occasione per andare incontro agli altri nel nome del Dio vicino”. Così “la Parola, seminata nel terreno del nostro cuore, ci porta a “seminare speranza attraverso la vicinanza”. Proprio come fa Dio con noi.
La riflessione si sofferma sulla scelta di Gesù di parlare ai pescatori della Galilea:
Erano persone semplici, che vivevano del frutto delle loro mani lavorando duramente notte e giorno. Non erano esperti nelle Scritture e non spiccavano certo per scienza e cultura. E si ricorda che “abitavano una regione composita, con vari popoli, etnie e culti” in una “periferia”: Era il luogo più lontano dalla purezza religiosa di Gerusalemme, il più distante dal cuore del Paese. Ma Gesù comincia da lì, non dal centro ma dalla periferia, e lo fa per dire anche a noi che nessuno è ai margini del cuore di Dio. L’omelia ricorda che “Giovanni accoglieva la gente nel deserto, dove si recavano solo quelli che potevano lasciare i luoghi in cui vivevano”: Gesù, invece, parla di Dio nel cuore della società, a tutti, lì dove sono. E non parla in orari e tempi stabiliti: parla «passando lungo il mare» a dei pescatori «mentre gettavano le reti». Si rivolge alle persone nei luoghi e nei momenti più ordinari. Ed ecco la “forza universale della Parola di Dio, che raggiunge tutti ed ogni ambito di vita”. Ma la Parola ha anche una forza particolare, “incide cioè su ciascuno in modo diretto, personale. I discepoli non dimenticheranno mai le parole ascoltate quel giorno sulle rive del lago, vicini alla barca, ai familiari e ai colleghi, parole che segneranno per sempre la loro vita”.
Gesù dice loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». Non li attira con discorsi alti e inarrivabili, ma parla alle loro vite: a dei pescatori di pesci dice che saranno pescatori di uomini. Se avesse detto loro: “Venite dietro a me, vi farò Apostoli: sarete inviati nel mondo e annuncerete il Vangelo con la forza dello Spirito, verrete uccisi ma diventerete santi”, possiamo immaginare che Pietro e Andrea gli avrebbero risposto: ‘Grazie, ma preferiamo le nostre reti e le nostre barche’. Gesù invece li chiama a partire dalla loro vita: «Siete pescatori, diventerete pescatori di uomini». Trafitti da questa frase, scopriranno passo dopo passo che vivere pescando pesci era poca cosa, ma che prendere il largo sulla Parola di Gesù è il segreto della gioia.
L’invito è a non rinunciare alla Parola di Dio che – viene sottolineato – ci ricorda che “così il Signore fa con noi: ci cerca dove siamo, ci ama come siamo e con pazienza accompagna i nostri passi”. Proprio come quei pescatori, “attende anche noi sulle rive della vita”:
Con la sua Parola vuole farci cambiare rotta, perché smettiamo di vivacchiare e prendiamo il largo dietro a Lui. E dunque la definizione della Parola di Dio: La lettera d’amore scritta per noi da Colui che ci conosce come nessun altro.
La certezza è che “leggendola, sentiamo nuovamente la sua voce, scorgiamo il suo volto, riceviamo il suo Spirito”. E se la Parola ci fa vicini a Dio, siamo chiamati a non tenerla lontana: Portiamola sempre con noi, in tasca, nel telefono; diamole un posto degno nelle nostre case. Mettiamo il Vangelo in un luogo dove ci ricordiamo di aprirlo quotidianamente, magari all’inizio e alla fine della giornata, così che tra tante parole che arrivano alle nostre orecchie giunga al cuore qualche versetto della Parola di Dio.
La proposta di “spegnere la televisione e di aprire la Bibbia; di chiudere il cellulare e di aprire il Vangelo” contiene una promessa:
Ci farà sentire il Signore vicino e ci infonderà coraggio nel cammino della vita




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