Papa Francesco e la Sacra Famiglia

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Papa – Dopo l’Epifania ecco l’appuntamento con l’Angelus in Piazza San Pietro in occasione della festività della Sacra Famiglia. Papa Francesco ha ribadito l’importanza dell’unione familiare.

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna festa del battesimo del Signore conclude il tempo del Natale e ci invita a pensare al nostro battesimo. Gesù ha voluto ricevere il battesimo predicato e amministrato da Giovanni Battista nel Giordano. Si trattava di un battesimo di penitenza: quanti vi si accostavano esprimevano il desiderio di essere purificati dai peccati e, con l’aiuto di Dio, si impegnavano a iniziare una nuova vita.
Comprendiamo allora la grande umiltà di Gesù, Colui che non aveva peccato, nel mettersi in fila con i penitenti, mescolato fra loro per essere battezzato nelle acque del fiume. Quanta umiltà ha Gesù! E così facendo, Egli ha manifestato ciò che abbiamo celebrato nel Natale: la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a prendere su di sé le mancanze e le debolezze degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione e di superamento di tutto ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli. Come a Betlemme, anche lungo le rive del Giordano Dio mantiene la promessa di farsi carico della sorte dell’essere umano, e Gesù ne è il Segno tangibile e definitivo. Lui si è fatto carico di tutti noi, si fa carico di tutti noi, nella vita, nei giorni.
Il Vangelo di oggi sottolinea che Gesù, «uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba» (Mc 1,10). Lo Spirito Santo, che aveva operato fin dall’inizio della creazione e aveva guidato Mosè e il popolo nel deserto, ora scende in pienezza su Gesù per dargli la forza di compiere la sua missione nel mondo. È lo Spirito l’artefice del battesimo di Gesù e anche del nostro battesimo. Lui cu apre gli occhi del cuore alla verità, a tutta la verità. Spinge la nostra vita sul sentiero della carità. Lui è il dono che il Padre ha fatto a ciascuno di noi nel giorno del nostro battesimo. Lui, lo Spirito, ci trasmette la tenerezza del perdono divino. Ed è ancora Lui, lo Spirito Santo, che fa risuonare la Parola rivelatrice del Padre: «Tu sei mio Figlio» (v. 11). La festa del battesimo di Gesù invita ogni cristiano a fare memoria del proprio battesimo. Io non posso farvi la domanda se voi ricordate il giorno del vostro battesimo, perché la maggioranza di voi eravate bambini, come me; da bambini siamo stati battezzati. Ma vi faccio un’altra domanda: voi sapete la data del vostro battesimo? Conoscete in quale giorno siete stati battezzati? Ognuno ci pensi. E se non conoscete la data o l’avete dimenticata, tornando a casa, chiedete alla mamma, alla nonna, allo zio, alla zia, al nonno, al padrino, alla madrina: quale data? E quella data dobbiamo sempre averla nella memoria, perché è una data di festa, è la data della nostra santificazione iniziale, è la data nella quale il Padre ci ha dato lo Spirito Santo che ci spinge a camminare, è la data del grande perdono. Non dimenticatevi: quale è la mia data del battesimo?
Invochiamo la materna protezione di Maria Santissima, perché tutti i cristiani possano comprendere sempre più il dono del Battesimo e si impegnino a viverlo con coerenza, testimoniando l’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

Dopo l’Angelus il pontefice ha parlato del Battesimo: “Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno, nell’odierna festa del Battesimo di Gesù, ho avuto la gioia di battezzare alcuni bambini, 34. Su di loro, e su tutti i bambini che sono stati battezzati recentemente, invoco la materna protezione della Madre di Dio, perché, aiutati dall’esempio dei loro genitori, dei padrini e delle madrine, crescano come discepoli del Signore. A tutti auguro una buona domenica e un buon cammino nell’anno da poco iniziato, grazie alla luce che ci ha donato Gesù nel suo Natale.
Non dimenticatevi il compito a casa: quale è la data del mio battesimo? In quale giorno sono stato battezzato o battezzata? Capito?

E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

Proprio durante l’omelia domenicale il Vescovo di Roma aveva sottolineato:” Cari genitori,
voi portate al Battesimo i vostri figli, e questo è il primo passo per quel compito che voi avete, il compito della trasmissione della fede.

Ma noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo per trasmettere la fede, da soli non possiamo. Poter trasmettere la fede è una grazia dello Spirito Santo, la possibilità di trasmetterla; ed è per questo che voi portate qui i vostri figli, perché ricevano lo Spirito Santo, ricevano la Trinità – il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – che abiterà nei loro cuori.

Vorrei dirvi una cosa soltanto, che riguarda voi: la trasmissione della fede si può fare soltanto “in dialetto”, nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna. Poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con spiegazioni… Ma non dimenticatevi questo: si fa “in dialetto”, e se manca il dialetto, se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare. Non dimenticatevi. Il vostro compito è trasmettere la fede ma farlo col dialetto dell’amore della vostra casa, della famiglia.

Anche loro [i bambini] hanno il proprio “dialetto”, che ci fa bene sentire! Adesso tutti stanno zitti, ma è sufficiente che uno dia il tono e poi l’orchestra segue! Il dialetto dei bambini! E Gesù ci consiglia di essere come loro, di parlare come loro. Noi non dobbiamo dimenticare questa lingua dei bambini, che parlano come possono, ma è la lingua che piace tanto a Gesù. E nelle vostre preghiere siate semplici come loro, dite a Gesù quello che viene nel vostro cuore come lo dicono loro. Oggi lo diranno col pianto, sì, come fanno i bambini. Il dialetto dei genitori che è l’amore per trasmettere la fede, e il dialetto dei bambini che va accolto dai genitori per crescere nella fede.

Continueremo adesso la cerimonia; e se loro incominciano a fare il concerto è perché non sono comodi, o hanno troppo caldo, o non si sentono a loro agio, o hanno fame… Se hanno fame, allattateli, senza paura, date loro da mangiare, perché anche questo è un linguaggio di amore”.




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