Papa – E’ un forte invito alla Chiesa, specie a chi ha responsabilità, a pregare per tutti, anche per i peccatori, quello che rivolge Papa Francesco, stamani nella catechesi all’udienza generale che continua a tenersi nella Biblioteca del Palazzo Apostolico per le misure di contrasto al contagio da coronavirus.
E’ la preghiera di intercessione al centro della sua riflessione. Ritirarsi in silenzio per pregare, sottolinea, non vuol dire evadere dalla realtà, non è per non essere infastiditi, ma per ascoltare meglio la voce di Dio. La preghiera, infatti, deve raccogliere le angosce e le speranza dell’umanità altrimenti, ammonisce, “diventa un’attività ‘decorativa’, intimistica”, “da teatro”. Si tratta di “una preghiera concreta, che non sia una fuga”. Perché proprio nella preghiera ogni cristiano è chiamato a diventare “pane spezzato e condiviso”. Bisogna, quindi, tenere aperta la porta del proprio cuore, anche per quelli che non pregano ma portano un grido soffocato, per chi ha sbagliato:
Chiunque può bussare alla porta di un orante e trovare in lui o in lei un cuore compassionevole, che prega senza escludere nessuno. La preghiera è il nostro cuore e la nostra voce, e si fa cuore e voce di tanta gente che non sa pregare o non prega o non vuole pregare o è impossibilitata a pregare: noi siamo il cuore e la voce di questa gente che sale a Gesù, sale al Padre come intercessori. Nella solitudine di quello che prega, sia la solitudine di molto tempo sia la solitudine di mezz’oretta, per pregare, ci si separa da tutto e da tutti per ritrovare tutto e tutti in Dio.
AMARE I FRATELLI
Chi non ama il fratello non prega seriamente. Qualcuno può dire: in succo di odio non si può pregare; in succo di indifferenza non si può pregare. La preghiera soltanto si dà in spirito di amore. Chi non ama fa finta di pregare o lui crede che prega, ma non prega perché manca proprio lo spirito, che è l’amore. Nella Chiesa, chi conosce la tristezza o la gioia dell’altro va più in profondità di chi indaga i “massimi sistemi”. Per questo motivo c’è un’esperienza dell’umano in ogni preghiera, perché le persone, per quanto possano commettere errori, non vanno mai rifiutate o scartate.
Bisogna, dunque, pregare non emettendo giudizi di condanna ma per tutti. E il Papa sottolinea quale debba essere l’attitudine di chi prega: quella di sentirsi peccatore fra peccatori consapevole di non essere migliore di nessuno, come mostra la parabola del fariseo e del pubblicano e, quindi, chiedendo al Signore di avere pietà di noi. La preghiera, infatti, è feconda quando è fatta con umiltà, non sentendosi superiori. “Questa non è preghiera: questo è guardarsi allo specchio”, rimarca, “truccato per la superbia”.
Chi prega, dunque, porta sulle sue spalle dolori e peccati e prega per tutti. “E’ come se fosse un’ ‘antenna’ di Dio in questo mondo” e in ogni persona “chi prega vede il volto di Cristo”, spiega. Come infatti il Catechismo ricorda: intercedere è “la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio”.
PREGHIERA e MISERICORDIA
Questo è bellissimo. Quando preghiamo siamo in sintonia con la misericordia di Dio. Misericordia nei confronti dei nostri peccati, che è misericordioso con noi, ma anche misericordia con tutti coloro che hanno chiesto di pregare per loro, che [per i quali] vogliamo pregare in sintonia con il cuore di Dio. Questa è la vera preghiera. In sintonia con la misericordia di Dio, quel cuore misericordioso. “Cristo davanti al Padre è intercessore, prega per noi, e prega facendo vedere al Padre le piaghe delle sue mani, perché Gesù fisicamente, con il suo corpo davanti al Padre”. Quindi, “pregare è un po’ fare come Gesù: intercedere in Gesù al Padre, per gli altri”.
Il mondo va avanti grazie a questa catena di oranti che intercedono, e che sono per lo più sconosciuti… ma non a Dio! Ci sono tanti cristiani ignoti che, in tempo di persecuzione, hanno saputo ripetere le parole di nostro Signore: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
BUON PASTORE
Il Buon Pastore, infatti, rimane fedele anche davanti agli errori della propria gente e persevera nel suo servizio anche “nei confronti di chi lo porta a sporcarsi le mani”, a chi lo ha fatto soffrire. La Chiesa ha dunque questa “missione di praticare la preghiera di intercessione, perché “come Abramo e Mosè”, a volte si devono “difendere” davanti a Dio le persone loro affidate, guardandole, in realtà, con gli occhi e il cuore di Dio, “con la sua stessa invincibile compassione e tenerezza”.
Papa Francesco conclude offrendo un’immagine significativa: “Siamo tutti foglie del medesimo albero: ogni distacco ci richiama alla grande pietà che dobbiamo nutrire, nella preghiera, gli uni per gli altri”. Preghiamo, gli uni per gli altri – rimarca – ci farà bene a noi e farà bene a tutti”.
Dio stesso mostra nella Bibbia quanto egli abbia a cuore la preghiera di intercessione. Il significato di questa preghiera non è di ottenere un cambiamento della volontà di Dio, ma di far sì che tutti arrivino a desiderare quanto egli vuole donarci. Ma vi è di più, cioè il fatto di una mutua responsabilità tra gli uomini, che si esprime non solo attraverso l’agire, ma anche per mezzo della preghiera. Dio ci vuole gli uni per gli altri. Egli desidera che mostriamo per gli altri interesse, compassione, carità, reciproco aiuto, amore in ogni cosa. Coloro che possono fare qualcosa per gli altri, nel senso fisico, materiale, sono chiamati a farlo. Tutti gli altri sono invitati a unire la loro preghiera in una grande intercessione.
Certamente l’intercessione presuppone che la persona che la compie sia accetta al Signore, sia in un certo qual senso suo amico.
INTERCESSORE
L’intercessore è qualcuno che sceglie di vivere secondo il progetto di Dio e che ha cura realmente dei suoi fratelli e delle sue sorelle e desidera che essi vivano secondo la volontà di Dio.
Naturalmente sa bene che la sua preghiera è molto povera, pigra, spesso piena di distrazioni. Ma non di meno la considera come un piccolo rigagnolo, che fluisce dentro il grande fiume che è l’intercessione della Chiesa e delle persone buone di tutta l’umanità.
Questo grande fiume di intercessione fluisce e si immerge nel grande oceano dell’intercessione di Cristo, che «vive sempre per intercedere» a nostro favore (cf. Eb 7,25; Rom 8,34).
Così la sua piccola intercessione è parte di un grande oceano di preghiera in cui il mondo viene immerso e purificato.