Papa – Nella terza Domenica di Avvento, che quest’anno cade il 13 dicembre – 51mo anniversario di ordinazione sacerdotale del Papa – il Pontefice parla di Giovanni il Battista: “leader del suo tempo”, che ha vissuto l’attesa e la gioia di vedere arrivare il Messia senza mai attirare su di sé l’attenzione.
Il tempo scorre inesorabile, si dice, ma durante l’Avvento – per chi crede – si fa gioioso, perché “il Signore è vicino” come afferma San Paolo. E l’attesa, “un po’ come quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto” si tramuta in gioia. Ce lo ricorda Papa Francesco, all’Angelus domenicale del 13 Dicembre:
…questa dimensione della gioia emerge specialmente oggi, la terza domenica, che si apre con l’esortazione di San Paolo «Rallegratevi sempre nel Signore». Rallegratevi, la gioia cristiana. E quale è il motivo ? Che «il Signore è vicino». Più il Signore è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza. Questa è una regola per i cristiani. Cristo ti ama e tu non hai gioia? Pensiamo: io ho gioia perchè il Signore mi ama?
La gioia di Giovanni Battista
Commentando il Vangelo odierno, il Papa si sofferma su Giovanni il Battista, il “personaggio biblico che – eccettuando la Madonna e San Giuseppe – per primo e maggiormente ha vissuto l’attesa del Messia e la gioia di vederlo arrivare”a: Il Battista è il primo testimone di Gesù, con la parola e con il dono della vita. Tutti i Vangeli concordano nel mostrare come lui abbia realizzato la sua missione indicando Gesù come il Cristo.
Mettere al centro Gesù
Uomo di fama, prosegue il Pontefice, “un leader nel suo tempo”, conosciuto in tutta la Giudea e oltre ma che “nemmeno per un istante cedette alla tentazione di attirare l’attenzione su di sé”. “Sempre il Signore al centro, come la Madonna”.
Ed è attraverso l’esempio del Battista che Papa Francesco indica la prima condizione della gioia cristiana: …decentrarsi da sé e mettere al centro Gesù. Questa non è alienazione, perché Gesù è effettivamente il centro, è la luce che dà senso pieno alla vita di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. È lo stesso dinamismo dell’amore, che mi porta a uscire da me stesso non per perdermi, ma per ritrovarmi mentre mi dono, mentre cerco il bene dell’altro.
Ma c’è un ma e Francesco lo chiarisce senza fraintendimenti. Per arrivare a testimoniare Gesù, Giovanni ha affrontato “un lungo cammino” costellato di scelte radicali e rinunce. Mettere al centro Cristo e andare verso la vera gioia “non è una passeggiata”: Ha lasciato tutto, fin da giovane, per mettere al primo posto Dio, per ascoltare con tutto il cuore e tutte le forze la sua Parola.
Giovanni Battista, modello di Annuncio
Per quanto alcuni tratti della personalità di Giovanni siano unici, “irripetibili, non proponibili a tutti”, la sua testimonianza, sottolinea il Pontefice, “è paradigmatica per chiunque voglia cercare il senso della propria vita e trovare la vera gioia: In particolare, il Battista è modello per quanti nella Chiesa sono chiamati ad annunciare Cristo agli altri: possono farlo solo nel distacco da sé stessi e dalla mondanità, non attirando le persone a sé ma orientandole a Gesù”. La gioia è questo, e la gioia deve essere la caratteristica della nostra fede, anche nei giorni bui. Sapere che il Signore è con me. Il Signore, il Signore è al centro”. Chiediamoci: sono sempre come quelli tristi che sembrano di essere in una veglia funebre?
La Vergine Maria: in lei Dio si è fatto vicino
E se il Battista orientava a Colui che doveva venire, diventando oggi modello per chi nella Chiesa annuncia il Cristo, c’è una figura che attraversa i tempi e nella quale Dio “si è fatto vicino” trasformandola nella “Causa della nostra letizia”. E’ la Vergine Maria, immagine con la quale il Papa conclude la catechesi della terza domenica di Avvento: “Pregando ora l’Angelus, noi vediamo tutto questo realizzato pienamente nella Vergine Maria: lei ha atteso nel silenzio la Parola di salvezza di Dio; l’ha ascoltata, l’ha accolta, l’ha concepita. In lei Dio si è fatto vicino. Per questo la Chiesa chiama Maria Causa della nostra letizia”
La Benedizione dei Bambinelli
Dopo la preghiera mariana, Papa Francesco ha salutato romani e pellegrini e in modo speciale il gruppo venuto in rappresentanza delle famiglie e dei bambini di Roma in occasione della tradizione benedizione dei Bambinelli del presepe in questa terza domenica di Avvento. Il Papa ha ricordato che si tratta di un appuntamento organizzato dal Centro Oratori Romani e ha sottolineato che in Piazza San Pietro quest’anno però si sono potuti radunare in pochi per via delle misure anti-pandemia. Ma il Papa ha ricordato che in tanti, bambini e ragazzi, si sono ritrovati al momento dell’Angelus, nelle parrocchie o nelle proprie abitazioni, comunque in attesa e in comunione spirituale. Francesco ha impartito la Benedizione, invitando tutti a “lasciarsi attirare, nel silenzio della preghiera di fronte al presepe, dalla tenerezza di Gesù, nato povero e fragile per darci il suo amore”. Con l’augurio della Buona Domenica, Francesco è tornato alla raccomandazione fatta prima dell’Angelus: “Non dimenticatevi della gioia, il cristiano è gioioso anche nelle prove perché è vicino a Gesù”. Poi la consueta raccomandazione: “Non dimenticatevi di pregare per me”.
Fu Papa Paolo VI durante l’Angelus del 21 dicembre del 1969 a dare la benedizione per la prima volta alle statuette del Bambin Gesù e ai presepi.
Da allora ogni domenica prima di Natale durante l’Angelus la folla riunita in piazza San Pietro aspetta e invoca tale benedizione.
“Eccoci ormai a Natale. Fra i tanti preparativi, guardiamo con compiacenza a quelli che compongono i Presepi: nelle Cappelle, nelle sedi delle istituzioni, dove è onorato il nome cristiano, e specialmente nelle famiglie buone e liete della presenza di bambini e di ragazzi.
Perché il presepio ravviva la memoria del grande avvenimento, la nascita di Gesù, il Salvatore, il Figlio di Dio fatto uomo; e poi perché il presepio rappresenta con candida e ingenua semplicità il quadro di Betlemme; e diventa una scena evangelica, diventa una lezione di spirito cristiano, un messaggio di costume.
Il presepio ci dice come Gesù ha voluto entrare nel mondo: povero, piccolo, respinto dai cultori dei così detti valori della terra; è venuto in modo che i Poveri, i Piccoli, i reietti lo potessero avvicinare per primi; è venuto per farsi uno dei nostri, togliendo ogni distanza, ogni ostacolo, ogni timore; e dandoci subito un soffio celeste di incomparabile bellezza e di sovrana letizia: gloria a Dio, pace agli uomini.
In questi umili segni, così familiari e così sublimi, vi è già un preludio della vita nuova, un preludio così elementare, che anche i bambini lo capiscono: ciò che vale è la bontà, è la semplicità, è l’apprezzamento di ogni cosa come dono che viene da Dio, e che a Dio possiamo offrire; è il sentirci liberi dai pesi della vita complicata e mondana, il sentirci innocenti, il sentirci tutti amici e fratelli. Ci si riscalda al presepio, come ad un focolare di amore buono e puro, e ci si sente un po’ illuminati su tutti i problemi di questa nostra misteriosa avventura, che è la nostra vita nel tempo, sulla terra.
È una bella cosa il presepio, non è vero, figliuoli? Non è vero, voi uomini, che ci rappresentate il mondo del lavoro? Sì, è una bella cosa; e per questo benediremo subito, dalla nostra finestra, le vostre statuette del Bambino Gesù, e poi verremo, giù nella Piazza, a benedire il Presepio che costi è stato preparato dai Poligrafici dello Stato.
LA PREGHIERA PRESSO LA CULLA DI GESÙ BAMBINO
O DIO,
PADRE SANTO,
CHE TANTO HAI AMATO GLI UOMINI,
CHE HAI LORO INVIATO IL TUO FIGLIO UNIGENITO,
NATO DA TE PRIMA DI TUTTI I SECOLI:
DEGNATI DI BENEDIRE QUESTI PRESEPI,
CHE FARANNO LA GIOIA DELLE FAMIGLIE CRISTIANE.
QUESTE IMMAGINI DEL MISTERO DELL’INCARNAZIONE,
SOSTENGANO LA FEDE DEI GENITORI E DEGLI ADULTI,
RAVVIVINO LA SPERANZA DEI FANCIULLI,
AUMENTINO IN TUTTI LA CARITÀ.
TE LO CHIEDIAMO
PER GESÙ, TUO FIGLIO AMATISSIMO,
CHE CI HA SALVATI CON LA SUA MORTE E LA SUA RISURREZIONE,
E CHE INCESSANTEMENTE INTERCEDE PER NOI PRESSO DI TE.
AMEN.(Papa Paolo VI)