Papa Francesco: “Gesù risana le ferite del cuore”

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Papa – Presiede la Messa per la riconciliazione al santuario nazionale di Sant’Anna di Beaupré, Papa Francesco. Con lui concelebrano diversi vescovi e i membri della Curia Romana al suo seguito. Nella bella basilica, nell’omonimo comune lungo il fiume San Lorenzo, a 30 km dalla città di Québec, alla presenza di centinaia di fedeli, sviluppa la sua omelia, pronunciata in spagnolo, sul viaggio dei discepoli di Emmaus, narrato nel Vangelo di Luca. Il Pontefice lo raffronta al cammino di ciascuno di noi e a quello della Chiesa, sulla strada della vita e della fede e, in particolare, al “cammino di guarigione e riconciliazione” che la Chiesa sta compiendo in Canada.

Come i due viandanti smarriti e sconvolti per la morte di Gesù, che speravano liberasse Israele, pure noi, “mentre portiamo avanti i sogni, i progetti, le attese e le speranze che abitano il nostro cuore”, ci scontriamo con le nostre fragilità e debolezze, “sperimentiamo sconfitte e delusioni, e a volte restiamo prigionieri del senso di fallimento che ci paralizza”. E quando “i nostri ideali si scontrano con le delusioni dell’esistenza”, quando coltiviamo progetti di bene che non riusciamo ad attuare o facciamo esperienza di sconfitte, errori, fallimenti o cadute, o ancora quando “vediamo crollare ciò in cui avevamo creduto o ci eravamo impegnati”, anche noi siamo pervasi dall’amarezza e dallo sconforto.

Dio ci viene incontro e cammina con noi Ma proprio in quei momenti, rivela il Papa mentre attenti lo ascoltano anche alcuni rappresentanti dei popoli indigeni, come accade nell’episodio evangelico in cui Gesù si accosta con discrezione ai due viaggiatori spiegando loro gli eventi che li hanno rattristati alla luce della Scrittura, Dio “ci viene incontro e cammina con noi”, “riapre i nostri occhi e fa ‘ardere di nuovo il nostro cuore’”. Succede allora, prosegue Francesco, che “il fallimento lascia spazio all’incontro con il Signore, la vita rinasce alla speranza e possiamo riconciliarci: con noi stessi, con i fratelli, con Dio”. Quindi il Pontefice torna sul dramma vissuto dalle popolazioni autoctone candesi. Anche noi, dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento. Permettetemi allora di unirmi spiritualmente a tanti pellegrini che qui percorrono la “scala santa”, che evoca quella salita da Gesù al pretorio di Pilato; e di accompagnarvi come Chiesa in queste domande che nascono dal cuore pieno di dolore: perché è accaduto tutto questo? Come ciò è potuto avvenire nella comunità di coloro che seguono Gesù?C’è la “tentazione della fuga” quando viviamo il dolore delle delusioni, avverte il Papa, vorremmo scappare da quei fatti che ci hanno feriti, rimuoverli. Ma fuggire dinanzi ai fallimenti della vita per non affrontarli “è una tentazione del nemico – chiarisce Francesco – che minaccia il nostro cammino spirituale e il cammino della Chiesa: vuole farci credere che quel fallimento sia ormai definitivo, vuole paralizzarci nell’amarezza e nella tristezza, convincerci che non c’è più niente da fare e che quindi non vale la pena di trovare una strada per ricominciare”. Quella “strada verso una società più giusta e fraterna” che cerchiamo nel desiderio di “riprenderci dalle nostre delusioni e stanchezze”, sperando di guarire dalle ferite del passato e riconciliarci con Dio e tra di noi”, afferma il Papa, esiste.C’è una sola strada, una sola via: è la via di Gesù, è la via che è Gesù. Crediamo che Gesù si affianca al nostro cammino e lasciamoci incontrare da Lui; lasciamo che sia la sua Parola a interpretare la storia che viviamo come singoli e come comunità e a indicarci la via per guarire e per riconciliarci.

Ricordando poi che la basilica in cui si svolge la celebrazione, in francese e latino, è dedicata a Sant’Anna, Francesco evidenzia “il ruolo che Dio ha voluto dare alla donna nel suo piano di salvezza.

Sant’Anna, la Santissima Vergine Maria, le donne del mattino di Pasqua ci indicano una nuova via di riconciliazione: la tenerezza materna di tante donne ci può accompagnare – come Chiesa – verso tempi nuovamente fecondi, in cui lasciare alle spalle tanta sterilità e tanta morte, e rimettere al centro Gesù, il Crocifisso Risorto.

Infine il Papa sottolinea che “al centro delle nostre domande, delle fatiche che portiamo dentro, della stessa vita pastorale”, dobbiamo mettere “il Signore Gesù”. Al cuore di ogni cosa mettiamo la sua Parola, che illumina gli avvenimenti e ci restituisce occhi per vedere la presenza operante dell’amore di Dio e la possibilità del bene anche nelle situazioni apparentemente perdute; mettiamo il Pane dell’Eucaristia, che Gesù spezza ancora per noi oggi, per condividere la sua vita con la nostra, abbracciare le nostre debolezze, sorreggere i nostri passi stanchi e donarci la guarigione del cuore. Soltanto così “riconciliati con Dio, con gli altri e con noi stessi”, possiamo essere “strumenti di riconciliazione e di pace nella società in cui viviamo”.