Papa – Lo Spirito Santo prepari il nostro cuore per “lasciarci amare” dal Signore. Questa la raccomandazione di Papa Francesco alla Messa a Casa Santa Marta, soffermandosi sull’odierna Prima Lettura, la Lettera di San Paolo ai Romani. Il Pontefice spiega come “siamo più che vincitori” con l’amore del Signore. San Paolo lo era perché, sulla strada di Damasco, si innamorò di Cristo, preso – osserva il Papa – da “un amore forte”, “grande”, non un “argomento” da “telenovela”. Passando al Vangelo di Luca, poi, il Pontefice evidenzia come, parlando di Gerusalemme, Gesù ricordi le volte in cui tentò di raccogliere i suoi figli, come una chioccia con i suoi pulcini, e gli fu impedito. Quindi “pianse”, con lacrime “per ognuno di noi”.
SUPERBIA
Nell’omelia, il Pontefice spiega come l’Apostolo delle genti potrebbe sembrare addirittura “un po’ superbo”, “troppo sicuro di sé” nell’affermare che nemmeno “la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada” riusciranno a separarci “dall’amore di Cristo”
L’amore di una mamma
Eppure, evidenzia il Papa leggendo San Paolo, “siamo più che vincitori” con l’amore del Signore. San Paolo lo era perché, spiega Francesco, dal momento in cui “il Signore lo chiamò sulla strada di Damasco, cominciò a capire il mistero di Cristo”: “si era innamorato di Cristo”, preso – osserva il Papa – da “un amore forte”, “grande”, non un “argomento” da “telenovela”. Un amore “sul serio”, al punto da “sentire che il Signore lo accompagnava sempre nelle cose belle e nelle cose brutte”.
AMORE
Questo lo sentiva con amore. E io mi domando: ma io amo il Signore così? Quando vengono momenti brutti, quante volte uno sente la voglia di dire: “Il Signore mi ha abbandonato, non mi ama più” e vorrebbe lasciare il Signore. Ma Paolo era sicuro che il Signore mai abbandona. Aveva capito nella propria vita l’amore di Cristo. Questa è la strada che ci fa vedere Paolo: la strada dell’amore, sempre, nelle buone e nelle brutte, sempre, e avanti. Questa è la grandezza di Paolo.
L’amore di Cristo, aggiunge il Pontefice, “non si può descrivere”, è qualcosa di grande.
E’ proprio Lui che è stato inviato dal Padre a salvarci e lo ha fatto con amore, ha dato la vita per me: non c’è amore più grande di dare la vita per un altro. Pensiamo a una mamma, l’amore di una mamma, per esempio, che dà la vita per il figlio, lo accompagna sempre nella vita, nei momenti difficili ma questo ancora è poco… È un amore vicino a noi, non è un amore astratto l’amore di Gesù, è un amore io-tu, io-tu, ognuno di noi, con nome e cognome.
Nel Vangelo di Luca, il Papa nota “qualcosa dell’amore concreto di Gesù”. Parlando di Gerusalemme, Gesù ricordò le volte in cui tentò di raccogliere i suoi figli, “come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali”, e gli fu impedito. Quindi “pianse”.
L’amore di Cristo lo porta al pianto, al pianto per ognuno di noi. La tenerezza che c’è in questa espressione. Gesù poteva condannare Gerusalemme, dire cose brutte… E si lamenta perché non si lascia amare come i pulcini della chioccia. Questa tenerezza dell’amore di Dio in Gesù. E questo aveva capito Paolo. Se noi non arriviamo a sentire, a capire la tenerezza dell’amore di Dio in Gesù per ognuno di noi, mai, mai potremo capire cosa è l’amore di Cristo. E’ un amore così, aspetta sempre, paziente, l’amore che gioca quell’ultima carta con Giuda: “Amico”, gli dà la via d’uscita, fino alla fine. Anche con i grandi peccatori, fino alla fine Lui ama con questa tenerezza. Non so se noi pensiamo a Gesù così tenero, a Gesù che piange, come ha pianto davanti alla tomba di Lazzaro, come ha pianto qui, guardando Gerusalemme.
Papa Francesco esorta quindi a chiedersi se Gesù pianga per noi, Lui che ci ha dato “tante cose” mentre noi spesso scegliamo di andare “per un’altra strada”. L’amore di Dio “si fa lacrima, si fa pianto, pianto di tenerezza in Gesù”, ribadisce. Per questo, conclude il Pontefice, San Paolo “si era innamorato di Cristo e nessuna cosa poteva staccarlo da Lui”.