Papa – In una dichiarazione congiunta, il Papa, il Patriarca ecumenico e l’arcivescovo di Canterbury invitano a rivedere la gestione delle risorse secondo criteri di sostenibilità, non più secondo la massimizzazione egoistica dei profitti ma guardando alle prossime generazioni e ai più poveri del mondo.
Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo di Canterbury si uniscono per la prima volta in un appello urgente per il futuro del pianeta. Per la prima volta, congiuntamente, mettono in guardia sull’urgenza della sostenibilità ambientale, sul suo impatto sulla povertà e sull’importanza della cooperazione globale. L’esortazione a tutti è a fare ciascuno la propria parte nello “scegliere la vita” per il futuro della Terra.
“Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro – si legge – le nostre azioni si influenzano davvero l’un l’altra, e ciò che facciamo oggi influenza ciò che accade domani”. E da questa premessa, c’è l’imperativo – citando il Deuteronomio – che riporta a considerare la calamità mondiale come un’opportunità: “Non possiamo sprecare questo momento. Dobbiamo decidere che tipo di mondo vogliamo lasciare alle generazioni future. Dobbiamo scegliere di vivere diversamente; dobbiamo scegliere la vita”.
“Il concetto di gestione – la responsabilità individuale e collettiva per la nostra dotazione data da Dio – rappresenta un punto di partenza vitale per la sostenibilità sociale, economica e ambientale”, si legge ancora. I tre leader ci ricordano che noi “abbiamo massimizzato il nostro interesse a spese delle generazioni future” e precisano che la tecnologia se da un lato ha aperto nuove possibilità di progresso, dall’altra ha indotto ad “accumulare ricchezza sfrenata” con poca preoccupazione per le altre persone o per i limiti del pianeta. La natura è resiliente, ma delicata”. Tuttavia, si legge nel Messaggio, “abbiamo l’opportunità di pentirci, di tornare indietro con decisione”. La strada da perseguire è quella della generosità e dell’equità.
Nel Messaggio è ben presente il concetto base per cui il cambiamento climatico non è solo una sfida futura, ma una questione immediata e urgente di sopravvivenza. Si fa riferimento a eventi come incendi, cicloni, innalzamento del livello dei mari, eventi che ormai creano destabilizzazione non solo in Paesi poco attrezzati, ma anche in quelli sviluppati sotto il profilo industriale. Ben scandite le parole contro l’ingiustizia e la disuguaglianza: la perdita di biodiversità, il degrado ambientale e il cambiamento climatico sono le conseguenze inevitabili delle nostre azioni, poiché abbiamo consumato avidamente più risorse della terra di quanto il pianeta possa sopportare. Ma siamo anche di fronte a una “profonda ingiustizia: le persone che sopportano le conseguenze più catastrofiche di questi abusi sono le più povere del pianeta e sono state le meno responsabili nel causarle”. In termini più specificamente evangelici, dobbiamo tornare insomma a ristabilire l’alleanza con Dio creatore, essere suoi “compagni di lavoro”.
Nel Messaggio emerge chiara la richiesta di “collaborazione sempre più stretta tra tutte le chiese nel loro impegno per la cura della creazione. Insieme, come comunità, chiese, città e nazioni, dobbiamo cambiare rotta e scoprire nuovi modi di lavorare per abbattere le tradizionali barriere tra i popoli, per smettere di competere per le risorse”. L’avvertimento è esplicito: oggi stiamo pagando il prezzo. Domani potrebbe essere peggio. Scegliere la vita vuol dire anche autocontrollo.
Il Pontefice, Bartolomeo I e l’arcivescovo Welby invitano a pregare per i leader mondiali prima della 26.ma Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) che si terrà a Glasgow dal 1 al 12 novembre, qualunque sia il credo o la visione del mondo, a sforzarsi di ascoltare il grido della terra e dei poveri, esaminando il proprio comportamento e impegnandosi in sacrifici significativi. Ma l’invito è anche a pregare per ciascun individuo – perché lavori insieme agli altri e si assuma la responsabilità – così come per coloro che hanno responsabilità di vasta portata, affinché siano guidati sempre dalla ricerca di profitti incentrati sulle persone e operino una transizione verso economie giuste e sostenibili per il bene del mondo.