Papa Francesco alla Cittadella Cielo della comunità Nuovi Orizzonti a Frosinone

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Papa – Francesco ha ascoltato le testimonianze dei ragazzi che hanno superato le loro dipendenze e celebrato la Messa con i membri della comunità.

Lo sguardo, le voci, le lotte dei ragazzi della comunità Nuovi Orizzonti colpiscono Papa Francesco quando visita a sorpresa la “Cittadella Cielo” di Frosinone, dove la realtà fondata da Chiara Amirante aiuta a sconfiggere le mille dipendenze che possono colpire i giovani. Loro chiedono al Papa come ci si possa proteggere dagli attacchi del maligno, che continuamente insidiano le vite di chi è solo, scartato e emarginato.

Papa Francesco non risponde direttamente, perché le parole in questo caso non servono, “sporcano” la sacralità del percorso di vita di questi ragazzi usciti da droga e altre dipendenze. Sono le loro vite nuove, la risposta. Le loro vite “colpite da uno sguardo diverso da tutti gli altri, che” li ha “amati” e li ha “fatti uscire dagli inferi” come Gesù, che li ha presi per mano e lasciati andare senza togliere loro la libertà.

Uno sguardo paziente, quello del Signore, perché la vita è fatta di “andare e tornare”, di ricadute, ma tutto cambia dopo che quel primo sguardo diverso è entrato nel cuore, “perché una volta che si sente l’amore non si può tornare indietro”. Il Signore aspetta come Gesù ha fatto con gli apostoli e “mai ci insegna a rinnegare il nostro passato”. Adamo è nato dal fango, spiega il Papa, e questo non va mai dimenticato.

A colpire Francesco sono le voci di questi ragazzi e gli parla della “voce diversa” tra le tante ascoltate, che cambia e dà pienezza alla vita. Poi guarda alle lotte, tante, fino all’ultima sconfitta, “la lotta più bella”, perché fa andare avanti. “Voi siete stati chiamati, guardati, vinti, accarezzati”, dice il Papa. È “la carezza di Gesù”, che ci insegna “che l’unico gesto, l’unica volta nella vita in cui si è pienamente umani nel guardare una persona dall’alto in basso è per aiutarla a sollevarsi”. Gesù si abbassa – ed è “la cosa più grande del nostro Dio” – ci è vicino e cammina con noi.

Tuttavia, a volte, anche quando si pensa di aver superato la “soglia definitiva” e di non poter commettere più gli stessi sbagli, qualcosa rimane dell’esperienza passata. “Il coltello, i chiodi, tutti i segni della morte di Gesù cadono. Sono loro ad andare all’inferno”, spiega il Papa. Allo stesso modo bisogna lasciar cadere tutti i segni di morte personali. Altrimenti qualcosa ancora manca nel cuore e vuol dire che non si è aperto del tutto. Rimane dolore, risentimento, nostalgia”. È quella che il Papa chiama la logica del “ma” che segue la frase il “Signore mi ha dato tanto”. Anche questo deve cadere, altrimenti rimane “quell’odore brutto”, come quando non si riescono ad aprire le finestre, che non permette allo Spirito Santo di pulire tutto, di far entrare il Signore. E questo “ma” che è caduto il Papa lo vede nei ragazzi di “Nuovi Orizzonti”, che applaudono quando Francesco dice: “Il mio ancora non l’ho visto…”

La tentazione del peccato continua sempre, spiega ancora il Papa, e “demoni educati” suonano il campanello cercando di entrare nella nuova casa bella costruita da chi ha trovato Dio. “State attenti quando torneranno questi demoni educati!”, avverte il Papa. Il rischio è di riprendere i segni della morte, di avere il desiderio di onnipotenza, quella “voglia di comandare noi la vita”.  Invece una volta “che uno ha sentito che Lui è capace di guidarci bene, che la nostra libertà non è stata tolta ma sedotta dall’amore – continua Francesco – lasciamo che faccia questa strada”.

L’amore poi, è “sempre fecondo”, dice notando che la maggior parte dei ragazzi che hanno raccontato la loro esperienza hanno dei figli. Una fecondità spirituale, fisica e umana, che per Francesco non è simboleggiata solo dall’essere genitore. “Anche la vostra testimonianza è un seminare – ha sottolineato –  non un’idea” dell’amore di Dio.

Dopo la conclusione dell’incontro ha celebrato la Santa Messa, per i partecipanti all’incontro. Meditando la lettura del libro di Esdra sulla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, ha ribadito: “le testimonianze che oggi abbiamo sentito, testimonianze di ricostruzione, vanno difese: quel lavoro va difeso e da soli non possiamo, dobbiamo farci aiutare dall’unico Vincitore, dall’unico che è capace di vincere in noi, e questa è la radice della nostra speranza”.  Al termine della Celebrazione i consacrati della Comunità hanno rinnovato il proprio impegno al servizio della Chiesa e la propria consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.

L’incontro e la condivisione con 5 ragazzi della “Cittadella del Cielo” che hanno sperimentato la morte e la resurrezione dell’anima, dopo esperienze tragiche di droga, bulimia, alcolismo; la Santa Messa, poi il pranzo con la Comunità, lo scambio dei regali e l’abbraccio ai bambini. Il Papa, ha affermato Chiara Amirante ha voluto salutare tutti personalmente, donandosi con abbracci e con quella infinita paternità che lo caratterizza. Di fronte alle testimonianze dei nostri giovani si è commosso e ha detto: “non voglio guastare con le parole quanto di sacro ho sentito e allora più che dare risposte ci ha donato il suo cuore e ha ripetuto di lasciarsi raggiungere dallo sguardo d’amore di Cristo che sempre salva e cambia la vita”. “E’ stata una sorpresa enorme anche per noi, un dono inaspettato del cielo – aggiunge la fondatrice di Nuovi Orizzonti – e lo abbiamo accolto con il cuore traboccante di gioia… E’ stata una giornata in famiglia”.




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