Papa Francesco afferma nel videomessaggio per l’aperura dei lavori – che la speranza è la “virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, non vivacchia nel presente, ma sa vedere il domani.
Rammentare che siamo parte di una storia che si muove dentro un grande abbraccio, recuperare l’originaria ispirazione al Bene, riappacificandoci col passato che, dissodato da nostalgia o rammarico, diviene terreno fertile per costruire il futuro. Sono queste le direzioni che guidano la decima edizione del Festival della dottrina sociale, in programma dal 26 al 29 novembre e incentrato sul tema “Memoria del futuro”. È un’edizione diversa dal solito, condizionata dalla pandemia e senza la presenza di don Adriano Vincenzi, animatore di nove edizioni del Festival, morto lo scorso 13 febbraio.
Al Festival partecipano rappresentanti del mondo degli imprenditori, dei professionisti, dell’ambito istituzionale, della cooperazione, dell’economia e della cultura. Nel videomessaggio per l’apertura dei lavori, Papa Francesco esorta a “frequentare il futuro”, ad avere sguardo e cuore “orientati escatologicamente”. Per noi cristiani, il futuro ha un nome e questo nome è “speranza”. La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, non vivacchia nel presente, ma sa vedere il domani. Per noi cristiani cosa significa il domani? È la vita redenta, la gioia del dono dell’incontro con l’amore trinitario. In questo senso essere Chiesa significa avere lo sguardo e il cuore creativi e orientati escatologicamente senza cedere alla tentazione della nostalgia che è una vera e propria patologia spirituale.
Il Papa esorta a cogliere la più autentica “dinamica dei cristiani” che “non è quella del trattenere nostalgicamente il passato, quanto piuttosto di accedere alla memoria eterna del Padre e questo è possibile vivendo una vita di carità”. Quindi, “non la nostalgia che blocca la creatività e ci rende persone rigide e ideologiche anche nell’ambito sociale, politico ed ecclesiale”. Piuttosto la memoria “così intrinsecamente legata all’amore e all’esperienza, che diventa una delle dimensioni più profonde della persona umana”. “Innestati nella vita dell’amore trinitario diventiamo capaci di memoria, della memoria di Dio”.
Papa Francesco ricorda a tutti il senso del Festival di quest’anno: Vivere la memoria del futuro significa impegnarsi a far sì che la Chiesa, il grande popolo di Dio (LG, 6) possa costituire in terra l’inizio e il germe del regno di Dio. Vivere da credenti immersi nella società manifestando la vita di Dio che abbiamo ricevuto in dono nel Battesimo perché si possa fare memoria ora di quella vita futura nella quale saremo insieme dinanzi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Questo atteggiamento ci aiuta a superare la tentazione dell’utopia, di ridurre l’annuncio del Vangelo nel semplice orizzonte sociologico o di farci ingaggiare nel marketing delle varie teorie economiche o fazioni politiche. Nel mondo con la forza e la creatività della vita di Dio in noi: così sapremo affascinare il cuore e lo sguardo delle persone al Vangelo di Gesù, aiuteremo a far fecondare progetti di nuova economia inclusiva e di politica capace di amore.