Papa – Videomessaggio di Papa Francesco per la Settimana nazionale di Istituti di Vita consacrata, al via da oggi sino al prossimo 22 maggio.
Papa Francesco invia un videomessaggio ai partecipanti alla 50ma Settimana Nazionale per gli Istituti di Vita Consacrata in Spagna, che si svolge online dal 17 al 22 maggio sul tema “Consacrati per la vita del mondo. La vita consacrata nella società di oggi”.
NO AI FORMALISMI
Non perdersi in “formalismi”, in “paure” e, soprattutto, in “ideologie” perché “è triste vedere come alcuni istituti, per cercare certa sicurezza, per poter controllarsi, siano caduti in ideologie di qualsiasi tendenza, di sinistra, di destra, di centro”. Papa Francesco apre con un videomessaggio i lavori della 50.ma Settimana nazionale per Istituti di Vita Consacrata, al via oggi fino al 22 maggio: “49° o 50° perché l’anno scorso non si è potuta fare”, dice il Pontefice all’inizio del suo filmato.
BOCOS
Ringrazia anzitutto il cardinale spagnolo Aquilino Bocos Merino perché, grazie a lui, è iniziata la Settimana di Vita Religiosa, quando “dalla rivista Vita Religiosa, ha iniziato a smuovere l’ambiente”. Don Aquilino, “il sacerdote, il religioso, che non ha mai smesso di essere religioso e sacerdote, e che sempre serve la Chiesa così”, dice il Papa. “Desidero ringraziare questo seminare continuamente l’inquietudine di comprendere la ricchezza della vita consacrata e farla fruttificare. Non solo comprendere, ma viverla. Non solo teoria, no, pratica. In ogni caso, catechesi per praticarla meglio”, aggiunge.
Papa Francesco si dice poi “vicino” ai partecipanti ed esprime l’apprezzamento per il programma ricco di interventi di “gente che ha molta esperienza di vita religiosa, ed esperienza universale, ed esperienza del limite”. Un esempio – che il Papa cita – è suor Liliana Franco Echeverri, presidente della Confederazione latino-americana dei religiosi (CLAR), che riporterà in questi giorni di lavori “il limite in America Latina, emerso tante volte durante il Sinodo sull’Amazzonia”; oppure il cardinale Cristóbal Lopez Romero, arcivescovo di Rabat, che racconta “il limite con il mondo islamico”.
DIALOGO CON LA REALTA’
Nel video, Papa Francesco si rivolge poi direttamente ai consacrati ai quali ricorda l’importanza della dimensione del “dialogo con la realtà” e della “riflessione su ciò che succede”. Importante perché quando si perde questa dimensione, la vita consacrata “inizia a diventare sterile”.
“M’interrogo sulla sterilità di alcuni istituti di vita consacrata, vedere la causa, generalmente sta nella mancanza di dialogo e di impegno con la realtà. Non trascurate ciò, la vita consacrata è sempre un dialogo con la realtà. Qualcuno dirà: “Sì, ora questa forma moderna”… No!”
SANTA TERESA
Pensiamo a santa Teresa che “vide la realtà e fece una opzione di riforma e andò avanti”. “Nel corso del cammino – rammenta il Pontefice -, ci furono tentativi di trasformare quella riforma in chiusura, sempre ci sono. Ma la riforma è sempre cammino, è cammino in contatto con la realtà e orizzonte sotto la luce di un carisma fondazionale”. E iniziative come queste giornate, “aiutano a perdere la paura”.
NO ALLE IDEOLOGIE
Il Papa si dice inoltre “triste” nel vedere come alcuni istituti, per una maggiore sicurezza e controllo “siano caduti in ideologie di qualsiasi tendenza, di sinistra, di destra, di centro, qualsiasi tendenza”.
“Quando un istituto si riformula del carisma nell’ideologia perde la sua identità, perde la sua fecondità.”
L’invito è pertanto a “mantenere vivo il carisma fondazionale è mantenerlo in cammino e in crescita, in dialogo con quello che lo Spirito ci viene dicendo nella storia dei tempi, nei luoghi, in diverse epoche, in diverse situazioni”. Questo presuppone “discernimento” e “preghiera”, perché “non si può mantenere un carisma fondazionale senza coraggio apostolico, ossia senza camminare, senza discernimento e senza preghiera”.
CANTA E CAMMINA
Non si tratta, dice il Papa, di “riunirsi per suonare la chitarra e dire ‘che bella la vita consacrata’”. Sì, “suonate la chitarra di tanto in tanto perché fa bene cantare, fa bene, come dice sant’Agostino, ‘canta e cammina’, fa bene”, ma bisogna stare attenti a “non perderci in formalismi, in ideologie, in paure, in dialoghi con noi stessi e non con lo Spirito Santo”.
NON ABBIATE PAURA DEI LIMITI
“Non abbiate paura dei limiti!”, è l’incoraggiamento conclusivo del Papa. “Non abbiate paura delle frontiere! Non abbiate paura delle periferie!”. Proprio lì “lo Spirito vi parlerà”. Perciò è bene che ogni consacrato si metta “‘a portata di tiro” dello Spirito Santo”.
Istituti religiosi e gli Istituti secolari
Da ricordare che gli Istituti religiosi e gli Istituti secolari sono le due categorie che compongono principalmente lo stato della vita consacrata per la professione dei consigli evangelici nella Chiesa; in alcuni aspetti le Società di vita apostolica (can. 731 § 1) hanno una legislazione canonica simile a quella che regge gli Istituti di vita consacrata, pur formando categoria a se stante.
Sono consacrati quei laici o chierici che assumono i consigli evangelici per mezzo di un vincolo sacro, diventando membri di un Istituto di vita consacrata (can. 573 § 2).
Gli Istituti di vita consacrata sono società ecclesiastiche erette, approvate e sapientemente organizzate dalla Chiesa per mezzo di una adeguata legislazione generale e particolare (Regole, Costituzioni, Statuti) perché possa in esse sufficientemente e ufficialmente professarsi lo stato della vita di consacrazione (can. 576). Gli Istituti di diritto pontificio sono quelli eretti o approvati dalla Santa Sede con decreto formale. Gli Istituti di diritto diocesano sono quelli eretti dai Vescovi e che non hanno ottenuto dalla Sede Apostolica il decreto di approvazione (can. 589). L’Annuario Pontificio elenca soltanto gli Istituti di diritto pontificio.
Gli istituti di vita consacrata si differenziano dalle società di vita apostolica perché gli appartenenti alle società di vita apostolica non fanno professione pubblica dei voti religiosi. Gli istituti di vita consacrata si distinguono in istituti religiosi, i cui membri praticano vita comune, e istituti secolari, i cui sodali vivono “nel mondo” (o “nel secolo”, cioè nelle proprie case).
La Chiesa cattolica dialoga con gli istituti di vita consacrata (e con le società di vita apostolica) attraverso la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica: alcuni particolari istituti dipendono, invece, dalle congregazioni per l’evangelizzazione dei popoli (quelli dediti all’apostolato missionario) e per le Chiese orientali (quelli di rito orientale). Gli istituti sono retti da un moderatore supremo con poteri simili a quelli di un vescovo, che ha giurisdizione su tutta la congregazione e ne risponde dinanzi alla Santa Sede.
LA LORO STORIA
Fin dal IV secolo, sono nate comunità che hanno raccolto uomini e donne desiderosi di vivere più intensamente i valori evangelici, in particolare la povertà, la castità e l’obbedienza.
Alcune forme di vita religiosa hanno origine già prima del IV secolo. Infatti, non è da escludere che nel I e nel II secolo le «vedove» cristiane si riunissero per svolgere al meglio le funzioni di carità loro assegnate dai sacerdoti. Nelle prime comunità cristiane, infatti, le vedove erano da un lato oggetto dell’attenzione caritativa, dall’altro, invece, erano soggetti attivi nella distribuzione dei beni di prima necessità ai poveri o nell’assistenza ai malati. Tra gli uomini, invece, nei primi due secoli si sviluppò soprattutto una forma di monachesimo o eremitismo. Questi uomini, infatti, vivendo il profondo distacco tra i principi evangelici e la società, tendevano a ritirarsi in grotte o nel deserto per meglio vivere la propria esperienza di fede. Queste esperienze religiosi ebbero, però, le prime regole solo nel IV secolo, soprattutto in Egitto, Palestina e Grecia.
Dal IV secolo in poi sono nati, via via, i vari ordini religiosi: dagli ordini monastici, ai canonici regolari, agli ordini mendicanti e fino ai chierici regolari. In tempi più recenti, dal XVII secolo, i nuovi istituti di vita consacrata hanno preso il nome di congregazioni religiose, non avendo più previsto la forma solenne della professione dei voti. Il Concilio Vaticano II ha voluto un rinnovamento della vita religiosa; ha infatti pubblicato il decreto Perfectae Caritatis il quale invita ogni istituto a ripensare al proprio carisma ed alle proprie caratteristiche.