PAPA – ANGELUS – AL MONDO SERVE COMPASSIONE

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PAPA – All’Angelus Francesco mette in guardia i fedeli, la società e la Chiesa stessa dal pericolo di cadere vittime dell’attivismo, troppo preoccupati delle cose da compiere e dei risultati, perdendo di vista l’essenziale. Imparare a riposare, afferma, porta ad avere uno sguardo compassionevole verso i bisognosi e gli smarriti. Al termine della catechesi nuovi appelli di pace; il Pontefice chiede una tregua per le guerre in corso durante i Giochi olimpici e paralimpici di Parigi.

Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Il Vangelo della liturgia odierna (Mc 6,30-34) narra che gli apostoli, ritornati dalla missione, si radunano intorno a Gesù e gli raccontano quello che hanno fatto; allora Lui dice loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (v. 31). La gente però capisce i loro movimenti e, quando scendono dalla barca, Gesù trova la folla che lo aspetta, ne sente compassione e si mette a insegnare (cfr v. 34).

Dunque, da una parte l’invito a riposare e, dall’altra, la compassione di Gesù per la folla – è molto bello fermarsi a riflettere sulla compassione di Gesù –. Sembrano due cose inconciliabili, l’invito a riposare e la compassione, e invece vanno insieme: riposo e compassione. Vediamo.

Gesù si preoccupa della stanchezza dei discepoli. Forse sta cogliendo un pericolo che può riguardare anche la nostra vita e il nostro apostolato, quando ad esempio l’entusiasmo nel portare avanti la missione, o il lavoro, così come il ruolo e i compiti che ci sono affidati ci rendono vittime dell’attivismo, e questa è una cosa brutta: troppo preoccupati delle cose da fare, troppo preoccupati dei risultati. E allora succede che ci agitiamo e perdiamo di vista l’essenziale, rischiando di esaurire le nostre energie e di cadere nella stanchezza del corpo e dello spirito. È un monito importante per la nostra vita, per la nostra società spesso prigioniera della fretta, ma anche per la Chiesa e per il servizio pastorale: fratelli e sorelle, stiamo attenti alla dittatura del fare! E questo può succedere per necessità anche nelle famiglie, quando per esempio il papà per guadagnare il pane è costretto ad assentarsi per lavoro, dovendo così sacrificare il tempo da dedicare alla famiglia. Spesso escono al mattino presto, quando i bambini stanno ancora dormendo, e tornano tardi la sera, quando sono già a letto. E questa è un’ingiustizia sociale. Nelle famiglie, papà e mamma dovrebbero avere il tempo per condividere con i figli, per far crescere questo amore famigliare e non cadere nella dittatura del fare. Pensiamo a cosa possiamo fare per aiutare le persone che sono costrette a vivere così.

Nello stesso tempo, il riposo proposto da Gesù non è una fuga dal mondo, un ritirarsi nel benessere personale; al contrario, di fronte alla gente smarrita Egli prova compassione. E allora dal Vangelo impariamo che queste due realtà – riposo e compassione – sono legate: solo se impariamo a riposare possiamo avere compassione. Infatti, è possibile avere uno sguardo compassionevole, che sa cogliere i bisogni dell’altro, soltanto se il nostro cuore non è consumato dall’ansia del fare, se sappiamo fermarci e, nel silenzio dell’adorazione, ricevere la Grazia di Dio.

Perciò, cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci: io mi so fermare durante le mie giornate? So prendermi un momento per stare con me stesso e con il Signore, oppure sono sempre preso dalla fretta, la fretta per le cose da fare? Sappiamo trovare un po’ di “deserto” interiore in mezzo ai rumori e alle attività di ogni giorno?

La Vergine Santa ci aiuti a “riposare nello Spirito” anche in mezzo a tutte le attività quotidiane, e ad essere disponibili e compassionevoli verso gli altri.

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Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Questa settimana inizieranno i Giochi Olimpici di Parigi, che saranno seguiti dai Giochi Paralimpici. Lo sport ha anche una grande forza sociale, capace di unire pacificamente persone di culture diverse. Auspico che questo evento possa essere segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani. In particolare, secondo l’antica tradizione, le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini dall’Italia e da tanti Paesi. In particolare saluto l’Équipe Notre Dame della diocesi di Quixadá in Brasile; l’Associazione “Assumpta Science Center Ofekata”, impegnata in progetti solidali formativi per l’Africa.

Saluto inoltre i Silenziosi Operai della Croce e il Centro Volontari della Sofferenza, riuniti nel ricordo del fondatore il Beato Luigi Novarese; le aspiranti e le giovani professe dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo; i ragazzi del gruppo vocazionale del Seminario Minore di Roma, che hanno camminato sulla via di San Francesco da Assisi a Roma.

Preghiamo, fratelli e sorelle, per la pace. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar e tanti altri Paesi che sono in guerra. Non dimentichiamo, non dimentichiamo. La guerra è una sconfitta!

Auguro a tutti una buona domenica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!




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