LA CROCE – Dalla porta di Roma, dal mare che bagna la città eterna, custode del sangue degli apostoli e dei discepoli di Gesù, dalle spiagge che aprono al mondo intero, si svolge la missione cristiana cattolica per i giovani. E’ l’incarnazione delle parole del Vangelo che si fa ascolto e incontro, è la chiesa in uscita tanto amata da Papa Francesco, è la visita a quei ‘tabernacoli abbandonati’ citati proprio qui nel Corpus Domini del 2018, è la speranza in un mondo migliore, è lo Spirito che agisce a far nuove tutte le cose. Così la missione del borghetto giovani (comunità pastorale chiesa in uscita), che fa base alla cappella del borghetto dei pescatori, da cui il nome, in via quinqueremi, si è fatta interprete verso i ragazzi di quella frase che Gesù ripeteva quando andava ad incontrare qualcuno e che ancora ripete nei Cuori: “Oggi devo fermarmi a casa tua”. Tante le iniziative, sia nel corso dei mesi, degli anni, tante in questo programma; i laboratori e il torneo tra i ragazzi e che vedrà le finali proprio in queste ore, solo per citarne alcune.
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LA CROCE – ALLA PORTA DI ROMA LA MISSIONE GIOVANI: LE PAROLE DEI SACERDOTI PER I MISSIONARI, I RAGAZZI, PER OSTIA
By RaffaeleLug 20, 2024, 21:50 pm0
643Per la prima volta questo percorso è stato condiviso con le Istituzioni; il Presidente del X Municipio Mario Falconi, diversi politici e consiglieri hanno presentato nell’aula consiliare le iniziative; si consolida la rete inter istituzionale e politica che da e darà la possibilità di raccordarsi anche con uffici e servizi laici e pubblici per il comune obiettivo di migliorare la vita dei nostri giovanissimi. E’ previsto anche un sempre maggiore coinvolgimento con le scuole del territorio.
Si vede quel maggior coordinamento che una chiesa di prossimità e della quotidianità, aiutata dalle commissioni locali ecclesiali (giovani, volontariato, cultura), realtà logistiche aperte anche alla galassia laica, compie in relazione con gli enti pubblici.
A guidare questa missione giovani di Cristo attraverso i missionari il testimone di una staffetta spirituale; le reliquie di San Giovanni Paolo II, Papa dei giovani, e del Beato Carlo Acutis, testimone di una gioventù arricchita quella presenza dello Spirito del Signore che nulla toglie della normale giovinezza ma che da in più.
In questo documento, grazie al servizio di Carla dell’Aversana del gruppo comunicazione e interparrocchialità (messaggio nella bottiglia-comm.cultura prefettura Ostia/Diocesi di Roma) e di Igina Ritrovato, riportiamo le parole dei pastori, parroci, sacerdoti, di diverse chiese di Ostia al momento che questa ‘staffetta’ è passata nelle chiese.
Vi si legge la vita, un’esistenza che cambia in primis tra chi è chiamato a fare la missione; vi si legge la preparazione, il trapasso d’esperienze, l’ incoraggiamento. Nelle parole dei sacerdoti via via scorre il passaggio dei giorni della missione, l’arricchimento, fino ad una prima consapevolezza del ‘carico’ che si è presi sulle proprie spalle, peso di responsabilità da portare insieme.
Il ringraziamento ai tanti missionari, a don Cosmo e don Generoso anzitutto, ai parroci e sacerdoti, al parroco prefetto don Giovanni, Patané il più giovane prefetto e parroco del nostro Territorio che ben conosce il valore dell’età. Un ringraziamento al più giovane Vescovo a. Roma Sud Ostia e Ostia Antica mons. Dario Gervasi che nell’incoronazione di Maria dei giovani suggella un giro di boa per tanti e per questa città che dei giovani, nei giovani e per giovani non nutre rancore, paure e preoccupazioni, ma speranze, sogni e nuova vita.
Padre Cosmo Scardigno
Quando andremo in cielo non porteremo nulla, solo quello che abbiamo fatto di bene nella nostra vita. Questo lo dico anzitutto a quelle mamme, che sono presenti in questa missione per i giovani oggi, e che hanno donato il loro figlio al cielo: il Signore ha dato, il Signore ha tolto perché tutto è Suo. E allora quanta consolazione dona al cuore come tutto viene fatto come dono, dato e ricevuto, immenso e che tante volte noi non capiamo, non meritiamo; Lui, Dio, va oltre, perché guarda il cuore che abbiamo, dentro, e Lui si innamora di questo cuore, fragile, inquieto, un pç disordinato, è un appassionato. E oggi questo nostro andare in missione, nelle spiagge, per le strade è proprio un consegnare questo messaggio: c’è un dono da ricevere e da fare, una gratuità che è una libertà che fa bene, che fa diventare custode. Far apprezzare questa libertà non come forma di libertinaggio del ‘faccio ciò che voglio’, ma come invece forma di restituzione: ho dato in dono, ho ricevuto un dono. Affidiamoci a Maria madre di Gesù e madre dei giovani e sapremo cosa dire e come comportarci con questi ragazzi. (…) Preghiamo per loro perché serve tanto, aldilà del parlare con loro, per loro. Affidiamoci alla madre dei giovani Maria, perché è stata madre anche lei e conosce le cose come molti di voi, nella maniera in cui solo una mamma può. (…)
Padre Nicodemus Antony Pam
Cari missionari, che i ragazzi vedano il volto del Signore in voi, un volto diverso; dal nostro Servizio, dalla missione faticosa e difficile i giovani Lo vedranno. Dobbiamo essere umili per poter entrare nel cuore di un bambino dobbiamo essere come loro; se c’è distacco tra noi e loro non si fideranno. Se veniamo con i nostri ruoli non riusciamo ad entrare, per questo dobbiamo seguire lo stile di Gesù ed essere come e con i ragazzi che sono sulla strada per poter essere accettati.
La fatica che facciamo anche se oggi non sembra avere frutto adesso non è vana; è assicurato che il frutto ci sarà. I ragazzi che incontrerete un giorno daranno il ricordo e la testimonianza di quello che fate.
Don Henry Dalanon Castillo
Coraggio missionari, voi avete questo privilegio di portare oggi la parola di Dio come Gesù diede questo compito ai discepoli. E ricordiamoci anche che Gesù ogni tanto rimprovera; lo fa perché noi miglioriamo. Ad esempio nella missione, passando le diverse città e paesi, Gesù ammonisce: ad esempio a Cafarnao dicendo “pensi di innalzarti fino al cielo? Perché in realtà poi precipiterai”. E’ stato particolare, nella mia esperienza, fare una preghiera di riparazione, penitenziale proprio in queste città che ancora oggi hanno grattacieli fino al cielo: abbiamo fatto la preghiera proprio lì dentro per capire bene queste parole di Gesù, questi avvertimenti. Oggi queste parole valgono anche per noi, anche per Ostia; quante volte questa cittadina è stata visitata da messaggeri, da missionari, ma anche da apostoli, dai discepoli oggi di Gesù Cristo. E come sta Ostia? Quante volte Dio ha cercato di entrare nella tua famiglia? Bene, ma oggi proclamate la parola di Dio: quello che capiterà poi sarà frutto dello Spirito Santo. Forse non avrà effetto subito ma un giorno qualcuno la ricorderà e che qualcuno ha dato una parola di incoraggiamento, una parola di consolazione, una parola di conversione. Così è accaduto al nostro Patrono di Ostia, Sant’Agostino, voi sapete che sono Parroco di Sant’Agostino vescovo che è la giovane parrocchia di Ostia: lui ha ascoltato la Parola a Milano mentre camminava e ha ascoltato Sant’Ambrogio. ‘Tu puoi essere il più grande peccatore di questo mondo ma Dio ti ama lo stesso’, questa frase è entrata nel cuore di Sant’Agostino tanto che non solo è diventato cristiano, non solo sacerdote, vescovo, santo e dottore della chiesa. Questa è la potenza che ha avuto quella parola. E’ una benedizione annunciare la parola di Dio. Il Signore visiterà Ostia; soprattutto i giovani, e chi ha perso la speranza. Allora spalancate le porte del Cuore e così parteciperemo alla missione di Gesù: salvare l’umanità, salvare tutti. Noi siamo i seguaci di Gesù questa è anche la nostra missione.
Don William Alexander Ascencio Perez
Grazie a Dio siamo di fronte a queste reliquie così importanti per i giovani; c’è San Giovanni Paolo II che ha iniziato le giornate mondiali per i giovani. E’ una grazia, anche lui lo ricordava, di fare questo servizio per la chiesa, per i giovani perché non si invecchia mai. E anche le reliquie di Carlo Acutis, ragazzo in missione. E poi anche dobbiamo ricordare che i Profeti ebbero le loro missioni da Dio; ricordano sempre che loro non erano nessuno, c’è chi era un mandriano, ma il Signore ha chiamato. E anche a voi missionari per i giovani il Signore vi ha chiamato, per portare la parola del Vangelo ai ragazzi, ma via ha chiamato anche per portarla alle persone più grandi; portare questo piccolo seme che alla fine da il frutto, di questo io ne sono veramente sicuro. Questo è capitato nella mia vocazione, perché mi è arrivata proprio così: per una mia curiosità. Si ero stato a volte a messa, vedevo la funzione, i chierichetti, ma non era tanto quello che ha attirato la mia attenzione dopo; solo con le preghiere ho capito ‘quando’ sono diventato sacerdote. Vivere veramente la messa, il Signore ti chiama a fare questo servizio; noi non siamo nessuno, ma soltanto quello strumento che Dio adopera per far ‘presente’ quello che noi vediamo nel Vangelo: ‘Tu Signore hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione’ perchè se noi oggi siamo dentro la chiesa a fare questo servizio prima abbiamo visto ricostruire la nostra vita, attraverso le nostre sofferenze abbiamo visto il passaggio del Signore, dalle nostre amarezze abbiamo visto la dolcezza dell’amore di Dio. Si tocca con mano, e ancora dobbiamo toccare, quello che Dio ci da per ritirarci su. ‘Vedi? Questo puoi fare, di questo puoi nutrirti’. Lui non ci giudica mai. Invece noi spesso a dire ‘i giovani, i giovani’, non solo a loro ma anche a giudicare gli altri. E intorno? Le famiglie divise, distrutte, riallargate: certo allora, dai giovani che cosa ci possiamo aspettare? Quello vedono e quello continuano a fare. Ma quel modo di vivere è anche una specie di preghiera che grida ‘Aiuto!’; chiamano, senza saperlo, a questo soccorso: solo con la vostra presenza. Quando ero missionario anche io facevo questa missione per i giovani in Guatemala; lì però c’era un problema che i giovani non potevano spostare da territorio a territorio perché senno li uccidevano. Anche qui sta capitando. Allora noi missionari potevamo passare ma con molta attenzione, andare a 20 all’ora, farci riconoscere bene da loro. Ho imparato questo nella esperienza e capite allora perché anche mi ha mandato qui in questi posti in Italia. Allora, come ho fatto lì, vi invito qui a dire che la parola di Dio può veramente cambiare la vita, che il Signore nel Vangelo, nella preghiera, ha quella potenza e raccontate nella vostra vita perché per quel cambiamento che voi, che io, siamo qua. E dite che c’è una sofferenza, di non avere paura, perchè Dio dice ‘Io ho visto le tue lacrime’ e anche ‘Io libererò te e questa città’. Ecco questo fa capire quello che questa settimana può aver fatto, questa Parola che avete portato, questa missione per le strade locali. E’ il Signore che vuole arrivare ancora più in là; voi non dovrete dire chissà che cosa: “Guarda che Dio ti ama, non ti ha mai abbandonato”. Quando io l’ho sentito nella mia vita c’ho pianto tutto il giorno.(…) Se pensiamo anche al 2005 quel Papa san Giovanni Paolo II che anche se era ormai malato, che ha passato tutte quelle cose, lo stesso attirava i giovani; perché anche se il dolore del corpo c’è, non è più giovane, ma attira i giovani per il coraggio. Allora quando ci sentiamo in imbarazzo nel parlare con i giovani pensiamo che è la parola del Vangelo e Dio che parlano e poi lo Spirito farà quello che sa.
Don Cosmo Scardigno
Nelle parrocchie può esserci una ‘festa della strada’ nella chiesa come abbiamo fatto nel torneo e nella festa dello sport; a volte i giovani e i loro missionari sono un pò dei ragazzacci, possono fare un pò di chiasso, oltre le righe, fare un pò di rumore ed essere invadenti, ma siamo così, siamo senza filtri, ci si ama e ci si ‘odia’, non ci sono vie di mezzo. Ma in questi giorni abbiamo sperimentato questo amore che Dio ha anche per noi. Il Signore chiama anche i ‘peggiori’ ma il Dio attraverso le nostre miserie chiama per entrare nel Suo gregge. I cosiddetti ragazzacci in realtà non lo sono; hanno i loro sogni, molte volte non sono compresi, accolti, giudicati, molte volte non sono amati. C’è chi ha testimoniato di “non essere stato accolto dalla propria famiglia” e questa parola di un giovane è arrivata come un petardo. Parlando poi con alcuni missionari abbiamo riflettuto su tutti gli aborti, non quelli spontanei ma quelli voluti; quelle vite che sono tornate dal Padre celeste e gli hanno ripetuto quella frase: “non mi hanno voluto”. Abbiamo riflettuto sulla dinamica di questo linguaggio e riflettevamo anche su altre espressioni “emancipazione femminile sul diritto sull’aborto”. Abortire è l’immagine del diritto della donna al femminile? Noi dobbiamo capire bene cosa è il diritto alla vita per prima cosa e ce lo ha ricordato un giovane: “Non sono stato voluto, mia madre mi ha abbandonato, vivo con mio padre e faccio la spola tra assistente sociale, casa famiglia e mio padre ‘quando ha tempo’ “. Dobbiamo riflettere bene sul carico che abbiamo ricevuto. I gruppi, i movimenti, le associazioni devono servire per portare consolazione; quel ragazzo parlandoci è stato consolato. Se si rimane chiusi dentro il proprio mondo si diventa un circolo vizioso: i raccolti sono sempre gli stessi. E’ un castello di carta che si distrugge su se stesso, ma se invece si esce per portare consolazione ci si arricchisce. Quanta grazia si fa e quanto il gruppo cresce. Attraverso questi santi chiediamo di uscire per strade, sappiamo essere uomini e donne di ascolto e il nostro ‘canto’ raggiunga tutte le persone che non sanno più cantare. E ringrazio tutti con le parole di un altro ragazzo incontrato: “mi avete fatto svoltare la serata questa sera”.
Don Carol Iakel
Grazie a don Cosmo per quello che fa, per la missione giovani, sacerdoti così ce ne sono pochi; noi parroci e sacerdoti spesso abbiamo sempre da fare nella nostra parrocchia, siamo sempre ‘a coltivare il nostro orto’. Invece c’è chi per grazia di Dio non ha una sua parrocchia, non ha il suo territorio, ma serve tutti e non solo i giovani. Questo è importante perché è davvero una missione, una grande buona azione che la chiesa da. Anche ringrazio don Generoso che lo accompagna e tutti i missionari.
SDT
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