India -Eccoci nuovamente costretto a segnalare episodi di violenza anticristiane nel mondo. Ancora una volta dobbiamo tornare a parlare di India dove le tutele religiose stanno rasentando la vergogna.
Nell’ Uttar Pradesh, lo stato più popoloso del Nord dell’India, e considerata la divisione amministrativa, il più popoloso al mondo, si assiste a una violenza contro i cristiani che tocca un picco altissimo. “Siamo una minoranza nella popolazione indiana, ma sembra che la nostra presenza, in questo stato, venga considerata una minaccia per l’agenda nascosta di gruppi estremisti”, afferma all’Agenzia Fides p. Manoj Nayak un prete cattolico dell’Uttar Pradesh.
Lo stato è guidato da un alto sacerdote indù che ha scelto la carriera politica, il primo Ministro Yogi Aditya Nath.
“La violenza si registra soprattutto nel distretto che è un collegio elettorale parlamentare del primo Ministro, Narendra Modi: Jaunpur ha una minuscola popolazione cristiana, lo 0,11% su una popolazione totale di oltre 180mila abitanti”, rileva o A.C .Michael, leader cristiano, ex membro della Commissione per le Minoranze.
Leader cristiani protestanti vengono presi in custodia dalla polizia sulla base di false accuse di conversione forzata. Gli episodi si susseguono. I cristiani a Jaunpur ora vivono nel terrore, e non organizzano nemmeno le preghiere nelle proprie case. Solo nel mese di settembre, l’Uttar Pradesh ha assistito a 25 incidenti anticristiani, di cui 20 a Jaunpur. Complessivamente, dal gennaio 2018, nello stato si sono verificati 59 su 190 episodi di violenza contro i cristiani in India.
Gli attacchi continuano a intimidire la popolazione cristiana del paese che ama la pace. “E’ preoccupante perché questa violenza attenta ai pilastri democratici dell’India. Le istituzioni governative e i mass media ignorano questi attacchi sistematici sui cristiani”, rileva l’attivista. “E il potere giudiziario ha fallito, dato che vi sono giudizi pendenti per oltre 200 casi di false accuse di conversione in vari tribunali dell’India” conclude Michael.
Recentemente “In centinaia di migliaia” hanno partecipato all’iniziativa di inizio mese (una settimana di preghiera), ha raccontato ad AsiaNews il pastore Shibu Thomas, fondatore dell’organizzazione ecumenica Persecution Relief che si occupa di persecuzioni religiose, e hanno chiesto il rilascio dei circa 100 pastori e fedeli incarcerati con false accuse di conversioni forzate. “Non vogliono più avere paura di vivere in India, né essere minacciati di venire cacciati dalle proprie case per la fede”, continua il leader cristiano.
“Il numero degli attacchi ai cristiani è cresciuto – ha dichiarato Marta Petrosillo, di Acs – passando da 348 nel 2016 a 736 nel 2017. Questo incremento dipende dalla retorica attuata dal governo dei partiti al potere, che alzano la bandiera del nazionalismo indù; ma anche dalla filosofia induista, che ritiene che il Paese debba essere totalmente induista”. E prosegue: “Gli attacchi, inoltre, sono facilitati da un clima di impunità: ve ne sono numerosi in cui i colpevoli, seppur identificati, non vengono assicurati alla giustizia”.
In molti casi le violenze non vengono segnalate perché la vittima è terrorizzata o la polizia rifiuta di registrare un rapporto. Secondo l’analisi dei dati del 2017, è il Tamil Nadu lo stato più ostile, con maggior numero di violenze sui cristiani, con 52 casi. Seguono Uttar Pradesh con 50, Chhattisgarh con 43, Madhya Pradesh con 36, Maharashtra con 38. Escludendo il Tamil Nadu, gli altri stati sono governati dal BJP direttamente o in coalizione. La violenza del Tamil Nadu è prettamente legata alla discriminazione di casta: le vittime provengono in gran parte dalle cosiddette “caste inferiori” dei villaggi dove i gruppi dominanti si oppongono ai gruppi di preghiera nella case, modalità tipica dei gruppi evangelicali.
La persecuzione è diretta non solo contro fedeli e pastori, spesso incarcerati per la propria fede, ma anche contro le Chiese, che vengono chiuse o vandalizzate “In molti casi –ha aggiunto Marta Petrosillo –vengono negati ai cristiani proprio i diritti basilari, come l’accesso all’acqua”. Sempre più comunemente infatti, la persecuzione avviene attraverso la “scomunica”, una sorta di “boicottaggio sociale”, come dice Shibu Thomas. I capi del villaggio e gli abitanti stessi negano ai cristiani i sussidi governativi, l’accesso alle razioni di cibo, alle medicine, all’istruzione. Il rischio del boicottaggio sociale è che i cristiani abbandonino la loro fede per poter sopravvivere ed evitare di essere emarginati.
Nonostante questi dati allarmanti, un’ampia percentuale della comunità cristiana non è consapevole del fatto che in India ci sia una persecuzione crescente e già così grave. La campagna di preghiera da loro organizzata ha quindi lo scopo di “creare maggior consapevolezza e aiutare ad aprire i cuori del popolo di Dio”. Persecution Relief si impegna inoltre a fornire anche un sostegno legale, economico, politico ai cristiani: finanzia la ricostruzione delle chiese distrutte, le cure mediche per i fedeli feriti negli attacchi e offre alloggi temporanei per coloro a cui è stata abbattuta la casa.
Anche i bambini di cristiani sono tra le vittime. Un gruppo di bambini cristiani che viaggiavano per partecipare a una celebrazione religiosa è stato attaccato da attivisti Hindu e i bambini sequestrati. Aspetti terrificanti di questa violenza sono gli stupri, in particolare delle suore cattoliche, e altre violenze di genere. Sono stati registrati almeno tre casi di stupro nel quadriennio. Negli ultimi quattro anni si registra una crescente tendenza alla polarizzazione, portando all’esclusione sociale. In tale contesto, le proteste dei gruppi cristiani contro le “violenze di stato” sono state brutalmente represse. Le organizzazioni governative, inclusa la Commissione nazionale delle minoranze, hanno espresso la loro impotenza, ma più che di impotenza sembra prevalere la sottovalutazione della problematica o per essere più precisi il disinteresse.
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India: ancora violenze religiose e mancanze di tutele per i cristiani
By RaffaeleOtt 27, 2018, 08:29 am0
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