Papa Francesco su Bartimeo: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me

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Papa – All’Angelus, Papa Francesco si sofferma sulla figura di Bartimeo, il mendicante cieco narrato nel Vangelo di Marco, e lo indica come esempio di fede “concreta e coraggiosa”.

Abbi pietà di me!”: è questo il grido vivo e accorato che il mendicante cieco Bartimeo rivolge a Gesù, alle porte di Gerico. Un grido insistente, ripetuto a voce sempre più alta e che disturba i discepoli e la folla. Ma non Gesù che lo sente e “subito si ferma”, sottolinea Papa Francesco durante l’Angelus ai fedeli in una Piazza San Pietro scaldata dal sole di ottobre, di “tempo bello”:

Dio ascolta sempre il grido del povero, e non è per nulla disturbato dalla voce di Bartimeo, anzi, si accorge che è piena di fede, una fede che non teme di insistere, di bussare al cuore di Dio, malgrado l’incomprensione e i rimproveri. E qui sta la radice del miracolo. Infatti Gesù gli dice: «La tua fede ti ha salvato». 

La vera preghiera parte dal cuore, non è timida o convenzionale

La fede di Bartimeo, continua il Pontefice, “traspare dalla sua preghiera”, che non è “una preghiera timida, una preghiera convenzionale”, non ha paura di Gesù, non ne prende le distanze, ma parte dal cuore e arriva al “Dio amico”:

Non gli chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No, no…A Colui che può tutto chiede tutto. Alla gente, chiede degli spiccioli. A Gesù che può fare tutto, chiede tutto. “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”. Non chiede una grazia, ma presenta sé stesso: chiede misericordia per la sua persona, per la sua vita. Non è una richiesta da poco, ma è bellissima, perché invoca la pietà, cioè la compassione, la misericordia di Dio, la sua tenerezza.

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Dio fa rifiorire la vita

Con questa preghiera così essenziale, sottolinea il Papa, Bartimeo “si affida all’amore di Dio, che può far rifiorire la sua vita compiendo ciò che è impossibile agli uomini”. Il mendicante cieco può essere, quindi, un esempio da imitare, affinché anche noi mettiamo nella preghiera “la nostra propria storia: le ferite, le umiliazioni, i sogni infranti, gli errori, i rimorsi”:

Facciamo oggi noi questa preghiera. E chiediamoci: “Come va la mia preghiera?”. Ognuno di noi si domandi: “Come va la mia preghiera?” È preghiera coraggiosa, ha l’insistenza buona di quella di Bartimeo, sa “afferrare” il Signore che passa, oppure si accontenta di fargli un salutino formale ogni tanto, quando mi ricordo? Queste preghiere tiepide, che non aiutano niente… E poi: la mia preghiera è “sostanziosa”, mette a nudo il cuore davanti al Signore? Gli porto la storia e i volti della mia vita? Oppure è anemica, superficiale, fatta di rituali senza affetto e senza cuore?

A Gesù va chiesto tutto, perché può tutto

“Quando la fede è viva, la preghiera è accorata – continua il Pontefice – non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto”, con insistenza, perché Dio “non vede l’ora di riversare la sua grazia e la sua gioia nei nostri cuori”. Il Papa ricorda, poi, la storia di un padre disperato per la malattia della figlia di soli 9 anni, il quale trascorse tutta la notte in preghiera, aggrappato al cancello di un Santuario mariano, per la sua guarigione. La mattina dopo, la bambina era fuori pericolo. “Quel grido di quell’uomo che chiedeva tutto – spiega Francesco – è stato ascoltato dal Signore che gli aveva dato tutto”. Di qui, l’invito del Pontefice ai fedeli ad avere coraggio nella preghiera, come Bartimeo, “grande maestro” ed “esempio di fede concreta, insistente e coraggiosa”.

 




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