Fra Antenucci – Il primo frutto del silenzio è l’ascolto, aggiunge il francescano ricordando che l’appello ad “ascoltare” Dio è insistente nei testi biblici, così come è urgente nella nostra quotidianità. “Dobbiamo imparare anche ad ascoltare il prossimo in un mondo in cui tutti parlano”, prosegue fra Emiliano in piena sintonia con il messaggio del Papa per la 56.ma Giornata delle Comunicazioni Sociali che avverte: “stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile”
La solitudine
La solitudine è luogo privilegiato dell’incontro di Dio. “Chi crede, non è mai solo”, ribadisce fra Antenucci citando le parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate nell’omelia d’inizio del suo ministero petrino. Per il cappuccino “la solitudine, se accolta e accettata, è amica della nostra vita ed aiuta nella crescita. Il nostro spazio interiore, in questo caso, è riempito di Dio. Ma quando la solitudine induce a riempire il vuoto con surrogati e dipendenze, diventa negativa”. Cosa fare dunque? Il consiglio di fra Emiliano è di nutrirci di bellezza e di bontà.
Il discernimento
Il ciclo affronta, infine, un tema che riguarda tutti: la difficoltà di compiere le scelte più opportune per la vita. Per introdurre la questione fra Emiliano utilizza una domanda semplice – mare o montagna? – per poi assumere la prospettiva tracciata da Sant’Ignazio di Loyola il quale nei suoi scritti ha offerto preziosi consigli sui criteri da adottare per il discernimento dello spirito. “Non significa solo scegliere tra il bene e il male – spiega il cappuccino – bensì tra il bene maggiore e il bene minore”. Un’arte che richiede impegno nel quadro di un esercizio quotidiano alla ricerca di una sintonia tra pensiero e azione, per evitare che le scelte vengano affidate al caso. “Il tutto – conclude – sia a livello personale e sia della grande famiglia della Chiesa”.