Finalmente la notizia tanto attesa! Liberato in Mali padre Maccalli prigioniero da 2 anni

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Maccalli – Il rilascio probabilmente è avvenuto al termine di uno scambio di prigionieri jihadisti mediato dal governo militare.

La notizia tanto attesa è al fine giunta! Ne avevamo scritto poche settimane fa quando avevano iniziato a circolare notizie di trattative in corso e sopratutto erano giunte rassicurazioni sul buono stato di salute del religioso e dei suoi “compagni di sventura”
Sono liberi i quattro ostaggi che erano tenuti prigionieri in Mali da militanti jihadisti. Due sono italiani. Si tratta di padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio. Il religioso era stato rapito il 17 settembre del 2018 in Niger, in una missione a circa 150 chilometri dalla capitale Niamey. L’altro ostaggio italiano è stato probabilmente rapito durante una vacanza. Il rientro di padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio in Italia è previsto oggi. Gli altri due ostaggi rilasciati sono una cooperante francese, Sophie Pétronin, e un politico maliano, Soumalia Cissé.

Il padre missionario della provincia di Crema, 59 anni, della Società Missione Africane, Pierluigi Maccalli, era stato rapito in Niger al confine col Burkina Faso, nella notte tra il 17 e il 18 settembre del 2018, da miliziani jihadisti. Prestava la sua opera nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. Il sequestro era avvenuto una settimana dopo il rientro di padre Gigi da un periodo di vacanze in Italia dove la sua diocesi di origine non aveva mai perso le speranze di riabbracciarlo e ogni 17 del mese da due anni, ha celebrato un Messa o una Veglia in suo ricordo e in preghiera.
L’ultima apparizione di padre Gigi risaliva ad un video del 24 marzo scorso, in cui appariva insieme all’ingegnere campano, Nicola Chiacchio, scomparso probabilmente in Mali mentre viaggiava come turista nel 2019, e anche lui rilasciato. Nel video i due erano seduti uno di fianco all’altro, barbe incolte e visibilmente dimagriti. Anche ora sono insieme. In tutto sono 4 gli ostaggi liberati, come ha annunciato il governo del Mali. Con i due italiani ci sono anche, a bordo del volo partito dalla città settentrionale di Tessalit e diretto a Bamako, Soumaïla Cissé, ex ministro delle finanze del Mali sequestrato nel marzo scorso quando era a capo dell’opposizione in piena campagna per le legislative; e la cooperante francese Sophie Pétronin scomparsa dal 2016. Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso in una dichiarazione il suo “immenso sollievo” e la sua gratitudine alle autorità maliane. “La lotta contro il terrorismo nel Sahel – dove la Francia ha impiegati circa 5.100 soldati – continua”, ha twittato.

L’annuncio della liberazione in Mali giunge dopo che il governo ad interim del Paese ha rilasciato 100 jihadisti – sospettati o condannati – nel corso dell’ultimo fine settimana. Venerdì è previsto l’arrivo in Italia dove padre Maccalli e Nicola Chiacchio saranno ascoltati dagli inquirenti. Grande la soddisfazione delle autorità italiane. Dal premier Conte e dal ministro degli Esteri di Maio immediati i messaggi su twitter col ringraziamento all’intelligence, in particolare all’Aise, e a tutti coloro che hanno lavorato per riportarli a casa.

“Accogliamo con gioia la notizia della liberazione in Mali di padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio – si legge sul canale twitter della Conferenza episcopale italiana – . Ringraziamo il Signore ed esprimiamo gratitudine a coloro che hanno lavorato per la liberazione, mentre continuiamo a pregare per quanti risultano scomparsi”.

Gioia anche dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre che, con il suo direttore Alessandro Monteduro, scrive: “Era ora che un grande italiano venisse restituito alla sua famiglia, ai suoi fedeli, ai suoi confratelli. La notizia era nell’aria. Da un paio di giorni filtrava ottimismo per le sue sorti e per quelle di altri sequestrati in quell’area del mondo. Siamo felicissimi e ringraziamo coloro, non tanti per la verità, che in questi due anni hanno fatto sì che sulla tragedia di padre Gigi non calasse un definitivo oblio”.

La notizia della liberazione padre Gigi Maccalli è stata accolta con grande gioia nella diocesi di Crema, dove è riecheggiato ieri sera il suono festoso delle campane della cattedrale e di tante chiese. Lo sottolinea monsignor Daniele Gianotti, vescovo della diocesi di Crema aggiungendo che tante persone hanno pregato per questa liberazione. L’auspicio è che sia anche un segno di speranza per altre persone che sono ancora tenute in ostaggio e per la regione del Sahel.
Il desiderio di tutti è stato quello di dare sfogo alla grande gioia per questa notizia. La diocesi, in questi due anni e quasi un mese, si è molto stretta intorno a padre Gigi, ai suoi familiari e alla Società delle Missioni Africane. Abbiamo vissuto tanti momenti di preghiera. Ogni mese, il 17 di ogni mese, ci radunavamo per un momento diocesano di preghiera sempre molto frequentato. Ed è stato proprio uno stringersi coralmente intorno a questa vicenda che spero abbia fatto anche maturare, nella nostra diocesi, un’attenzione ancora più forte per le missioni, per le realtà del Sahel, del Niger. Ieri sera si è sentito proprio il bisogno di esprimere la gioia anche in maniera pubblica. E credo sia stato anche apprezzato nei paesi qui a Crema questo scampanio festoso. C’è davvero il sentimento di una grande gioia che sento percepita in tutta la diocesi. Questa mattina mi trovavo sulla piazza della Cattedrale. Tanta gente arrivava e mi salutava esprimendo questa gioia e riconoscenza. Noi aspettiamo a Crema di poter riabbracciare padre Gigi, di poterlo salutare, vedere, ascoltare ha aggiunto il prelato.

Padre Antonio Porcellato, Superiore Generale della Società delle Missioni Africane, subito dopo la liberazione di Padre Maccalli ha dichiarato:” E’ una gioia immensa, grande dopo due anni di attesa. Siamo contenti. Un po’ ce l’aspettavamo in questi ultimissimi giorni, avevamo speranza perché in Mali c’erano dei movimenti tra il governo e gli jihadisti con la liberazione di 200 ostaggi. Penso alla gioia anche della sua famiglia, di suo fratello Walter che è missionario in Liberia in questo momento e di sua sorella, di suo fratello. Certamente sono momenti di grande gioia.
Viene da una famiglia di grande fede e credo che l’abbia sostenuto in questi due anni di prigionia. È un uomo anche abituato all’Africa e alle sue difficoltà e quindi al deserto, in questi lunghi giorni di attesa, penso che la preghiera lo abbia sorretto ma anche la memoria della Bibbia, dei salmi lo abbia veramente sostenuto e credo abbia rappresentato una presenza incoraggiante anche per gli altri intorno a lui”.
Bentornato a padre Macalli!




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