DON CENTOFANTI – VANGELO E COMMENTO DI DOMENICA 28 APRILE

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VANGELO – Gv 15,1-8 Domenica 28 aprile 2024, V Domenica di Pasqua

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

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Una storia inventata ma tratta da tante storie reali. Una brava catechista di 22 anni studentessa universitaria di materie scientifiche mi dice che non può più credere in Dio: big bang, evoluzionismo, lo dimostrano. Potrei ragionare con lei di mille cose che manifestano che tra Dio creatore e vera conoscenza non vi può essere e non vi è conflitto. Ma di questo le parlo dopo. Invece le chiedo se nella sua serena coscienza sente di credere in Dio. Lei, che ha ricevuto il dono della fede, risponde di si. Ed ecco risolto il problema. Poi abbiamo riflettuto su tante cose ma qui era il passaggio principale. Infatti viviamo in una cultura che ci distoglie sottilmente dalla via dell’autentico discernimento del cuore orientandoci verso astratti ragionamenti. Anche un ateo trova sé stesso imparando ad accogliere la luce serena che illumina il suo cuore. E che se non gli dona ancora la fede gli può però donare tante luci profonde che possono aiutare anche noi cristiani. Lui non lo sa ma per noi sono luci di Gesù. Comprendiamo che veniamo addirittura distolti dalla via del cuore dunque tanto più non aiutati a maturare in un discernimento semplice e sereno in essa. I sensi di colpa, le risposte meccaniche, le forzature, di certa spiritualità si accompagnano alle ansie, le ferite, le confusioni, di una psicologia gestita da ragionamenti astratti, da meri funzionamenti. Spesso non veniamo aiutati a trovare la via semplice e piena di buonsenso del nostro cuore nella luce serena. Imparando a riconoscere e a non lasciarci ingannare da tutte le complicazioni spirituali e psicologiche sopra accennate. Non siamo orientati sulla via semplice e vera e tanto meno aiutati a maturare in essa. Tante fatiche e appesantimenti inutili che talora cominciano ad alleggerirsi anche in un colloquio con un sacerdote serio e sereno. Di questo ci parla oggi Gesù: ricollegare il cuore alla luce che lo illumina, lo porta, riconnettersi e crescere sulla via bella e semplice di questo Spirito amorevole e sereno.  Colpisce che Maria a Fatima abbia detto poche densissime parole: alla fine il mio cuore immacolato trionferà.




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