Corpus Domini ed il miracolo di Bolsena

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Corpus Domini – “Io sono con voi fino alla fine del mondo” in queste parole di Gesù è racchiuso il significato della festa del Corpus Domini istituita per celebrare la Presenza in Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Il Signore ci ha lasciato un Memoriale che “guarisce la nostra memoria” segnata da ferite e tristezze, trasformandoci in portatori di gioia e capaci di prenderci cura di chi ha fame. Questo Memoriale è la Messa che “è un tesoro da mettere al primo posto nella Chiesa e nella vita”. Lo ricorda il Papa alla Celebrazione Eucaristica del Corpus Domini in un’omelia dai forti tratti esistenziali. Presenti una cinquantina di persone all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro insieme al cardinale Comastri e a monsignor Lanzani, rispettivamente Arciprete e Delegato della Basilica.

Servono catene di solidarietà

E’ fondamentale fare memoria riunendosi come popolo, dice il Papa richiamandosi alle Letture odierne, ricordare il bene ricevuto dagli interventi di Dio nella nostra vita. Si tratta di una memoria che guarisce “la nostra memoria orfana”, “la memoria negativa” e “la nostra memoria chiusa”, evidenzia il Papa dipanando il senso di questi tre aspetti del vivere umano. Non solo. L’Eucaristia “spegne in noi la fame di cose e accende il desiderio di servire”:

Ci rialza dalla nostra comoda sedentarietà, ci ricorda che non siamo solo bocche da sfamare, ma siamo anche le sue mani per sfamare il prossimo. È urgente ora prenderci cura di chi ha fame di cibo e dignità, di chi non lavora e fatica ad andare avanti. E farlo in modo concreto, come concreto è il Pane che Gesù ci dà. Serve una vicinanza reale, servono vere e proprie catene di solidarietà. Gesù nell’Eucaristia si fa vicino a noi: non lasciamo solo chi ci sta vicino!

L’Eucaristia è un fatto

E se la memoria è sentirsi parte di una storia e va trasmessa di generazione in generazione, bisogna anche farne esperienza e quindi il Signore non ha lasciato solo parole ma un memoriale, un Pane che ha il sapore del suo amore, nel quale “Lui è vivo” e ricevendolo possiamo dire che il Signore si è ricordato di noi. Gesù infatti dice “Fate questo in memoria” e il Papa sottolinea proprio quel “fate”: “L’Eucaristia non è un semplice ricordo, è un fatto: è la Pasqua del Signore che rivive per noi” e nella Messa “la morte e la risurrezione di Gesù sono davanti a noi”.

Gesù può ribaltare le nostre vite, guarendo la memoria orfana

L’Eucaristia sana quindi la memoria orfana segnata da “delusioni cocenti”, inflitte magari da chi avrebbe dovuto dare amore e invece “ha reso orfano il cuore”. Non si può però cambiare il passato, ma Dio può guarire “queste ferite immettendo nella nostra memoria un amore più grande: il suo”. L’Eucaristia “risana la nostra orfanezza” e ci dà l’amore di Gesù, “che ha trasformato un sepolcro da punto di arrivo a punto di partenza e allo stesso modo può ribaltare le nostre vite”.

Guarire dalla memoria negativa per essere portatori di gioia

Ma Gesù guarisce anche la “memoria negativa”, quella che richiama sempre le cose che non vanno e ci lascia l’idea che “non siamo buoni a nulla”. Il Signore, “che è davvero innamorato di noi”,  ama il bello e buono che siamo. Sa “che il male e i peccati non sono la nostra identità” ma “malattie” che viene a curare proprio con l’Eucaristia che “contiene gli anticorpi per la nostra memoria malata di negatività” e che ci trasforma in “portatori di Dio”. Il peso della caduta non ci schiaccerà. Quindi “con Gesù possiamo immunizzarci dalla tristezza”, dice il Papa esortando i cristiani a non essere portatori di critiche e lamentale, a non piangersi addosso. “Questo non migliora nulla, mentre la gioia del Signore cambia la vita”.

Solo aprendoci ci liberiamo dalla paralisi del cuore

Ma c’è anche “una memoria chiusa” da cui guarire quando quelle ferite che abbiamo dentro ci rendono “paurosi e sospettosi” e alla lunga “cinici e indifferenti” comportandoci con arroganza verso gli altri. Il Papa sottolinea l’inganno di questo atteggiamento:

Solo l’amore guarisce alla radice la paura e libera dalle chiusure che imprigionano. Così fa Gesù, venendoci incontro con dolcezza, nella disarmante fragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pane spezzato per rompere i gusci dei nostri egoismi; così fa Gesù, che si dona per dirci che solo aprendoci ci liberiamo dai blocchi interiori, dalle paralisi del cuore. Il Signore, offrendosi a noi semplice come il pane, ci invita anche a non sprecare la vita inseguendo mille cose inutili che creano dipendenze e lasciano il vuoto dentro.

Infine il Papa esorta anche a riscoprire l’adorazione che prosegue in noi l’opera della Messa e ci guarisce dentro. La Messa del Corpus Domini è infatti seguita dall’adorazione e dalla Benedizione Eucaristica che suggellano questa Solennità.

Il video della Messa
Un miracolo commovente indusse un Papa del XIII secolo a istituire la solennità del Corpus Domini, alla luce del dogma della transustanziazione.

1263. Un sacerdote boemo in pellegrinaggio verso Roma si ferma a dire Messa a Bolsena. Mentre spezza l’ostia viene colto dal dubbio sulla presenza reale di Cristo in quel dischetto di farina. Improvvisamente, dall’ostia escono alcune gocce di sangue che macchiano il corporale di lino e alcune pietre dell’altare. Già nel 1215, nel IV Concilio Laterano, la transustanziazione era diventata dogma della fede. Ma dopo il miracolo del corporale, papa Urbano IV decide di estendere a tutta la Chiesa la Solennità del Corpus Domini, con la bolla Transiturus del 1264, collocando la festa il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste.

Tutto parte, si potrebbe dire, dal cuore di Cristo, che nell’Ultima Cena, alla vigilia della sua passione, ha ringraziato e lodato Dio e, così facendo, con la potenza del suo amore, ha trasformato il senso della morte alla quale andava incontro. Il fatto che il Sacramento dell’altare abbia assunto il nome “Eucaristia” – “rendimento di grazie” – esprime proprio questo: che il mutamento della sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo è frutto del dono che Cristo ha fatto di se stesso, dono di un Amore più forte della morte, Amore divino che lo ha fatto risuscitare dai morti. Ecco perché l’Eucaristia è cibo di vita eterna, Pane della vita.

Così papa Benedetto XVI nella Messa del Corpus Domini del 23 giugno 2011: nel secondo decennio del secolo che è iniziato con l’eclatante atto terroristico contro le Torri Gemelle e con una miriade di guerre dimenticate, la presenza reale del corpo e del sangue diventa conferma paradossale di un amore più forte della morte, di un amore che vince il peccato, ogni peccato. Ma nel disegno di Dio questa storia inizia prima della storia, inizia con l’uomo stesso…

L’odierna solennità del “Corpus Domini” invita a meditare sul singolare cammino che è l’itinerarium salvificum di Cristo attraverso la storia, una storia scritta sin dalle origini, in modo contestuale, da Dio e dall’uomo. Attraverso le vicende umane, la mano divina traccia la storia della salvezza.

E’ un cammino che inizia nell’Eden, quando, a seguito del peccato del primo uomo, Adamo, Dio interviene per orientare la storia verso la venuta del “secondo” Adamo. Nel Libro della Genesi è presente il primitivo annunzio del Messia e da allora, lungo il susseguirsi delle generazioni, come viene narrato nelle pagine dell’Antico Testamento, si snoda il cammino degli uomini verso Cristo.

Quando poi, nella pienezza dei tempi, il Figlio di Dio incarnato versa sulla croce il sangue per la nostra salvezza e risuscita dai morti, la storia entra, per così dire, in una dimensione nuova e definitiva: si realizza allora la nuova ed eterna alleanza, di cui Cristo crocifisso e risorto è principio e compimento. Sul Calvario il cammino dell’umanità, secondo i disegni divini, conosce la sua svolta decisiva: Cristo si pone a capo del nuovo Popolo per guidarlo verso la meta definitiva. L’Eucaristia, sacramento della morte e della risurrezione del Signore, costituisce il cuore di questo itinerarium spirituale escatologico.

Cosi si esprimeva Giovanni Paolo II nella Solennità del Corpus Domini del 1998, 11 giugno. Meno due anni al Duemila. Già si parla di globalizzazione e l’eucaristia, il dono per eccellenza, è già promessa dall’inizio della storia umana e include tutti i popoli, tutte le genti, tutti i tempi. Una globalizzazione dell’amore.
Questo respiro universale della Solennità odierna permea però anche le parole di Giovanni XXIII già alla vigilia del Concilio, nel Corpus Domini del 21 giugno 1962

O Gesù, cibo soprasostanziale delle anime, a te accorre questo popolo immenso. Esso si volge a penetrare la sua umana e cristiana vocazione di nuovo slancio, di interiore virtù, con prontezza al sacrificio, di cui Tu desti saggio inimitabile verbo et exemplo, con la parola e con l’esempio.

Fratello nostro primogenito, Tu hai preceduto, o Cristo Gesù, i passi di ciascun uomo, Tu hai perdonate le colpe di ciascuno; tutti e ciascuno tu sollevi a più nobile, più convinta, più operosa testimonianza di vita.

— O Gesù, panis vere, unico e solo cibo sostanzioso delle anime, raccogli tutti i popoli attorno alla mensa tua: essa è divina realtà sulla terra, è pegno di favori celesti, è sicurezza di giuste intese tra le genti, e di pacifiche competizioni per il vero progresso della civiltà.

— Nutrìti da Te e di Te, o Gesù, gli uomini saranno forti nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nelle molteplici applicazioni della carità.

La carità. Se con il dono del suo corpo e del suo sangue Dio ci ha amati fino a cancellare i nostri peccati, questo amore si estende anche in orizzontale, tra tutti gli uomini. Il sesto decennio del XX secolo sembra particolarmente recettivo all’ideale della pace e dell’amore universali, soprattutto tra le giovani generazioni. 1969, l’anno di Woodstock, delle contestazioni, della conquista della Luna che per un attimo fa sentire tutti gli uomini fratelli nel nome della scienza… Corpus Domini del 5 giugno: ecco come parla un papa in quegli anni effervescenti e difficili:

Comunione con Cristo, dunque, l’Eucaristia, come sacramento e come sacrificio: ma anche comunione tra di noi fratelli, con la comunità, con la Chiesa: ed è ancora la Rivelazione a dircelo, con le parole di Paolo: «Dal momento che vi è un solo pane, noi, che siamo molti, formiamo un solo corpo; poiché noi tutti partecipiamo di questo unico pane» (1 Cor. 10, m). Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha messo profondamente in luce questa realtà, quando ha chiamato l’Eucaristia «convito di comunione fraterna» (Gaudium et spes, 38); quando ha detto che i cristiani, «cibandosi del corpo di Cristo nella santa Comunione, mostrano concretamente l’unità del Popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata».

Ascolta la voce di Paolo VI

Le voci dei papi. Il Corpus Domini. La vera presenza del corpo di Cristo nell’ostia consacrata, intorno a cui ruotavano i dubbi del sacerdote boemo testimone del miracolo di Bolsena è confermata dalla vitalità dell’amore cristiano, dalle opere di carità ispirate dall’eucaristia. In questo senso le parole di papa Pio XII nel suo radiomessaggio al termine del Congresso eucaristico di Assisi, 9 settembre 1951. A metà del secolo scorso c’è ansia di ripresa dopo la tragedia della guerra:

Se negli angusti termini di questo Congresso eucaristico la fede e la scienza, la coltura, l’eloquenza, l’arte, la storia hanno portato in fraterna concordia, gradito dono a Gesù eucaristico, il tributo riconoscente dell’ingegno umano, pur tanto adeguato all’oggetto delle sue speculazioni e del suo culto dalle multiformi manifestazioni; assai più e meglio fanno questa sera la dotta teologia, la profonda filosofia, l’arte del pensiero, della parola, del canto, prostrandosi in tacita adorazione innanzi al Dio nascosto per esaltare nella fede dell’umile credente il dono inestimabile dell’Eucaristia.

Il dono è Egli stesso — Gesù Cristo — personalmente presente per operare in noi, se secondiamo il suo amore, le meraviglie della vita cristiana, di una vita cioè, che, ordinata secondo il Vangelo, mantiene fervida nei suoi, anche più tiepidi figli, la stima della virtù, la coscienza del bene e del male e impedisce loro di essere definitivamente travolti dalla valanga di errori e di corruzione, che dominano nel mondo.




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