L’odio non può mai essere la risposta. È quanto sottolinea il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, in una intervista rilasciata all’emittente televisiva austriaca “Orf” dopo l’attentato di ieri sera costato la vita a 6 persone, tra cui l’attentatore. In questi tempi molto difficili, aggiunge il porporato, “è molto importante, nonostante l’isolamento, che le chiese rimangano aperte, che si abbia semplicemente un posto dove si possa andare a respirare profondamente e dire una preghiera silenziosa. In questo c’è un vero conforto”.
R. – Da più di 40 anni non abbiamo assistito a un attacco terroristico in Austria. Se ricordo bene, l’ultimo grande atto di terrorismo è stato l’attentato alla sinagoga di Seitenstettengasse (la stessa che si trova vicina al luogo iniziale dell’attacco, ndr) nel 1981, cioè quasi 40 anni fa. Viviamo in un Paese dove la situazione è molto equilibrata e la gente ha sperimentato una grande prosperità e dove, grazie a Dio, stiamo tutti bene. Ci siamo anche abituati al fatto che viviamo in un Paese sicuro. La mia risposta alla domanda è che l’odio non può mai essere la risposta. Perché l’odio genera odio e questo è ciò che abbiamo vissuto in questa terribile notte. Anche se un odio indescrivibile può manifestarsi in una persona, in più persone, che si agita selvaggiamente e colpisce persone innocenti, uccidendole e ferendole gravemente, tuttavia la risposta a questo odio cieco non deve essere altro odio. Questo è il messaggio più importante per me.
R. – Per noi è molto importante, nonostante l’isolamento, che le chiese rimangano aperte, che si abbia semplicemente un posto dove si possa andare a respirare profondamente e dire una preghiera silenziosa. In questo c’è un vero conforto. Lo auguro soprattutto ai parenti delle persone che sono state uccise quella notte, lo auguro a tutti i feriti e lo auguro a tutti noi. Perché se siamo buoni l’uno con l’altro e non cadiamo nel panico e nella paura dell’altro, in una società che si chiude nella paura, ma riusciamo ad avere i sentimenti che hanno caratterizzato gli austriaci negli ultimi decenni – parlare l’uno con l’altro, avvicinarsi, e ora con la pandemia, anche se sempre a distanza avere il cuore che si fa prossimo – finché questo calore umano nella società è più forte del freddo dell’odio non dobbiamo scoraggiarci.
R. – Oggi stiamo pensando di celebrare una Messa, stiamo ancora organizzando e sarà annunciato per tempo. Naturalmente non possiamo invitare molte persone nella cattedrale, ma faremo in modo che venga trasmessa in diretta in modo da poter davvero arrivare a tutti e dare sollievo. Devo dire che questo è ciò che mi è successo stanotte, notizie terribili di questo genere destabilizzano. Poco fa sono entrato nella cappella e ho cercato di trovare un po’ di pace interiore e ho pregato per le persone, i servizi di emergenza, che sono pienamente impegnati e rischiano la loro vita per la nostra sicurezza.