Bassetti – Ddl Zan: “Serve dialogo sereno e rispetto delle coscienze di ciascuno”

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Bassetti – Conclusa la 74esima Assemblea generale all’Hotel Ergife di Roma, la Cei guarda al futuro. Cioè alle sfide dell’Italia provata e piagata dalla pandemia e dalle problematiche del mondo del lavoro – dalla disoccupazione, alle recenti tragiche morti – e alle sfide della Chiesa, a cominciare dal cammino sinodale “disegnato” da Papa Francesco. E di tutte queste cose e molto altro ha parlato il cardinale Bassetti nella conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea generale della CEI.


Molta l’attenzione anche sulla questione denatalità, recentemente affrontata dallo stesso Pontefice e dal premier Mario Draghi, come pure al dibattito sul Ddl Zan, per il quale è stata ribadita la necessità di un confronto sincero e sereno ma, al contempo, il rispetto della coscienza di tutti.
Ma andiamo con ordine. Nei lavori di gruppo, i 200 pastori di nord, sud e centro Italia, insieme a 13 vescovi emeriti, hanno fatto emergere l’urgenza e l’importanza di intraprendere come Chiesa italiana questo sinodo italiano che – ha detto il cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, non è altro che “una conversione pastorale a 360° basata sul Vangelo e le condizioni degli uomini di oggi”. Ovvero “le gioie, le speranze ma anche le tragedie odierne, che sono le gioie, le speranze e le tragedie anche della Chiesa”.
Il presidente ha riportato la gratitudine dell’episcopato italiano al Papa che con il suo discorso introduttivo ha dato nuovi spunti per il cammino sinodale, indicando come riferimento il Convegno di Firenze del 2015 e le linee d’azione lì emerse: uscire, annunciare, abitare, educare, per dare alla Chiesa “un volto di mamma che accompagna e accarezza. “La gente oggi ha bisogno di questo”, ha detto Bassetti, specialmente in un momento drammatico come quello attuale, a causa dell’emergenza sanitaria e delle sue ricadute sociali ed economiche.
“Il Sinodo vuole essere una carezza alla gente in estrema sofferenza”, ha affermato Bassetti. “Il Papa ha insistito che il cammino sinodale deve essere dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso: cominciamo da parrocchie, diocesi e arriviamo anche alle varie problematiche. Poi dai vescovi, dal magistero arriverà una risposta, ma non dall’alto: dal basso, tutti insieme, perché anche il popolo di Dio è ‘infallibile in credendo’, non c’è distinzione di ruolo tra battezzati. Il fine è sempre lo stesso, la missione di camminare insieme. Io sono convinto che questa sinodalità potrà rinnovare la Chiesa dal di dentro: non si possono eludere i problemi della gente”.
Tra questi problemi non rientrano, “quelli del celibato dei preti e del sacerdozio alle donne. Non sono i problemi fondamentali che in questo momento attanagliano la Chiesa e l’umanità”, ha fatto notare Bassetti interpellato sul confronto tra il cammino sinodale che si appresta a compiere la Chiesa italiana e il Sinodo della Chiesa tedesca.
“Il cammino sinodale che sta iniziando la Chiesa italiana parte da condizioni molto diverse da quello della Germania, che ha affrontato alcune problematiche molto particolari. I problemi di fondo della nostra gente sono ben altri: la solitudine, l’educazione dei figli, le difficoltà di chi non arriva a fine mese per la mancanza di lavoro, l’immaturità affettiva che porta le famiglie a disgregarsi”.


“L’attività umana corrisponde alla dignità della persona, perché quando una persona è privata del lavoro è come se la privassi della sua dignità”, ha detto Bassetti ai giornalisti, a margine della conferenza. “Giovani che a 30 anni dicono: ‘Io non so che fare della vita, perché non ho lavoro. Vorrei mettere su famiglia, ma come faccio?’, ecco, in quei casi la persona è privata della sua dignità”.
Il cardinale Bassetti ha stigmatizzato le morti sul lavoro come “una grandissima ingiustizia”: “Sono diminuiti in questo periodo, anche per il lockdown, i posti di lavoro e aumentati gli incidenti. Questo vuol dire che, da qualche parte, ci saranno delle responsabilità se non viene garantita la vita delle persone”, ha detto. Il riferimento è alla recente tragedia del Mottarone, che ha provocato la morte di 14 persone, definita dagli inquirenti una ‘tragedia per il guadagno’. “Se ci sono responsabilità chiare, quella vicenda diventa un crimine oltre che un incidente, perché non si può giocare sulla incolumità della gente”, ha esclamato Bassetti. “La persona, se va in vacanza, ed entra in una cabina deve essere sicura come a casa sua. E siccome oggi ci sono i mezzi per garantire la sicurezza, viene da pensare che non vengano usati per garantire la vita. Vediamo cosa è successo a 14 povere persone. Speriamo che si salvi il bambino, noi vescovi abbiamo pregato tanto per lui”.
Il presidente Cei ha spiegato che non si è discusso sullo Ius Soli, perché “avevamo tante altre problematiche”. “Io – ha poi aggiunto – ho sempre detto che più che lo Ius Soli per me è importante lo Ius Culturae, che implica un cammino che si è fatto insieme”. Non è mancato, invece, nel corso della conferenza, un cenno al Ddl Zan sulla omotransfobia. La posizione della Chiesa italiana rimane la stessa: “È giusto che in parlamento si discuta. Noi siamo convinti che per quello che riguarda l’omofobia ci fossero già leggi sufficienti; secondo noi, non c’era nemmeno bisogno di questo decreto. Siccome chi deve legiferare è il parlamento e il popolo, che ci sia un confronto sincero e sereno, ma anche lì sia rispettata la coscienza di tutti”, ha sottolineato il cardinale.
“La persona viene sempre prima ma deve essere garantita tutela amplissima di libertà di esprimersi senza paura”. Mentre sull’identità di genere, Bassetti ha rimarcato che si tratta di un tema su cui ci sono visioni diverse: “Noi vescovi abbiamo una visione biblica, ‘maschio e femmina li creò’, ma ci deve essere un dibattito franco e libero. Non si può impedire il dibattito, ma non devono esserci scontri bensì un dibattito sui principi nel rispetto delle coscienze di tutti per arrivare ad una convergenza”.


La Conferenza episcopale italiana interviene sul disegno di legge Zan contro l’omotransfobia, “una legge – si legge in una nota – che intende combattere la discriminazione” e che “non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza, mettendo in questione la realtà della differenza tra uomo e donna”. Si fa così appello a “sviluppare nelle sedi proprie un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire alla edificazione di una società più giusta e solidale”. “In questi mesi – affermano i vescovi – sono affiorati diversi dubbi sul testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali. È necessario che un testo così importante cresca con il dialogo e non sia uno strumento che fornisca ambiguità interpretative”. I presuli ribadiscono che l’atteggiamento, sulla scia di Gesù Buon Pastore, è quello del raggiungere “ogni persona, in qualunque situazione esistenziale si trovi, in particolare chi sperimenta l’emarginazione culturale e sociale”. “Il pensiero – aggiungono – va in particolare ai nostri fratelli e sorelle, alle nostre figlie e ai nostri figli, che sappiamo esposti anche in questo tempo a discriminazioni e violenze”.
Sul grave fenomeno della natalità Bassetti è stato inequivocabile: “Quanto alla denatalità, per il cardinale tale fenomeno è “il sintomo di una paura”. La paura, cioè, del futuro che c’è tra la gente: “Essa toglie la speranza nella vita e nella vita nascente. Garantire alla gente i propri diritti vuol dire aiutarli ad essere più sereni nel programmare il loro futuro. E sicuramente nel futuro di una famiglia, non ci possono non essere i figli, perché una famiglia senza figli è molto ridotta. I figli sono il prezioso frutto del matrimonio. Noi vescovi ne abbiamo parlato con il presidente Draghi, insistendo sul fatto che dobbiamo creare tutte le condizioni perché la gente viva in un clima favorevole a generare figli”.
“L’assegno unico è una buona soluzione”. Però, avverte Bassetti, “bisogna continuare su questa strada perché purtroppo l’Italia è come se partisse da zero. L’Europa è più avanti nell’attenzione alle famiglie. Se questa attenzione profonda manca da parte dei datori di lavoro (io non ti posso allontanare perché aspetti un figlio, è una ingiustizia!) e da parte anche dello Stato che favorisca chi ha dei figli e vuole averne, se mancano queste condizioni si va poco lontano. Quindi, almeno l’Italia deve adeguarsi a quello che avviene altrove, ad esempio in Francia.




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