1981: iniziano i messaggi della Vergine a Medjugorie

558

Medjugorie – Il 25 Giugno del 1981 hanno inizio i messaggi della Vergine Maria a Medjugorie.
Nel pomeriggio del 24 giugno 1981 Ivanka Ivanković, allora quindicenne, e Mirjana Dragičević, sedicenne, stanno passeggiando ai piedi della collina del Podbrdo quando, alle quattro del pomeriggio, intravedono una figura femminile su una piccola nube. Spaventate, le due ragazze fuggono e ritornano al villaggio. Poco dopo, verso le 18:30, decidono di tornare sulla collina accompagnate da Vicka Ivanković, cugina di Ivanka. Le tre ragazze rividono la figura femminile con un bambino in braccio e l’avrebbero identificata sin da subito con la Madonna.
Il giorno dopo le ragazze salgono nuovamente sulla collina accompagnate da Marja Pavlović, cugina di Mirjana, da Jakov Čolo di 10 anni e da Ivan Dragičević di 16. La Madonna appare di nuovo all’intero gruppo e avrebbe avuto un breve dialogo con Ivanka in merito alla madre, scomparsa pochi mesi prima. Il 26 giugno il gruppo sale di nuovo sulla collina e avrebbe avuto di nuovo un breve dialogo con la Vergine. La Madonna invita i veggenti a pregare per la pace.


La notizia delle apparizioni inizia a diffondersi, suscitando l’irritazione della polizia jugoslava. Il 27 giugno ai ragazzi viene proposto di sottoporsi ad un esame psichiatrico ma si rifiutano. Al tramonto un nuovo dialogo con la Madonna. Sul luogo preciso delle apparizioni la gente del paese pone una pietra segnata da una croce bianca. Il 28 giugno si contano almeno diecimila persone che assistono all’apparizione serale della Vergine.
Il 29 giugno i veggenti sono nuovamente prelevati dalla polizia jugoslava e condotti per esami all’ospedale psichiatrico di Mostar. La perizia conferma la loro sanità mentale e vengono rilasciati in serata; tornati sulla collina assistono a una nuova apparizione.
Il 30 giugno due collaboratrici dei servizi segreti convincono i ragazzi ad allontanarsi da Međugorje, mentre la collina viene chiusa dalla polizia. In serata, all’ora dell’apparizione, i veggenti sono su un’automobile fra Ljubuški e Čitluk e vedono la Vergine venire loro incontro sulla strada. In questa circostanza la Madonna avrebbe detto che sarebbe apparsa per soli altri tre giorni.
Dubbi sono stati sollevati sulla veridicità dell’intervento effettivo dei servizi segreti nella vicenda: i ragazzi furono accompagnati da due assistenti sociali Mica Ivanković, cugina di Vicka e Ivanka, e Ljubica Vasilj-Gluvić. La sera stessa, parlando con padre Jozo in una conversazione registrata, affermarono di aver scelto liberamente di andare in gita a Cerna, nota località turistica della Bosnia, senza subire alcun tipo di pressione.
Il 1 luglio i veggenti sono nuovamente portati via dalla polizia. L’apparizione avviene sul furgone della polizia dove sono tenuti prigionieri. Il 2 luglio, per sfuggire alla polizia, i ragazzi si nascondono nella canonica dei francescani e qui vedono una nuova apparizione della Madonna.
A metà luglio la notizia delle presunte apparizioni appare su un giornale cattolico di Zagabria, dando così rilevanza internazionale ai fatti. Iniziano ad avvicinarsi a Međugorje anche i primi pellegrini dall’estero. Le autorità jugoslave ordinano nuovamente la chiusura del Podbrdo, mentre il 12 agosto viene arrestato padre Jozo Zovko, capo della comunità francescana di Međugorje, ritenuto dalla polizia il reale mandante delle apparizioni. Padre Jozo verrà condannato a otto anni per il reato di “attentato alla sicurezza e all’unità della patria”.
Intanto Međugorje viene visitata da un numero sempre crescente di visitatori, curiosi e pellegrini che affermano di vedere segni e figure luminose nel cielo. Diciassette mesi dopo l’inizio delle visioni, padre Jozo viene rilasciato e le autorità decidono di non ostacolare più il flusso dei pellegrini o le attività dei veggenti.
Fra il 1984 e il 1985 la Madonna ha rivelato ai veggenti dieci segreti che, similmente a quelli di Fátima, conterebbero rivelazioni su avvenimenti futuri. Il 25 giugno 1985 la veggente Mirjana ha affermato di aver ricevuto dalla Madonna una pergamena contenente i dieci segreti. Questa pergamena, a detta della veggente, sarebbe fatta di uno speciale materiale sulla quale ognuno legge una cosa diversa, a eccezione di tre veggenti che vi leggono i segreti. Finora la pergamena è stata vista solo da alcuni parenti di Mirjana.
I dieci segreti saranno resi noti al mondo intero tre giorni prima che accadano dal francescano padre Petar Ljubičić che sarà informato dieci giorni prima dalla stessa Mirjana. Uno dei segreti sarà un segno permanente e visibile sulla collina delle apparizioni.
A partire dal 1º marzo 1984 i veggenti hanno iniziato a diffondere messaggi per l’umanità da parte della Vergine Maria. Infatti in quella data la Madonna apparve alla veggente Marja affidando a lei e alla parrocchia di Međugorje questo compito. Inizialmente i messaggi venivano rivelati ogni giovedì, poi a partire dal 1987 ogni 25 del mese. Un messaggio viene affidato anche alla veggente Mirjana a cui la Madonna appare il secondo giorno di ogni mese.
Nel corso degli anni Ottanta Međugorje acquista sempre più notorietà internazionale. Pavao Žanić, il vescovo di Mostar nella cui giurisdizione rientra anche la località delle apparizioni, sin da subito si mostra scettico sul fenomeno. Nel 1984 la commissione diocesana d’inchiesta emette un giudizio negativo sulle apparizioni.
Nel 1991 i vescovi della Jugoslavia, allora una nazione ancora unita, approvano la cosiddetta “dichiarazione di Zara”, dal nome della città dalmata dove si sono riuniti. Essi affermano che “sulla base delle indagini finora condotte non è possibile affermare si tratti di apparizioni o fenomeni sovrannaturali”.
Secondo i veggenti nelle presunte apparizioni i fedeli sarebbero invitati alla conversione, alla preghiera e alla pace. Il messaggio principale è la pace (nel suo significato più ampio: con Dio, con gli uomini e anche interiore) e i veggenti affermano che la Madonna avrebbe indicato loro che si può raggiungere attraverso cinque strumenti (“le cinque pietre” paragonate ai ciottoli scelti da Davide, armato solo di fionda e bastone, per abbattere Golia, la preghiera umile e con il cuore, in particolare il Rosario quotidiano.
il digiuno nei giorni di mercoledì e di venerdì per le persone che possono farlo; per le persone malate, anziane o che per motivi di salute non possono farlo, questi offrano un qualcosa alla Madonna in quei giorni.
la lettura quotidiana della Bibbia.
la Confessione, almeno una volta al mese.
l’Eucaristia, preferibilmente tutti i giorni.
Secondo i messaggi diffusi dai veggenti, se rispettati i cinque precetti appena indicati la Madonna avrebbe promesso la sua intercessione favorendo anche la conversione personale. Secondo loro è preferibile pure dedicare un posto della casa, una sorta di altarino, alla Madonna.
L’unica posizione ufficiale della Chiesa rimane la dichiarazione di Zara del 1991. Ancora nel 2007 il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone affermava: “Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara del 1991, che lascia la porta aperta a future indagini”.
Negli anni successivi, a seguito di una richiesta di chiarimenti inviata da Gilbert Aubry vescovo di Saint-Denis-de-La Réunion, la Congregazione per la Dottrina della Fede attraverso una lettera firmata dall’allora segretario Tarcisio Bertone ha dichiarato che «dopo la divisione della Jugoslavia in diverse nazioni indipendenti, spetterebbe ora ai membri della Conferenza episcopale della Bosnia-Erzegovina riprendere eventualmente in esame la questione ed emettere, se il caso lo richiede, nuove dichiarazioni» concludendo che «i pellegrinaggi a Međugorje che si svolgono in maniera privata, sono permessi a condizione che non siano considerati come un’autenticazione degli avvenimenti in corso e che richiedono ancora un esame da parte della Chiesa».
Tra i prelati che si sono espressi nettamente contro l’autenticità delle apparizioni vi fu l’allora vescovo di Mostar-Duvno (la diocesi che ha competenza sulla parrocchia di Međugorje) Pavao Žanić; opinione mantenuta anche dal successore attualmente in carica Ratko Perić.


Il 17 marzo 2010 la Santa Sede ha istituito, presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, una speciale commissione internazionale di inchiesta e di studio sulle apparizioni della Madonna di Međugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da una ventina di membri tra cardinali, vescovi, periti ed esperti.
Questa commissione ha lavorato in maniera riservata e ha sottoposto nel febbraio 2014 le sue conclusioni alla Congregazione stessa, competente ora ad adottare le decisioni del caso. Questa relazione, secretata per anni, è stata resa nota il 15 maggio 2017 da Papa Francesco rispondendo alla domanda di un giornalista. Diversi quotidiani l’hanno poi ripresa e pubblicata in forma integrale nei giorni successivi: le prime sette apparizioni, avvenute fra il 24 giugno e il 3 luglio 1981, sono state giudicate probabilmente autentiche. Invece sugli sviluppi del fenomeno dopo il 1981 la Commissione Ruini si è espressa in maniera fortemente critica esprimendo dubbi sulla reale origine sovrannaturale delle apparizioni dopo il 3 luglio 1981, sui messaggi della Vergine rilasciati dopo quella data e sui segreti.
La relazione Ruini non è comunque il giudizio definitivo della Chiesa sul fenomeno che resta competenza esclusiva del Pontefice. Papa Francesco ha giudicato in modo positivo il lavoro svolto dalla commissione e l’11 febbraio 2017 ha delegato l’arcivescovo polacco Henryk Hoser di effettuare ulteriori indagini sulla situazione pastorale.
A maggio 2019, Papa Francesco ha deciso di autorizzare i pellegrinaggi ufficialmente organizzati da diocesi e parrocchie. In ogni caso, l’autorizzazione papale non dev’essere interpretata come un’autenticazione degli avvenimenti di Međugorje, i quali necessitano di ulteriore esame da parte della Chiesa. Nelle parole di Alessandro Gisotti, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il visitatore apostolico Henryk Hoser “avrà, in tal modo, maggiore facilità a stabilire – d’intesa con gli ordinari dei luoghi – rapporti con i sacerdoti incaricati di organizzare pellegrinaggi a Međugorje, come persone sicure e ben preparate, offrendo loro informazioni e indicazioni per poter condurre fruttuosamente tali pellegrinaggi”.
E’ stato definito il Papa di Fatima e di Lourdes, ma Giovanni Paolo II era anche il Pontefice di Medjugorje. Al luogo delle apparizioni in Portogallo il Papa polacco era legato indissolubilmente dal contenuto del terzo segreto che la Madonna rivelò, nel 1917, ai tre pastorelli, suor Lucia dos Santos e i beati Giacinta e Francisco Marto.
In quel messaggio Wojtyła lesse la profezia dell’attentato che subì il 13 maggio 1981, festa della Madonna di Fatima, in piazza San Pietro per mano di Alì Agca. Il legame con Lourdes, invece, si è sviluppato soprattutto negli ultimi anni della sua malattia quando, «malato tra i malati», volle farsi pellegrino in quel paesino francese ai piedi dei Pirenei per affidarsi totalmente a colei che amava definire «la Madre del mio Maestro».
È proprio Lourdes, infatti, la meta dell’ultimo viaggio internazionale, il centoquattresimo, del beato Giovanni Paolo II, nell’agosto 2004.
Ma Karol Wojtyła era legato al paesino della Bosnia-Erzegovina, dove da trentuno anni apparirebbe la Madonna, con la stessa intensità con cui si sentiva spiritualmente unito a Lourdes e a Fatima. È il 28 luglio 1993. Il giorno che passerà alla storia per l’esplosione di due bombe a Roma, una in piazza San Giovanni in Laterano e l’altra poco distante dalla Chiesa di San Giorgio al Velabro.
La mattina di quel giorno un piccolo gruppo di preghiera intitolato “Regina della pace” fu ricevuto da Giovanni Paolo II nel cortile di Castel Gandolfo. Ad accompagnare i fedeli napoletani era il parroco don Vincenzo Berlingieri. «Con noi – racconta il sacerdote – c’era anche don Pietro Zorza che portò al Papa il suo libro su Medjugorje. I devoti avevano tanti oggetti di quel paesino mariano della Bosnia-Erzegovina che donarono a Giovanni Paolo II. Per prima cosa – prosegue don Vincenzo – quella mattina ci fu la Messa presieduta dal Papa. Il rito si svolse in modo semplice, raccolto, senza omelia. Subito dopo il Santo Padre incontrò i gruppi presenti alla celebrazione eucaristica. I primi a essere ricevuti dal Papa furono alcuni fedeli polacchi guidati dalla sua amica Wanda Poltawska, la donna che era stata guarita miracolosamente per intercessione di san Pio da Pietrelcina al quale era stata raccomandata proprio da Wojtyła. Subito dopo toccò al nostro gruppo. Il Papa ricevette gli oggetti di Medjugorje che gli donarono i fedeli, insieme con il libro di Zorza e un’offerta in denaro per la sua carità. Wojtyła diede a una bambina il suo rosario in cambio di quello della Madonna della Bosnia-Ervegovina. Mentre cercavo di raccontare al Papa che ero un parroco di Napoli e tentavo di chiedergli di pregare per me – racconta ancora don Vincenzo – lui incominciò a dire: Medjugorje: un unico gruppo di preghiera. Preghiamo insieme. Medjugorje Medjugorje. Poi volle farsi una foto con me mentre teneva in mano il rosario della Gospa. Quel pomeriggio ricordo che ci fu l’attentato mafioso in piazza San Giovanni in Laterano».
Questo racconto inedito conferma le molteplici testimonianze che attestano come Wojtyła credesse nelle apparizioni di Medjugorje. Nel libro Perché è santo, scritto a quattro mani da Saverio Gaeta e Sławomir Oder, si riportano, accreditandole, le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel 1987, durante un breve colloquio con la veggente Mirijana Dragičević alla quale confidò: «Se non fossi Papa, sarei già a Medjugorje a confessare». Un’intenzione che trova conferma nella testimonianza del cardinale Frantisek Tomasek, Arcivescovo di Praga dal 1977 al 1991, il quale gli sentì dire che, se non fosse stato Papa, avrebbe voluto andare nel piccolo paese della Bosnia-Erzegovina per offrire aiuto nell’assistenza dei pellegrini.n




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *