Ci risiamo! Torna la commedia francese anche in Italia con un film che farà divertire anche gli spettatori nei cinema italiani. “Alibi.com” è una divertente storia ricca di situazioni curiose e divertenti la cui sinossi è riassumibile in poche righe ed attenzione al curioso finale: Greg (Philippe Lacheau) è il capo di una società denominata Alibi.com che crea qualsiasi tipo di alibi. Insieme ad Augustin (Julien Arruti), il socio, e a Medhi (Tarek Bordali), il nuovo dipendente, sviluppano stratagemmi incredibili per fornire alibi di ferro ai loro clienti. Ma l’incontro con la giovane Flo (Élodie Fontan), che detesta gli uomini che mentono, complicherà la vita di Greg, che le nasconderà la vera natura della sua attività. Al momento della presentazione ai genitori, però, Greg scoprirà che Gérard, il padre di Flo, è uno dei suoi migliori clienti…..
Com’è nato ‘Alibi.com?’ Abbiamo chiesto al regista e sceneggiatore Philippe Lacheau
“Intorno al 2009, insieme a «Babysitting» mi è venuta l’idea di due film allo stesso momento, li ho proposti e il primo che è andato in porto è stato «Babysitting». Poi abbiamo continuato con «Babysitting 2» ma avevo sempre in mente l’idea di «Alibi.com», cui credevo molto. Avevo visto un reportage in televisione sulle società che forniscono alibi. Esistono davvero, il che è pazzesco a pensarci. Ti aiutano a tradire il partner, a mentire alle persone che ti sono vicine: totalmente immorali e politicamente scorrette. Insomma, un tema fantastico per una commedia. L’attività di quelle società tocca molti settori ma, per restare nella legalità, non possono intervenire nel mondo del lavoro, trattare con minorenni o fornire ricette mediche false. Nel reportage c’era l’esempio, che abbiamo ripreso, della donna che fa credere al marito che segue dei corsi di pasticceria. Mentre sta con l’amante, la società di alibi le prepara dei dolci che lei passa a prendere prima di tornare a casa e poi porta al marito. Abbiamo cercato di spingerci il più lontano possibile, di immaginare le cose più incredibili, ma la realtà è già così pazzesca. Esplorando siti di questo tipo, abbiamo scoperto che un tizio era arrivato addirittura a far credere alla compagna di essere in stato di fermo.
Il film è un classico vaudeville contaminato da uno humour più moderno, folle e visuale, alla «Babysitting». Ritroviamo anche la combinazione di generazioni diverse con, da un lato, i miei compagni abituali – Tarek Boudali, Julien Arruti, Vincent Desagnat – e, dall’altro, Nathalie Baye e Didier Bourdon, che siamo orgogliosissimi di avere nel film. Amiamo questo tipo d’incontri – che già si erano prodotti in «Babysitting» con Gérard Jugnot e in «Babysitting 2» con Christian Clavier”.
Dopo avere attinto alla vecchia guardia dello Splendid, siete andati a cercare uno del mitico trio degli Inconnus.
“Didier Bourdon è una delle persone che mi fanno più ridere. I suoi sketch con gli Inconnus non invecchiano. Avevamo voluto lavorare con lui in precedenza, ma non era stato possibile per questioni di calendario. Considerando da quanto tempo è sotto i riflettori, Didier potrebbe prendere il lavoro sottogamba, e invece no, ha sempre voglia di far ridere, gli piace. Ed è una persona gentilissima e molto semplice. Adoro questo signore sia a livello artistico sia umano. Nel film, lo trovo straordinariamente divertente. Come tutti i grandi, ha il dono di migliorare i dialoghi, la sceneggiatura, il personaggio, e rendere tutto più divertente. Il segreto è in un’espressione, in una parolina detta al momento giusto. La sua prima battuta, il primo giorno di riprese, era «Non è vero!». Insomma, è riuscito a far morire dal ridere tutta la troupe dicendo solo «Non è vero!». Spero che faremo ancora tanti film insieme”.
Cosa più sorprendente, il ruolo della moglie è interpretato da Nathalie Baye.
“Ad essere sincero, l’idea è stata dei produttori e l’ho subito trovata eccellente. Mi hanno detto: «per il personaggio della madre sarebbe bello prendere una persona non necessariamente legata alla “commedia”, il personaggio sarà ancora più divertente». Ed è arrivato il nome di Nathalie Baye. Io non la conoscevo personalmente, lei non aveva visto «Babysitting». Quando ci siamo incontrati ero molto intimidito. E ci siamo intesi alla perfezione. Un altro bell’incontro! Nathalie è una che adora ridere. Ha quell’immagine d’interprete di film d’autore, ma mi ha detto esplicitamente che aveva voglia di fare delle commedie. Vuole divertirsi, fare la buffona. All’inizio, il personaggio della signora Martin è piuttosto classico, poi poco a poco si lascia andare. Avevo paura che Nathalie non volesse fare alcune cose. Al contrario, spingeva sull’acceleratore. Non ha rifiutato niente. E bisogna dire che ha una scena di sesso torrido, un’altra acrobatica nell’automobilina da golf, in una si mette addirittura a sculettare alla Beyoncé. Ballare le faceva un po’ paura ma si è fidata di me e, alla fine, è stata bravissima. Si crea un’empatia con il suo personaggio perché entra nel gioco fino in fondo”.
È il primo film che dirigi da solo. Quali difficoltà hai dovuto superare?
“Mi ero fatto la mano con i due «Babysitting» che avevo co-diretto con Nicolas Benamou. Questa è la mia prima esperienza da solo ma avevo attorno a me buona parte della nostra équipe, e soprattutto il supervisore tecnico alla regia, David Diane, che era primo assistente nei «Babysitting». Ci conosciamo bene, abbiamo tanti automatismi in comune. Le scene pericolose in macchina sono state regolate da David Julienne, che era anche nei «Babysitting», quindi era tutto molto preparato e definito. Le difficoltà non sono venute necessariamente dalle situazioni in cui le aspettavamo. Bisogna sapere, per esempio, che girare con una zebra non è facile. In natura la zebra è una preda, quindi per istinto è molto diffidente. Mio fratello Pierre, che faceva il making of, ne sa qualcosa: si è beccato un colpo di zoccolo e il microfono della telecamera è volato via”.
Gli uffici di Alibi.com sembrano la materializzazione del sogno di un nerd.
“Siamo rimasti eterni adolescenti e credo che quegli uffici ci assomiglino abbastanza. Greg, il mio personaggio, è un fan degli anni ‘80, quindi ci sono tante citazioni: un flipper, il cruscotto di «Ritorno al futuro», etc. Sono nato nel 1980 e sono fissato con quegli anni. Non perdo mai un reportage in tv sull’argomento, divento nostalgico. Quando mandano in onda «Femme» di Jean-Luc Lahaye, do i numeri. Continuo a essere convinto che in quel periodo siano uscite le canzoni migliori. La colonna sonora di «Top Gun», Bonnie Tyler… adoro”.
E Jean-Claude Van Damme?
“La mia infanzia consisteva in Van Damme, Schwarzenegger e Stallone. «Alibi.com» è farcito di piccole citazioni di quel cinema. Greg, il mio personaggio, è un fan di Van Damme. È frustrato perché non è mai riuscito a fare il celebre calcio volante di «Senza esclusione di colpi». Ho avuto tre incontri di preparazione con uno stuntman per imparare a farlo. Beh, il montaggio e il rallentatore aiutano, ma comunque ne sono piuttosto orgoglioso”.
Alcuni elementi tornano in tutti i vostri film. Anzitutto c’è sempre qualche casino con i suoceri.
“È vero! Julien (Arruti) m’ha detto: «finiranno per credere che tu abbia un problema con i suoceri». No, è solo un ottimo soggetto per una commedia. Scrivendo «Alibi.com», ci siamo domandati quale potesse essere la situazione peggiore per uno che dirige una società che vende menzogne. Siamo arrivati alla situazione in cui scopre che il suocero è un suo cliente. Quindi è più una questione di meccanica comica che d’ispirazione autobiografica. Per fortuna!”.
Quindi i commenti al film di alcuni degli attori accumunati dalla soddisfazione e dal divertimento nel girare ‘Alibi.com’.
Philippe Lacheau: “Alibi.com aiuta i propri clienti a mentire alle persone vicine. Vi troviamo alibi di ferro e altri sotterfugi per nascondere un’infedeltà, evitare una cena noiosa con i suoceri o fare sega a scuola se siete studenti”.
Tarek Boudali: “Io, sono Mehdi, il nuovo arrivato. Mi sono appena fatto assumere, sono molto perbenino, il tipo perfetto… in apparenza. Siccome sono molto leccapiedi nei confronti del capo, Augustin se la prende ed entriamo in competizione”.
Élodie Fontan chi è Flo Martin, il suo personaggio?
“Flo è una giovane giurista, vivace e divertente. In compenso, è molto intransigente su certi principi, non sopporta la menzogna e non perdona niente. Ed ecco che s’innamora di Greg, il boss di Alibi.com, il cui mestiere consiste nel mentire”.
Per il cinema ha girato appena quattro film, che da soli hanno fatto circa 18 milioni di spettatori, ossia una media di 5 milioni a film. Élodie Fontan, meglio di Louis de Funès!?
“È pazzesco! Sono davvero fortunata. Auguro la stessa cosa ad «Alibi.com», un film molto diverso dai «Babysitting». C’è la commedia, ci sono le scene pericolose e anche quelle di azione, ma con una nota più romantica. Ci sono belle scene commoventi, tra Flo e Greg e tra i personaggi di Nathalie e Didier. Per quanto riguarda i cinque milioni di spettatori a film, ne parlerò con il prossimo produttore che incontro…”.
Interpretate i coniugi Martin. Chi sono?
Didier Bourdon: “Il loro nome riassume bene le cose. I Martin sono degli archetipi, il Signore e la Signora Chiunque. È questo il è bello ed è da questo che trae forza il lavoro di Philippe e della sua banda: ci riconosciamo un po’ tutti. Sanno cogliere i tratti di oggi. Il signor Martin, il mio personaggio, ha bisogno di un alibi per tradire la moglie e quindi si rivolge ad Alibi.com. Per lui è un modo per dirsi: «non sono io, è il sito internet». Non è che voglia tradire la moglie perché sia un mostro o intenda divorziare, ma tra loro si è creata una routine. Si dice «faccio una scappatella e poi dimentico tutto». Ovviamente, non andrà come previsto. E, allo stesso tempo, c’è l’aspetto delirante dei giovani della banda di Alibi.com. Con il pretesto della commedia riesce ad essere molto più corrosivo di alcuni film che si prendono troppo sul serio. «Alibi.com» parla dell’ipocrisia della nostra società e dell’immagine e della riscoperta della coppia, un tema che avevo affrontato anch’io in «Sept ans de mariage». Peraltro, abbiamo girato nella stessa casa del mio film.
Nathalie Baye, il suo personaggio di moglie perbene, un po’ pantofolaia, si rivela poco a poco nel corso del film. In fondo non è così sciocca. “Si era un po’ addormentata. E la capisco. Quando si finisce in pensione ci si può annoiare, perdere fiducia in se stessi. All’inizio del film, si sente inutile, in realtà è piuttosto commovente. Philippe e i suoi autori amano i loro personaggi. Non ne trascurano neanche uno. È perché ci si affeziona a loro che il film è divertente”.
DIDIER BOURDON: “C’è una storia divertente tra me e Philippe. Dovevo lavorare nel primo «Babysitting» ma non ho potuto a causa delle riprese di «Trois Frères: le retour». Poi, al momento di «Babysitting 2», ero bloccato con «Les Profs 2». Ero disperato. Quando Philippe mi ha chiamato per propormi «Alibi.com», temevo che non fosse così bello. Leggo la sceneggiatura e impazzisco dalla gioia! Sono un cliente affezionato di quello che fanno fin da «La Bande à Fifi» su Canal+. In «Alibi.com», ritroviamo il loro marchio di fabbrica, con in più una dimensione alla Feydeau che adoro. In qualsiasi tipo di cinema, lo spirito collaborativo è una risorsa. I film scritti da Jacques Fieschi, per esempio, sono spesso un gradino sopra agli altri perché con lui c’è un lavoro di emulazione. Con Les Inconnus cercavamo di dare il meglio di noi. E credo che Philippe abbia trovato proprio questo con i suoi complici. È molto importante.
Condividendo la riuscita del film Medusa Film ha acquisito i diritti cinematografici per il remake italiano del film ed allora torneremo a divertirci con altri intriganti alibi….
Raffaele Dicembrino