Tre giorni di Coppa Italia dedicata agli ottavi. Anche questa volta la Coppa nazionale è usata dalle squadre per far giocare rincalzi e giocatori che non scendono quasi mai in campo. Tutti sostengono di tenere a questa competizione, ma poi in realtà viene vista (quasi) da tutti, come un fastidio. L’unica cosa che conta in questo calcio è il campionato. Un vero peccato se si pensa cosa sono le coppe nazionali in paesi come Inghilterra e Francia.
Per fortuna c’è l’Alessandria che ci fa dimenticare questo concetto arretrato del calcio italiano. La sua vittoria contro il Genoa sa un po’ di calcio di una volta. Vincere ai supplementari in 10 con una squadra di due categorie superiori, ricorda quelle imprese del calcio dei nostri padri che si sentivano per radio. Oltre alle emozioni la squadra piemontese suscita un’ottima impressione. Un squadra che fa un calcio ben organizzato arioso e propositivo. Dopo la vittoria di Palermo, che ai più pareva un episodio, si ha la conferma che la formazione di Lega Pro è una compagine ai cui bisogna dar credito e da seguire con interesse. Un plauso ai tifosi alessandrini scesi in massa a Genova, e anche ai genoani che cosa rarissima in Italia, hanno applaudito I Grigi, questo è il soprannome dell’Alessandria, a fine partita.
In serata si torna alla normalità. L’Inter esegue il compitino eliminando un Cagliari, imbottito di riserve e più focalizzato alla corsa promozione per la serie A. Molte seconde linee in campo per la capolista e per i sardi. Ma anche con esse l’Inter si dimostra una squadra impermeabile e solidissima. Un 3 -0 che non ammette discussioni. Unico squillo dei sardi un palo che sul 1-0 poteva riaprire la partita.
Mercoledì ricchissimo di incontri. Si apre con la Roma che affronta lo Spezia, con solo quattro titolari in campo e tanti rincalzi. Solita Roma dell’ultimo periodo con un giro palla lento e sterile e una difesa sempre a rischio, tant’è che l’unica occasione del primo tempo è proprio dei liguri. Classico scenario anche dell’olimpico: praticamente deserto, riempito più dai quasi tremila tifosi spezzini, che dai romanisti, che come sempre fischiano alla fine del primo tempo.
Secondo tempo sulla falsa riga del primo, con una Roma che non trova sbocchi e conclude a fatica in porta imbrigliata dal “quasi catenaccio” di Di Carlo. Anzi i giallorossi rischiano su un paio di occasioni in contropiede di subire il gol spezzino. Supplementari inevitabili nei quali succede pochissimo, con uno Spezia senza più fiato e una Roma senza idee e senza fiducia.
Ai rigori accade l’inimmaginabile. Pjanic e Dzeko calciano i loro rigori in maniera inguardabile, mentre lo Spezia non sbaglia nulla. 2-4 clamoroso che segna ancor di più la stagione giallorossa e aumenta ancor di più la frattura tra squadra e ambiente capitolino. Per Garcià riportare la chiesa al centro del villaggio appare sempre più un utopia. L’incontro di domenica col Genoa appare veramente l’ultima spiaggia per il francese. Un’altra prestazione negativa sarebbe la sua ultima nella capitale.
E lo sorprese continuano. Dopo la Roma tocca alla Fiorentina farsi eliminare davanti ai propri tifosi dal Carpi. Sousa a sorpresa fa pochi cambi e schiera molti titolari. Le due formazione danno vita ad una bella partita, disputata a viso aperto. Il Carpi è ovviamente più coperto, la Fiorentina fa il solito possesso ma il gioco non scorre fluido come spesso ci ha fatto vedere quest’anno. Un palo per parte e numerose occasioni da rete, fra cui un salvataggio sulla linea di Zaccardo, contraddistinguono il primo tempo.
Con l’innesto di Ilicic, Sousa cerca di migliorare la qualità in campo, ma la squadra di Castori chiude benissimo tutti i varchi e le linee di passaggio viola e in una classica ripartenza trova il vantaggio con la bandiera di questa squadra Di Gaudio, 8 stagione col Carpi e tre promozioni dalla C alla A per l’esterno carpigiano.
La Viola è gelata e non riesce a reagire. Una punizione di Ilicic fuori di poco e un tiro di Astori frutto più che altro della casualità sono le uniche reazione. Dopo 6 minuti inutili di recupero, anche la seconda della classifica di serie A abbandona la competizione fra la sorpresa generale.
Nel preserale Napoli e Verona danno l’idea di pensare più al campionato che alla coppa. Sarri col classico 4-3-3 con i totem Reina e Higuain in campo, ma tanti rincalzi, Verona con tanti giovani e rincalzi per preservare i titolari per il match di domenica.
Pronti via e Napoli in vantaggio; grande azione del Pipita che serve al centro dove El Kaddouri liberissimo insacca. Dopo sei minuti il Napoli raddoppierebbe, ma il gol di Higuain è annullato per fuorigioco millimetrico. Ma bastano altri cinque minuti e una splendida azione solitaria di Mertens porta sul 2- 0 i partenopei. Dopo 12 minuti la partita si può considerare conclusa. Da lì in poi il Napoli si limita a gestire, sempre facendo correre parecchi pericoli agli scaligeri, che pensano solo a limitare i danni. Nel secondo tempo il Napoli si concede il lusso di sbagliare un rigore con Hamsik e di triplicare con Callejon. Tutto troppo facile per i partenopei, che però danno l’idea di essere una vera corrazzata e forse la squadra italiana più attrezzata in questa stagione.
La sera è dedicata al 190esimo derby della Mole. Un derby è sempre un derby anche in Coppa Italia e le due squadro lo onorano schierando quasi le formazioni tipo. Il Toro cambia solo tre elementi dall’ultima partita di campionato, mentre la Juve ha una rosa così profonda che i molti cambi di Allegri non la indeboliscono. Curiosità per l’esordio di Rugani e per la coppia d’attacco Zaza Morata.
La partita è maschia dura vibrante, senza occasioni, ma giocata con grande determinazione. Tante botte e tante ammonizioni, il più sollecitato è l’arbitro Doveri. Un lampo porta in vantaggio la Juve. Grande azione di Morata sulla sinistra che crossa al centro, dove Zaza di contro balzo di sinistro fa un gol eccezionale per tecnica e potenza. Il primo tempo è tutto qui, ma ai bianconeri basta.
Bianconeri che partono lancia in resta nella ripresa con un gran tiro di Morata ben deviato dal portiere granata. Sul successivo corner gol annullato a Bonucci per dubbio fuorigioco. La Juve continua a testa bassa. Molinaro stende Lichtsteiner secondo giallo e Toro in 10. Sulla susseguente punizione batti e ribatti in area, la palla arriva a Zaza che con la freddezza del grande bomber, controlla e spedisce la palla nella rete granata 2-0. Subito dopo Zaza rischia il rosso per una brutta entrata da dietro. A questo punto Allegri decide di sostituirlo per evitare guai ulteriori. Dentro Dybala.
Il Torino prova una timida reazione con un tiro di poco fuori di Belotti, ma niente più. L’inferiorità numerica e lo scoramento si fanno sentire e la Juve potrebbe dilagare con numerose occasioni. Al 73esimo Dybala con uno splendido tiro dal limite fa 3-0 e dieci minuti dopo Pogbà serve il poker con una splendida punizione all’incrocio. 4-0 fin troppo pesante per i granata, ma la Juve sembra tornata lo schiacciasassi degli anni passati. Protagonista assoluto Simone Zaza con due gol di ottima fattura e una prestazione generosa e di carattere. La sua generosità lo porta troppo spesso a compiere falli che lo mettono a rischio cartellino. Se riuscirà a migliorare questo punto, potrà diventare un giocatore importante soprattutto per Conte.
Domani Lazio – Udinese e Milan – Sampdoria. Quattro squadre che stanno passando un momento difficile per alterne vicende. Chi vincerà potrà tirare un sospiro di sollievo e pensare con positività al futuro. Per chi sarà eliminato si prospetteranno tempi ancor più duri.
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