Si è concluso con la brutta sconfitta con l’Eire la fase eliminatoria della squadra azzurra. Il primo posto raggiunto nel girone è una soddisfazione notevole visto i presupposti con cui la squadra azzurra era partita per le terre d’oltralpe, ma la sconfitta con i verdi irlandesi ha ridimensionato le prestazioni precedenti.
Ok la partita contava solo per i nostri avversari che si giocavano la qualificazione e gli azzurri schieravano una formazione con tantissimi rincalzi che mai avevano giocato prima assieme, però la partita degli azzurri è stata veramente modesta. Solo un paio di conclusioni verso la porta irlandese e una costante sofferenza per tutti i novanta minuti, tutto il contrario di quello che avevamo dimostrato nelle due precedente partite.
Ma partiamo dall’inizio da quando cioè Mr. Conte ha diramato le convocazioni. Oltre alle solite sterili polemiche che accompagnano sempre le convocazione, perché quello invece di quell’altro è lo sport nazionale del pseudo tifoso italiano, si è capito subito che il Mr. salentino ha puntato tutto sul suo zoccolo duro, formato più da uomini di cui fidarsi che su giocatori più o meno sponsorizzati dalla critica e dall’opinione pubblica. Conte ha sempre puntato sul gruppo, sul lavoro, sulla dedizione e sul sacrificio, tutti valori presenti all’interno di questo gruppo in maniera rilevante.
Conte ha sempre voluto con se giocatori che siano disposti a dare tutto e anche di più per la causa e ha forgiato un gruppo fin dal suo insediamento, infischiandosene se qualcuno di questi, Eder per fare un esempio, ha avuto una stagione molto sottotono. Ma il nostro allenatore, attenzione allenatore non selezionatore, è stato forse l’unico a dare l’impronta di una squadra alle selezioni nazionali presenti in Francia. Se escludiamo Spagna e Germania che giocano in questo modo e con gli stessi elementi da lunghissimo tempo, le altre squadre hanno dato tutte le idee di essere un insieme di giocatori senza un filo comune ed una identità di gioco. Su tutte vien da pensare a Belgio Francia e Inghilterra che con un parco giocatori di qualità nettamente superiore alla nostra, non hanno di certe impressionante per quantità e qualità di gioco.
Sfruttando il blocco difensivo juventino e mettendo davanti a loro un giocatore fondamentale come Daniele De Rossi, spesso sottovalutato dai suoi stessi tifosi giallorossi, Mister Conte si è assicurato una difesa che appare difficilmente battibile, ne sanno qualcosa i favoritissimi Belgi e il fenomenale Ibra. L’esperienza e la solidità di questo blocco granitico sono le fondamenta su cui è stata costruita la casa azzurra. Sfruttando questo elemento e visti gli infortuni dei due centrocampisti migliori che aveva a disposizione, Verratti Marchisio, Conte si è affidato al suo modulo più conosciuto, il tanto bistrattato 3-5-2, che la maggior parte degli atleti italiani conosce a memoria. Sfruttando esterni di gamba e di sacrificio come Candreva, Florenzi e De Sciglio e inserendo interni che sanno inserirsi in fase offensiva e chiudere in fase difensiva Giaccherini e Parolo su tutti, Conte ha costruito un centrocampo solido, che corre come nessuno, come dimostrato dai dati della prima partita e che segue il suo condottiero come difficilmente si vede nel calcio.
Il reparto che però ha più sorpreso è l’attacco non tanto nei gol e nelle finalizzazioni, ma quanto nella mettersi a disposizioni della squadra, a sacrificarsi come l’ultimo dei mediani, qualità che erano totalmente assenti nei giocatori delle ultime nazionali. Incredibile la trasformazione di Eder non solo nello splendido gol alla Svezia, ma soprattutto per come si è speso nel rincorrere avversari e nel proporsi in avanti, un altro rispetto allo scialbo giocatore dell’Inter. Fondamentale il movimento e la capacita di tener palla di Pellè, il suo dettare i tempi consente ai centrocampisti di inserirsi e di trovare la via della rete. Anche Zaza e Immobile si sono sempre fatti trovare pronti quando sono stati chiamati in causa dimostrando che non ci sono riserve e titolari, ma 23 giocatori sempre pronti a rispondere presente.
Sapevamo che Conte era il valore aggiunto di questa nazionale, una nazionale dalla cifra tecnica non eccelsa e che partiva senza molte speranze tra lo scetticismo generale, ma finora il lavoro del Mr. azzurro è andato oltre le aspettative. Facendo leva sulle qualità morali e umane dei propri giocatori è riuscito a dare un impronta al gioco della nostra nazionale. La partita con il Belgio è stato un vero capolavoro tattico, riconosciuto anche dagli avversari, mentre la seconda partita con la Svezia è stata una partita di fatica e di pazienza. Dopo sole 72 ore dalla precedente gara era impossibile ripetersi con gli scandinavi, che per giunta giocano in maniera diametralmente opposta dei belgi pressando a tutto campo e non lasciando spazi, questo a dimostrazione di una squadra completa che può affrontare qualsiasi situazione.
Il bagno di umiltà che l’Irlanda ci ha costretto a fare sarà utile per il proseguo del torneo. Purtroppo ora il nostro morale e la nostra autostima sono scesi notevolmente, proprio il problema che temeva Conte alla vigilia della partita quando appariva l’unico a sentire l’importanza di questo incontro. Dovremmo ora ritrovare tutte le nostre sicurezze e appellarci a tutte le nostre competenze calcistiche, perché l’impegno che ci attende è da far tremare i polsi. Difficile pronosticare un risultato, ma l’unica sicurezza che abbiamo è che i ragazzi azzurri daranno il massimo e onoreranno la maglia dando fino all’ultima goccia di sudore.
Ovviamente partiamo ancora una volta sfavoriti, ma questo sarà un punto di forza su cui Conte lavorerà. La forza di motivare e di creare un obiettivo da raggiungere sono tra i punti forti del metodo di Conte e ora che il limite è stato ancora spostato in avanti, Conte martellerà i suoi ragazzi sapendo che può tirar fuori da loro risorse davvero inaspettate.
Pierfrancesco Bonanno