Storia e personaggi: i Giacobini e la rivoluzione francese

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Storia – I giacobini erano un club, vale a dire un’associazione politica, che venne fondata a Parigi nel 1789; deve il suo nome alla sede nella quale venne istituita: il convento domenicano di San Giacomo. Lo scopo per cui questa società viene fondata è quello di assumere l’egemonia politica nell’Assemblea Nazionale e dirigere l’opinione pubblica verso la Rivoluzione; proprio per questo motivo vennero ammesse nel club anche personalità che non facevano parte dell’Assemblea. Fu un’associazione che vide molto successo, tanto che il numero dei suoi membri aumentò con velocità, e non ebbe rappresentazione solo Parigi, ma club ad esso ispirati vennero fondati anche in provincia. Il refettorio nel quale il movimento era sorto, divenuto troppo piccolo, venne sostituito da un’ampia biblioteca. Venne stillato un regolamento che sostanzialmente affermava che la società aveva l’intento di essere un punto di riferimento delle altre società situate in provincia e che chiunque vi poteva accedere a patto che fosse fedele alla Costituzione, pronto a difenderla e a sottomettersi ai poteri stabiliti. Colui che voleva essere ammesso doveva essere presentato da tre membri, cinque se era un deputato; la sua ammissione sarebbe stata decisa dalla maggioranza dei soci. Addirittura potevano candidarsi anche associazioni purché le loro linee generali di pensiero concordassero con quelle del club. Il club sopravvisse a fatica alla caduta di Robespierre, e fu definitivamente soppresso dalle autorità nel 1794.

RIVOLUZIONE FRANCESE E GIACOBINI

Durante la Rivoluzione francese gli appartenenti al club des jacobins, associazione politica il cui nome derivava dalla sua sede, l’ex convento parigino dei domenicani (Jacobins) in via Saint Honoré. Sorto nel maggio 1789 come Club breton, divenuto poi Société des amis de la constitution, il club dei g. rimase, fino al 1792, precluso ai minori ceti sociali per l’alta quota d’iscrizione; esso imponeva una rigida disciplina ai suoi membri, pena l’epurazione. Prevalentemente monarchico-costituzionale fino alla metà del 1790 (il loro motto era La loi), si orientò rapidamente verso concezioni di repubblicanesimo intransigente. Forti di una base popolare, i g. portarono (31 maggio-2 giugno 1793) un colpo decisivo al governo girondino; l’orientamento del club dei g. è bene espresso da Robespierre, secondo il quale, per salvare la Repubblica, «bisogna che il popolo si allei con la Convenzione e la Convenzione si serva del popolo». Mentre i girondini si appoggiavano alla borghesia provinciale, i g. potevano contare sui sanculotti parigini che dominavano la Comune, ma anche sul ceto operaio-artigianale di alcune province.

PATRIOTTISMO E RIVOLGIMENTO POLITICO GIACOBINO

Sebbene la loro parola d’ordine fosse improntata al patriottismo e all’intransigenza repubblicana, la Rivoluzione che essi compirono rovesciando il 2 giugno la Gironda fu più che un rivolgimento politico: interpreti della protesta popolare contro il carovita, i g. esautorarono l’alta borghesia degli affaristi. Comunque, già alla vigilia del Terrore, il club non possedeva un orientamento unitario, ma appariva diviso dietro alcune personalità dominanti: Danton riteneva di poter trattare coi girondini, mentre Robespierre giudicava inevitabile la guerra civile; la posizione estrema era rappresentata da Hébert che, sebbene membro del club dei cordiglieri, nell’agosto 1793 godeva anche fra i g. di un vasto seguito. Durante il Terrore, Robespierre riteneva, insieme a Saint-Just, che la prassi eccezionale di governo dovesse durare fin tanto che i beni dei controrivoluzionari e dei sospetti fossero stati distribuiti ai repubblicani poveri; i g. furono allora il sostegno del Comitato di salute pubblica, che aveva praticamente esautorato la Convenzione (luglio 1793-luglio 1794). Con la reazione termidoriana i g. persero gradualmente la loro influenza: sotto i colpi dei «moscardini» e della jeunesse dorée rifluì l’ondata rivoluzionaria popolare. Il 19 nov. 1794 fu decisa la chiusura del club.

Dai giacobini al giacobinismo

Alla fine del 18° sec., in Italia, il termine fu usato dai conservatori con toni polemici per indicare gli esponenti del movimento repubblicano del 1796-99. Il termine «giacobinismo» è poi entrato nel lessico politico con il dibattito storiografico sulla Rivoluzione francese: secondo l’interpretazione liberale esso avrebbe costituito una deviazione autoritaria e terroristica del processo di pacifica transizione alla monarchia costituzionale avviato dal 1789. Le interpretazioni di tipo democratico-radicale hanno individuato nel giacobinismo un momento di rottura violenta con il mondo feudale e monarchico-reazionario, con un’accentuazione positiva delle sue istanze di rinnovamento e rigenerazione etica e sociale, basate sulla centralità del principio di giustizia. Il concetto di giacobinismo è da ultimo passato a indicare, per estensione, comportamenti politici ritenuti affini all’esperienza storica del club, in cui la direzione politica dall’alto del movimento di massa e il volontarismo di un gruppo anche ristretto di rivoluzionari sono visti come elementi essenziali.

ROBESPIERRE E REPRESSIONE

Da segnalare come nel contesto della rivoluzione francese, il comandante Robespierre adottò misure fortemente repressive nei confronti degli oppositori. Iniziò un periodo definito del Terrore e venne approvata la legge sui sospetti che conferiva al Comitato la libertà di repressione verso i nemici o presunti nemici. Il governo giacobino diventò pertanto quasi una dittatura. La dittatura giacobina decretò la leva di massa per dar vita ad un esercito popolare. Inoltre i borghesi poterono accedere alle cariche militari.
LE PERSECUZIONI CONTRO I CRISTIANI
Inoltre vi fu una politica di scristianizzazione infatti nel 1793 questa venne attuata e le chiese furono chiuse al culto cristiano e utilizzate per una religione ispirata alla Dea Ragione. I simboli del cristianesimo vennero distrutti e venne adottato un calendario repubblicano in cui non vi erano nomi di santi. Questa politica non ebbe molto successo tra la popolazione legata alla tradizione religiosa. Le iniziative del Comitato apparivano radicali agli occhi degli indulgenti guidati da Dantoni e troppo moderati per gli arrabbiati di Hébert. Nel giro di pochi mesi molte persone vennero ghigliottinate fra cui Hébert e Danton. La vittoria militare di Fleurus nel 1794 in cui la Francia distrusse le truppe coalizzate rafforzò gli oppositori di Robespierre e non era necessario il controllo del Terrore. Alcuni membri della convenzione e del Comitato accusarono Robespierre e fu estromesso dal potere il 27 luglio dello stesso anno e ghigliottinato insieme ai suoi collaboratori. Solo i giacobini con Robespierre si accorsero che la Francia non poteva sostenere un conflitto così grande ma costituivano una minoranza nell’assemblea così nell’Aprile del 1792 l’Assemblea Legislativa approvò la dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia.



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