Putin – «Abbiamo promesso ufficialmente all’Unione sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro-orientale e che la NATO non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente». Se Gorbaciov avesse fornito il suo ok alla riunificazione tedesca all’interno della NATO, l’Occidente avrebbe mirato a stabilire un’architettura di sicurezza che tenesse conto degli interessi di Mosca.
Ma la parola data ha un senso nella società odierna? Per NOI si ma per molti altri non sembra essere così!
«Vladimir Putin ha ragione?» Il settimanale tedesco Der Spiegel interviene a gamba tesa sul botta e risposta a distanza tra il presidente russo e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg con uno scoop che sembra smentire la tesi dell’Alleanza secondo la quale, dopo la caduta del Muro di Berlino, mai sono state fatte promesse all’allora URSS sul fatto che la NATO non si sarebbe espansa a est. Affermazioni che Mosca ha rimandato al mittente dicendosi «imbrogliata e ingannata».
La lunga ricostruzione storica dei negoziati che accompagnarono la fine della Guerra fredda e che darebbe ragione a Mosca, ripresa dall’americano «Zerohedge» e da «Italia Oggi» in edicola domani, parte da una serie di verbali desecretati nel 2017 secondo i quali il leader sovietico Mikhail Gorbaciov ricevette una serie di assicurazioni che l’Alleanza non si sarebbe espansa oltre quello che allora era il confine della Germania orientale.
Tra i documenti, scovati nei British National Archives di Londra dal politologo americano Josh Shifrinson, ce n’è uno in particolare datato 6 marzo 1991 che riferisce dei colloqui tra funzionari statunitensi, francesi, britannici e tedeschi sull’impegno a non espandersi in Polonia e oltre. Il documento contiene molteplici riferimenti ai colloqui «2+4» sull’unificazione tedesca, con espliciti riferimenti al fatto che che la NATO non si sarebbe espansa a est.
«Abbiamo promesso ufficialmente all’Unione sovietica nei colloqui 2+4, così come in altri contatti bilaterali tra Washington e Mosca, che non intendiamo sfruttare sul piano strategico il ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa centro-orientale e che la NATO non dovrà espandersi al di là dei confini della nuova Germania né formalmente né informalmente», si legge nel documento riportato da Der Spiegel che cita l’assistente segretario di Stato USA per l’Europa e il Canada, Raymond Seitz. Una posizione ribadita nella stessa occasione dal diplomatico della Germania occidentale Juergen Hrobog: «Avevamo chiarito durante i negoziati 2+4 che non avremmo esteso la NATO oltre l’Elba» e «non potevamo quindi offrire alla Polonia e ad altri l’adesione alla NATO».
Il settimanale tedesco dà conto inoltre di un’iniziativa portata avanti separatamente ma di concerto nel febbraio 1990 dal ministro degli Esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher e dal segretario di Stato americano James Baker verso Mosca. Genscher assicurò al Cremlino: «Per noi è una certezza che la NATO non si espanderà a est». Baker offrì «garanzie ferree che la giurisdizione o le forze della NATO non si sarebbero spostate verso est». Il messaggio era chiaro.
Se Gorbaciov avesse fornito il suo ok alla riunificazione tedesca all’interno della NATO, l’Occidente avrebbe mirato a stabilire un’architettura di sicurezza che tenesse conto degli interessi di Mosca. In seguito sia Genscher sia Baker hanno minimizzato o fatto ricostruzioni, nella migliore delle ipotesi, ambigue. Comunque, da allora, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia ed Estonia sono entrate nell’Alleanza.