LA STORIA DELLE GUARDIE SVIZZERE

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Guardie Svizzere – Il 22 gennaio 1506, un gruppo di 150 mercenari elvetici al comando del capitano Kaspar von Silenen, del Canton d’Uri, attraversando porta del Popolo entrò per la prima volta nello Stato Pontificio per servire papa Giulio II.
Già Papa Sisto IV aveva concluso nell’ottobre del 1478 un accordo con la Confederazione Elvetica, che prevedeva la possibilità di reclutare mercenari elvetici durante tutto il suo pontificato a decorrere dall’anno 1479. Successivamente il Corpo delle guardie si ampliò ulteriormente.
Il patto venne rinnovato da papa Innocenzo VIII (1484–1492) per utilizzarle contro le mire espansionistiche del duca di Milano. Papa Alessandro VI (1492–1503) successivamente utilizzò questi guardie durante il suo periodo di alleanza col re di Francia. Al tempo dei Borgia, ad ogni modo, le Guerre d’Italia aprirono il teatro di guerra internazionale nel quale venne ampiamente coinvolta anche la Svizzera con soldati impegnati su più fronti, ora per la Francia, ora per la Santa Sede, ora per il Sacro Romano Impero. I mercenari vennero impiegati nuovamente dal papa quando seppe che Carlo VIII di Francia sarebbe entrato in guerra col Regno di Napoli. Tra i partecipanti a questa guerra contro Napoli vi fu anche il cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II (1503–1513), il quale aveva dimostrato una notevole familiarità con gli svizzeri, essendo stato vescovo di Losanna per alcuni anni.
Infatti Giulio II, mandò nel 1512 come Legato presso gli svizzeri, monsignor Ennio Filonardi allora vescovo di Veroli, per reclutare soldati svizzeri, per il recupero dei territori della chiesa.
Grazie a monsignor Ennio Filonardi vennero in Italia 24.000 svizzeri che, uniti alle potenze collegate della lega, riuscirono a riconquistare Ravenna.
Papa Giulio II si complimentò con il Filonardi, in quanto aveva concluso un patto con gli svizzeri a vantaggio della chiesa, e quindi lo elogiò pubblicamente nel corso di un concistoro, definendolo propugnatore e sostenitore dei diritti e della liberta della chiesa.
Dopo queste vicende monsignor Filonardi rimase il punto di riferimento e collegamento principale tra la Santa Sede e la Confederazione svizzera, ottenendo diversi mandati come Legato con ampi poteri presso gli svizzeri: 1513- 1517; 1522- 1526; 1531-1533.
La spedizione fallì, in parte grazie alla nuova alleanza sottoscritta da Alessandro VI contro la Francia. Quando il cardinale Della Rovere divenne pontefice col nome di Giulio II nel 1503, fu lui a chiedere alla Dieta Svizzera di provvedergli costantemente un corpo di 200 mercenari svizzeri al suo servizio. Questa richiesta fu possibile anche grazie ai finanziamenti che pervennero alla Santa Sede dai mercanti tedeschi di Augusta, in Baviera, Ulrich e Jacob Fugger, che avevano investito negli Stati Pontifici e cercavano a tutti i costi di tutelare i loro interessi in loco.

Nel settembre del 1505, quindi, il primo contingente di 150 soldati iniziò la sua marcia verso Roma, al comando di Kaspar von Silenen, ed entrò in città il 22 gennaio 1506, l’attuale data considerata come la fondazione della guardia svizzera pontificia.
Le guardie svizzere non furono solo impiegate come scorta personale del papa, ma parteciparono a numerose battaglie, fra cui la più nota è certamente quella avvenuta il 6 maggio 1527 durante il sacco di Roma da parte delle milizie lanzichenecche di Carlo V, permettendo con il loro sacrificio a papa Clemente VII di avere salva la vita. Dei 189 svizzeri se ne salvarono solo quarantadue, cioè quelli che all’ultimo momento avevano accompagnato Clemente VII nella fuga lungo il Passetto di Borgo, il passaggio che collega il Vaticano a Castel Sant’Angelo. Il 5 giugno Clemente VII si arrendeva. Per aver salva la vita dovette accettare pesanti condizioni (l’abbandono delle fortezze di Ostia, Civitavecchia e Civita Castellana e delle città di Modena, Parma e Piacenza oltre al pagamento di quattrocentomila ducati). La guarnigione papale fu sostituita con mercenari spagnoli e lanzichenecchi. Il papa ottenne che gli svizzeri sopravvissuti fossero inclusi nella nuova Guardia, ma solo 12 di essi accettarono.
In collaborazione con il consigliere di Lucerna N. von Meggen, un parente di Schiner, riuscì nel 1542 a condurre un contingente di 150 svizzeri a Bologna come guardia di palazzo; al fine però fu l’assassinio di Pierluigi Farnese da parte degli Imperiali a decidere il papa a ( Paolo III) licenziare la sua guardia composta da lanzichenecchi e ad affidare di nuovo la sua sicurezza agli Svizzeri. Il cardinale Ennio Filonardi scelse personalmente gli ufficiali, tenendo presente la reputazione delle loro famiglie in patria. Nel marzo del 1548 la nuova guardia prese servizio a Roma agli ordini di J. von Megge.


Dopo la fine delle guerre d’Italia, la Guardia svizzera pontificia cessò di essere impiegata come vera e propria unità dell’esercito ma rimase comunque in servizio al papa con compiti di protezione e guardia cerimoniale.
Ad ogni modo, dodici membri della Guardia svizzera pontificia di Pio V prestarono servizio come guardie dell’ammiraglio Marcantonio Colonna che prese parte alla Battaglia di Lepanto del 1571. L’ufficio di comandante della Guardia svizzera pontificia divenne così un alto incarico presso i cattolici svizzeri e venne sempre più associato alle principali famiglie di Lucerna, come ad esempio i Pfyffer von Altishofen. Tra il 1652 ed il 1847, nove dei dieci comandanti che si susseguirono furono appartenenti a questa casata (con l’eccezione di Johann Kaspar Mayr von Baldegg il quale, pure di Lucerna, prestò servizio nel 1696–1704).
Nel 1798, il comandante Franz Alois Pfyffer von Altishofen andò in esilio col deposto Pio VI. Dopo la morte del papa il 29 agosto 1799, la Guardia svizzera pontificia venne ufficialmente sciolta per poi essere ricostituita sotto Pio VII nel 1801. Nel 1808, Roma venne nuovamente occupata dai francesi e la Guardia venne nuovamente soppressa. Pio VII venne esiliato a Fontainebleau assieme alla sua Guardia con a capo il comandante Karl Leodegar Pfyffer von Altishofen, il quale era ancora in servizio quando il pontefice poté rientrare trionfalmente a Roma nel 1814 dopo la fine del dominio napoleonico.
La Guardia svizzera pontificia venne nuovamente sciolta nel 1848 quando Pio IX si rifugiò a Gaeta, ma venne ricostituita quando il papa fece ritorno a Roma l’anno successivo.
Nel 1870, con la presa di Roma da parte delle truppe del neonato Regno d’Italia, la Guardia svizzera continuò a proteggere il pontefice nei suoi appartamenti ma non prese parte agli scontri in campo aperto, cui parteciparono gli zuavi pontifici.
La Guardia svizzera pontificia, nella seconda metà dell’Ottocento, divenne sempre più un corpo puramente cerimoniale. Le guardie presenti in Vaticano infatti erano “svizzere” solo di nome, in quanto gran parte di loro erano nate a Roma da genitori di discendenza svizzera e parlavano regolarmente il dialetto trasteverino. Le guardie dopo la conquista di Roma vennero allenate unicamente per un ruolo cerimoniale, indossando spesso abiti civili quando si trovavano a servizio nelle caserme, dotati ormai di fucili reputati obsoleti sul campo di battaglia.
A differenza di gran parte dell’esercito papalino, ad ogni modo, anche dopo l’unificazione della penisola italiana il corpo delle Guardie svizzere pontificie non venne sciolto e rimase a garantire l’incolumità della persona fisica del Papa, la sicurezza dei palazzi del Vaticano e della Villa pontificia di Castel Gandolfo.
Una profonda riforma del corpo delle Guardie svizzere pontificie venne portata avanti da Jules Repond, comandante del corpo dal 1910 al 1921. Repond propose di reclutare unicamente cittadini svizzeri per nascita e di introdurre rigorosi esercizi militari per temprare il corpo e lo spirito. Egli tentò anche di introdurre in uso armi più moderne, ma papa Pio X richiese espressamente di utilizzare armi cerimoniali. La riforma della disciplina voluta da Repond, ad ogni modo, non fu bene accetta all’interno del Corpo, culminando addirittura in una settimana di aperto ammutinamento nel luglio del 1913 ed il successivo licenziamento di tredici guardie in servizio per insubordinazione.
Nel suo progetto di riportare la Guardia svizzera al suo antico prestigio, Repond si dedicò anche allo studio del costume storico del corpo con l’idea di disegnare una nuova uniforme che si rifacesse ai costumi del XVI secolo e che nel contempo risultasse pratica per gli esercizi militari. Il risultato che ne conseguì fu uno studio pubblicato sotto il titolo di Le costume de la Garde suisse pontificale et la Renaissance italienne (1917). Repond disegnò personalmente le uniformi di tipo rinascimentale che ancora oggi le guardie svizzere indossano. Il lavoro di riforma risultò completato nel maggio del 1914.
Papa Pio X nel 1914 decise di fissare il numero dei militi che compongono questo speciale corpo a 100, più sei ufficiali, tra cui il comandante che ha il grado di colonnello.
Con la nascita nel 1929 dello Stato Vaticano le Guardie svizzere divennero la milizia ufficiale del nuovo Stato. Durante la Seconda guerra mondiale papa Pio XII ampliò temporaneamente il corpo delle Guardie svizzere che fu portato a oltre 300 effettivi, sia per dare rifugio ai molti sfollati sia per dare una maggiore stabilità alle difese della Città del Vaticano.
Dopo la fine della guerra, i vari pontefici che si susseguirono cercarono di riformare le esigenze dello Stato della Città del Vaticano in relazione ai Corpi di difesa presenti che si trovavano chiaramente sovrabbondanti rispetto all’entità dello stato dell’epoca. Paolo VI nel 1970 decise di sopprimere la Guardia Nobile pontificia, lasciando unicamente alla Guardia svizzera il ruolo di guardia cerimoniale in Vaticano. Nel contempo il corpo della Gendarmeria vennero tramutato in Ufficio di Sicurezza Centrale col compito di proteggere il papa ma anche la Città del Vaticano e collaborare con la polizia italiana per la sicurezza dell’area, relegando quindi la Guardia svizzera ad un ruolo secondario.
Paolo VI in un decreto del 28 giugno 1976 portò il numero ordinario dei membri della Guardia svizzera pontificia a 90, numero che venne riportato a 100 da Giovanni Paolo II con un decreto del 5 aprile 1979.
Dal tentato assassinio di Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981, ed il fallimento dell’Ufficio di Sicurezza (sciolto nel 2002 a favore della ricostituzione della Gendarmeria vaticana), venne data una maggiore importanza al ruolo delle Guardie svizzere come vere guardie del corpo del pontefice in quanto sempre presenti al suo fianco durante le uscite del papa e nei ritrovi con la folla. La guardia svizzera è stata quindi tramutata in un moderno Corpo militare equipaggiato con armi moderne col compito di accompagnare il papa anche durante i suoi viaggi all’estero, per quanto in borghese.
Un brutto episodio, ricco di mistero avvenne il 4 maggio 1998 quando il colonnello della Guardia svizzera Alois Estermann, sua moglie Gladys Meza Romero e il vice caporale Cédric Tornay furono rinvenuti morti nell’appartamento del colonnello; la versione ufficiale del Vaticano attribuì la responsabilità del delitto allo stesso Tornay.
Nei mesi di aprile e maggio 2006, in occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni di servizio del Corpo, un gruppo di veterani della Guardia marciò per circa un mese dalla Svizzera a Roma. Durante la solenne cerimonia pubblica, tenutasi come ogni anno il 6 maggio, 33 nuove reclute prestarono il proprio giuramento di fedeltà a papa Benedetto XVI ai piedi della basilica di San Pietro anziché nel tradizionale cortile di san Damaso. Con l’aumentare della minaccia del terrorismo islamico in Europa e minacce sempre più esplicite al Vaticano da parte dell’ISIS, gli ufficiali del Vaticano hanno deciso dal 2015 di collaborare ancora più strettamente con le autorità italiane per migliorare la protezione del Vaticano da possibili attacchi, in particolare da quelli compiuti con droni


La Guardia svizzera pontificia si occupa della vigilanza, della sicurezza e della protezione del papa all’interno del Palazzo Apostolico e della Città del Vaticano e durante i suoi viaggi, oltre che dei servizi d’onore durante le udienze e i ricevimenti.
La Guardia svizzera protegge, congiuntamente con il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, le cerimonie nella basilica di San Pietro e nell’aula Paolo VI; si occupa inoltre del controllo degli accessi in Vaticano e, durante la sede vacante, della protezione del collegio cardinalizio.
Il Corpo delle Guardie nell’ottobre 2019 raggiunge il numero di 135 uomini[.
A tal fine 15i reclute hanno iniziato il 4 gennaio 2021 la scuola reclute. Pertanto l’effettivo mirato di 135 uomini viene quasi raggiunto. Le reclute assolveranno un corso di formazione di base della durata di due mesi.
Il comunicato dell’ufficio stampa recita: “È un piacere per noi poter accogliere quindici nuove reclute dalla Svizzera qui nel Quartiere. Con nove reclute di lingua tedesca, quattro di lingua francese e due di lingua italiana, raggiungiamo un effettivo complessivo di 134 uomini (effettivo mirato: 135 uomini). Quasi tre anni fa è stata approvata la nostra riforma presso la Segreteria di Stato della Santa Sede e con essa, lo stesso aumento dei nostri effettivi da 110 a 135 uomini. Per poter raggiungere il nuovo numero di effettivi, abbiamo avviato un’ampia campagna pubblicitaria. Questa ha comportato una maggiore e mirata presenza sui social media, presentazioni negli istituti scolastici nonché nelle scuole reclute dell’Esercito svizzero e presenze alle fiere del lavoro. Nonostante i nostri intensi sforzi, nessuno avrebbe mai pensato di raggiungere questo nostro obbiettivo così rapidamente. Quindi possiamo iniziare quest’anno più forti e con piena fiducia.
La vita quotidiana delle truppe a protezione del Papa è imperniata sui diversi compiti di vigilanza del Capo della Chiesa Cattolica e della sua residenza. Accanto a queste missioni vi è però anche la possibilità di svolgere diverse attività ricreative.
La Città Eterna offre molte possibilità agli amanti della cultura, sia nell’ambiente ecclesiastico che in quello secolare. C’è molto da scoprire, in un viaggio nel tempo che promette scorci di un’epoca leggendaria.
Gli appassionati di sport possono dare prova di condizione e abilità ad esempio nella squadra di calcio FC Guardia. In occasione dei Campionati annuali del Vaticano, la FC Guardia ha modo di confrontarsi con le altre squadre del Vaticano, ovvero quella della Gendarmeria o quella dei Custodi dei Musei. Nel locale fitness allestito all’interno della Caserma sono a disposizione attrezzi e macchine per mantenersi in forma.
Chi invece preferisce nel tempo libero dedicarsi alle arti musicali ed è dotato di talento può dare prova delle sue capacità suonando nella Banda della Guardia oppure può apprendere a suonare uno strumento a fiato. La Banda accompagna musicalmente le varie occasioni festive, come la Festa nazionale o il Natale, e allieta con la sua esibizione il pubblico in occasione della Cerimonia del Giuramento annuale che si tiene il 6 maggio (covid permettendo).
Cinque suore Albertine originarie della Polonia si occupano del benessere fisico delle Guardie lavorando nella mensa della Caserma. Oltre alla tradizionale cucina italiana, nel menu figurano sempre anche deliziosi manicaretti elvetici. Al di fuori dalla Caserma della Guardia Svizzera, la città di Roma ha molto da offrire in campo culinario. Tutte le prelibatezze della cucina italiana e le specialità regionali promettono momenti piacevoli nell’atmosfera travolgente della Città Eterna.
Il 6 maggio di ogni anno, nel giorno dell’anniversario del sacco di Roma del 1527, le nuove reclute fanno solennemente il loro giuramento nel Cortile di San Damaso. Il cappellano della Guardia legge per intero il testo del giuramento: «Giuro di servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice (nome del Pontefice) e i suoi legittimi successori, come pure di dedicarmi a loro con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa. Assumo del pari questi impegni riguardo al Sacro Collegio dei Cardinali per la durata della Sede vacante. Prometto inoltre al Comandante e agli altri miei superiori rispetto, fedeltà e ubbidienza. Giuro di osservare tutto quello che l’onore della mia posizione esige da me.»
Quindi vengono chiamate per nome le reclute, che poggiano la mano sinistra sulla bandiera della Guardia e la destra alzata con le tre dita aperte, quale simbolo della Trinità (oppure riferimento al gesto compiuto durante il Giuramento del Grütli che vide nascere appunto la Confederazione Elvetica), che confermano quanto detto dal cappellano e giurano nella loro lingua madre (tedesco, francese, italiano o romancio): «Io, (grado e nome della recluta), giuro di osservare fedelmente, lealmente e onorevolmente tutto ciò che in questo momento mi è stato letto, che Iddio e i Suoi Santi mi assistano.»
Christoph Graf, Comandante sul sito della guardia svizzera pontificia scrive: Tradizione e modernità raramente risultano così strettamente legate come nella Guardia Svizzera Pontificia. Dal 1506 infatti essa protegge il Pontefice e la sua residenza senza che nulla da allora sia cambiato. Si sono per contro modificati i metodi con cui le guardie svolgono il loro lavoro e l’ambiente in cui esse si muovono.
Sotto alla tradizionale uniforme rinascimentale si cela uno svizzero giovane, moderno e ben istruito. Con il mercenario del XVI secolo questo giovane ha in comune la ferma convinzione che la Chiesa di Gesù Cristo e il Successore di Pietro meritino che ci si impegni nei loro confronti a costo della propria vita se necessario. Inoltre, i due sono legati da un certo gusto per l’avventura in ambiente internazionale, dal cameratismo, dall’apprendimento di un mestiere nell’ambito della sicurezza, dallo sperimentare l’intensità della propria fede, dall’apprendere una nuova lingua e dall’avvicinarsi alla cultura dell’Italia. In questo clima mediterraneo non ma-turano solo dolci frutti, ma anche la fede, la convinzione, le capacità, l’amicizia e la gioia di vivere.




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