VOLLEY – Oggi per Romanews intervistiamo Giuditta Romano centrale dell’Aduna Padova Women per la stagione 2022- 2023 formazione che milita nel girone C della serie B1.
Nativa di Urbino Giuditta vanta un’altezza di 185 centimetri giocatrice classe 2003 centrale dal potenziale enorme ma che pensa anche al suo futuro extra sportivo in quanto oltre all’attività agonistica è iscritta anche all’università più precisamente alla facoltà di ingegneria biomedica.
Lo sport ha sempre fatto parte della sua vita in quanto figlia di genitori che hanno praticato sport a livello professionistico: in questa stagione si è contraddistinta agli ordini di coach Lorenzo Amaducci.
Giuditta ha iniziato a giocare a pallavolo nelle giovanili del Gioca Volley Team Urbino e Urbania e del Piobbico volley nella stagione 2020 2021 esordisce in serie B2 con la maglia dell’Apav Lucrezia dove ha terminato il percorso nel settore giovanile e conquistando due titoli provinciali e uno regionale.
L’intervista di Marco Boldini
1) Descrivi con parole tue come è andata questa stagione a livello sportivo?
È stata una bella esperienza per me, ho dovuto affrontare per la prima volta tanti step sia dentro che fuori dal campo e questo mi ha dato modo di formarmi ulteriormente come atleta e come persona. Dal punto di vista sportivo, ho avuto l’opportunità di giocare titolare dalla prima prima partita, potendo quindi vivere a pieno tutte le emozioni che solo il campo può dare e che in allenamento sono più difficili da replicare. Ho cercato quindi di cogliere tutto il positivo da un’annata che non definirei semplice, ma sicuramente completa con un bilancio positivo.
2) So che studi all’università, come fai a conciliare l’attività sportiva con lo studio?
Un altro punto fondamentale nel mio percorso è stato lo studio, che i miei genitori hanno sempre voluto che non fosse trascurato. Fin dalle superiori, frequentando il Liceo Classico, ho dovuto affrontare il grande carico di studio ritagliandomi degli spazi nella giornata e arrivando a studiare di sera o di notte, nonostante la stanchezza della mattinata in classe e il pomeriggio in palestra. Questa è diventata un’abitudine anche per l’università per cui quando posso cerco di dedicare la serata per mettermi al pari con le lezioni e per seguire al meglio il Corso di Ingegneria Biomedica che quest’anno ho frequentato presso L’Università di Padova.
3) Come ogni persona avrai un sogno nel cassetto so che molte giocatrici sono scaramantiche e quindi non raccontano i propri sogni tu ne puoi dire almeno uno?
Sono dell’idea che i sogni siano un qualcosa di personale e profondo però tra i sogni e obiettivi nel medio-lungo periodo c’è comunque quello di poter giocare anche fuori dall’Italia, provando l’ebrezza di una o più stagioni all’estero. Credo sia un’esperienza molto formativa e possa essere un tassello importante per la crescita e la maturazione di un’atleta.
4) Che cosa ha significato per te crescere in una famiglia di sportivi e perché ti sei avvicinata al volley e non ad altri sport?
I miei genitori sono sempre stati legati allo sport, mio padre come giocatore di pallavolo, mia madre come giocatrice di bocce, entrambi sono laureati in scienze motorie e hanno poi proseguito per un periodo, mia madre come insegnante nelle scuole e mio padre come allenatore di pallavolo con il 3° grado. Hanno quindi voluto che seguissi la strada dello sport, prima facendomi provare un po’ di tutto, tra cui il karate, aspettando l’età più giusta per indirizzarmi verso la pallavolo seguendo le orme della famiglia Romano.
5) Quali sono i tuoi idoli sportivi, hai qualcuno come fonte di ispirazione?
Nella pallavolo italiana, Raphaela Folie, centrale del Vero Volley, è sicuramente un punto di riferimento per le sue caratteristiche fisiche e tecniche. Nella pallavolo internazionale, mi piace Zehra Günes, centrale del Vakifbank, sia per il gioco che esprime ma anche per la regione che rappresenta, la Turchia, visto che seguo con molto piacere la pallavolo turca. Fuori dalla pallavolo, credo che Novak Djokovic sia un personaggio forte e una figura di riferimento nello sport a livello mondiale, per la classe che ha nel muoversi sul campo da tennis ma anche per il suo modo deciso e originale di pensare, a cui non piace mettersi in fila a seguire l’andamento comune.
6) Come gestisci la tua alimentazione a stagione in corso?
Non ho mai avuto bisogno di seguire una vera e propria dieta che inquadrasse passo passo i pasti nell’arco della giornata. L’idea di base rimane comunque quella di mangiare in modo vario, integrando il più possibile frutta e verdura e concedendosi solo ogni tanto qualche merenda sfiziosa o cenetta particolare a ristorante con le compagne di squadra per risollevarci il morale!
7) Che rapporto hai con il beach volley, ti piace giocare o preferisci l’indoor?
Ho sempre preferito l’indoor perché credo che lasci più spazio ad aspetti quali elevazione, potenza e rapidità su cui ho sempre tenuto a lavorare. Ciò non toglie che è comunque divertente giocare qualche partita a beach volley in estate con gli amici, anche se non ho mai partecipato ai tornei ufficiali di beach volley che prendono parte durante tutta la stagione estiva.
8) Come ti carichi prima di una partita importante?
Come gran parte delle giocatrici, anche io ho i miei rituali prima della gara che mi fanno entrare nell’atmosfera partita per quanto riguarda soprattutto ciò che si mangia: son dell’idea che un pasto leggero e nutriente mi metta nelle migliori condizioni per essere più pimpante in campo. Mi piace ascoltare musica che carichi soprattutto durante le trasferte più lunghe o spesso telefono mio padre, ex giocatore e allenatore di pallavolo, con cui si fanno le considerazioni finali prima della partita.
9) In questa stagione quale è la partita che ricordi con più piacere e perché?
Ricordo volentieri le partite con Volta Mantovana, sia all’andata che al ritorno. All’andata perché era il mio esordio in B1 con tutta l’adrenalina e l’emozione dell’entrare in campo con una squadra nuova. Al ritorno perché ho rivisto la stessa partita, con una consapevolezza diversa che in generale il girone di ritorno mi ha portato ad acquisire. Stesse squadre rincontrate dopo un percorso di crescita mi hanno permesso di rivedere le giocatrici avversarie sotto una luce diversa, mettendoci quindi più convinzione e sicurezza nel giocare.
10) Come ti vedi tra 10 anni?
10 anni è un arco di tempo molto lungo quindi cerco intanto di costruire un gradino alla volta un percorso e una carriera sportiva che spero diano soddisfazioni che ripaghino i sacrifici e gli sforzi che richiede la pallavolo. Tutto questo senza perdere la spinta interna e la voglia di continuare a lavorare, poi si vedrà!