VOLLEY SUPERVISION – A TU PER TU CON GIUDITTA LUALDI

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VOLLEY – LUALDI – Oggi per Romanews intervistiamo Giuditta Lualdi, centrale nativa di Varese classe 1995, 186 centimetri di altezza, che si prepara ad affrontare la sua terza stagione con la maglia delle Farfalle della Uyba Volley Busto Arsizio in serie A1 .

La carriera di Giuditta inizia nel 2011 con il Castellanza in serie D, mentre nella stagione 2012-2013 passa alla Junior Casale di Casale Monferrato in serie B2 e con lo stesso team resta anche la stagione successiva giocando però in serie B1. Nella stagione 2014/2015 viene ingaggiata dal Volksbank Sudtirol Bolzano di Bronzolo, società del Trentino Alto Adige che all’epoca militava in Serie A2 e con questa squadra si aggiudica la Coppa Italia di categoria; nella stagione 2015-2016 esordisce nella massima serie con la casacca numero 8 della Metalleghe Sanitars Montichiari, restandovi anche l’anno successivo e rimanendo nella massima divisione nazionale.
Nella stagione 2017-2018 torna nella serie cadetta e veste i colori di Chieri, in questa categoria rimane anche nella stagione successiva quando difende i colori di San Giovanni in Marignano, dove rimane per due stagioni; per il campionato 2020/2021 firma un contratto con la Futura giovani Busto Arsizio sempre in serie A2, dove si distingue anche nel ruolo di opposto. Dopo un biennio in questo club fa ritorno nel massimo campionato per la stagione 2022-2023 passando alla Uyba volley Busto Arsizio.
L’intervista di Marco Boldini
1) Cosa ti aspetti da questa stagione agli ordini di coach Caprara? Quali sono gli obiettivi di squadra e personali della stagione 2024-2025?
Mi aspetto dei passi avanti in termini di continuità ed espressione di gioco. Gli obiettivi sono ambiziosi, vogliamo posizionarci nelle prime 8 al termine della stagione, quindi raggiungere i playoff. Il coach ci sta facendo lavorare molto ogni giorno sia su aspetti tecnici che tattici per avere ordine e armonia in squadra.
Personalmente, voglio cercare di avere più minuti possibile di gioco, mantenere un livello costante alto, riconfermare ciò che di buono ho fatto la stagione scorsa e migliorarmi in alcuni aspetti come il muro. 
2) Questa sarà la tua terza stagione alla E-work Arena, senti la pressione di giocare in un palazzetto così importante oppure non ci fai caso e la consideri una routine?
Sono particolarmente contenta e orgogliosa, perché arrivare e rimanere in club come questo non è scontato. Questo è un club prestigioso da cui sono passate giocatrici di altissimo livello, la E Work è uno dei palazzetti più importanti del campionato e poterci entrare è davvero una fortuna, e ripeto non è per nulla scontato.
3) In una squadra di alto livello come è la Uyba c’è tanta concorrenza, nel tuo ruolo questa situazione ti spaventa oppure ti gasa?
Essendo un’amante delle sfide, il fatto che ci sia concorrenza con compagne molto forti mi stimola a cercare di migliorarmi e di dare sempre il massimo e lavorare sui dettagli che possono fare la differenza. 
È un aspetto che mi gasa particolarmente, mi permette di avere un livello di allenamento sempre alto ed è uno stimolo a dare il 100%.
4) Sei una giocatrice abbastanza famosa, come gestisci il rapporto con i tifosi che magari ti chiedono una foto un autografo o semplicemente vogliono fare due chiacchiere dopo la partita?
Credo che essere un’atleta conosciuta sia un grandissimo privilegio ma è anche una cosa temporanea, limitata al periodo dell’attività, soprattutto nel mondo della pallavolo ad eccezione di alcune icone.
Vivo questa situazione con grandissimo rispetto ed orgoglio e ritengo che ogni tifoso che vuole passare del tempo o fare foto con me meriti assolutamente il mio tempo.
5) Hai avuto modo di giocare anche come opposto, ti è piaciuta l’opportunità di cambiare ruolo oppure preferisci fare il centrale? 
Sono state esperienze brevi che mi sono piaciute molto, non mi piace più del centrale ma mi è servito per incrementare alcuni aspetti che nel centrale non ci sono (palla alta, difesa).
Anche a livello mentale, mi ha aiutata a capire come funziona quel ruolo e che tipo di stress vive chi occupa quel ruolo.
6) Raccontami l’esperienza vissuta a Chieri con la vittoria del campionato in serie A2. Cosa pensi della società attuale che ha fatto un enorme passo avanti arrivando a disputare anche competizioni europee?
È uno degli anni che ricordo con più emozione, è stata una delle stagioni più lunghe della mia carriera, c’era un girone unico e al termine della regular season eravamo settime e siamo poi riuscite a vincere il campionato contro San Giovanni in Marignano. È stato molto faticoso ma gratificante, abbiamo lavorato tantissimo, eravamo un gruppo meraviglioso e abbiamo portato a casa un obiettivo che ci eravamo prefissate. Inoltre la società è stupenda, la porto nel cuore, ci sono persone speciali e lo si vede dalla serietà e dai risultati che stanno ottenendo. Auguro il meglio, sia dal punto di vista sportivo che umano alle persone che ne fanno parte.
7) Sei stata allenata da Julio Velasco, che poco tempo fa ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi con la nazionale femminile italiana. Che tipo di allenatore è Julio? Che cosa ti ha trasmesso nei pochi mesi in cui sei stata allenata da lui?
È un allenatore a 360 gradi, si occupa delle squadre sia dal punto di vista tecnico-tattico che mentale, motivazionale e umano. Nei mesi che ho passato con lui ho imparato tanto, sia mentalmente che tecnicamente perché punta molto a responsabilizzare gli atleti e dare delle basi su cui lavorare anche in autonomia.
8) Hai esordito in serie A1 con la Metalleghe Sanitars al Palageorge di Montichiari, un palazzetto che ha fatto la storia della pallavolo italiana. Cosa significa entrare in un Palageorge pieno di tifosi?
Mi ricordo benissimo che il primo giorno alla Metalleghe fu una grandissima emozione, era il mio primo anno in A1, entravo in un palazzettoche aveva fatto la storia e avrei giocato al fianco di giocatrici del calibro di Simona Gioli.
9) Hai iniziato a giocare a pallavolo abbastanza tardi per arrivare a questi livelli, però nonostante tutto ci sei arrivata. Cosa pensi di fare una volta appese le ginocchiere al chiodo? 
Non so ancora cosa mi riserverà il futuro, mi piacerebbe lavorare nel mondo del marketing, nell’organizzazione di eventi, diventare mamma ma anche avere un percorso che rimanga legato al mondo sportivo.
10) La vita di una pallavolista è difficile perché a volte bisogna trasferirsi lontano da casa, che rapporto hai con la tua famiglia? Ti hanno sostenuto e ti sostengono durante la carriera agonistica?
Il supporto della mia famiglia è stato fondamentale, non mi hanno mai lasciata sola, hanno sempre cercato di venire a trovarmi e seguirmi durante le partite. Nella scelta di venire a giocare a Busto Arsizio ha influito questa parte, perché ritengo che l’aspetto familiare e le amicizie siano fondamentali nella vita. La condivisione dei momenti sportivi è un valore aggiunto per la carriera.
Sicuramente senza di loro avrei fatto molta più fatica, perché li ritengo un punto di riferimento.



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