Preoccupazione e malcontento diffusi tra i Club di Serie A Femminile per la norma federale, recentemente pubblicata sulla Guida Pratica della Fipav, secondo cui dalla stagione 2017-18 ogni squadra di Serie A1 Femminile dovrà schierare sempre in campo almeno 4 italiane su 7 (sestetto più libero). Una riduzione molto limitante per le Società che con enormi sacrifici economici hanno riportato il Campionato italiano a livelli di eccellenza, come peraltro dimostrano i recenti risultati delle squadre italiane in Champions League. E in contraddizione con la partecipazione, anche per la stagione 2016-17, del Club Italia alla Serie A1, che da un lato dà la possibilità ai giovani talenti azzurri di confrontarsi con l’elite del volley internazionale e allo stesso tempo toglie al mercato delle altre Società un numero sostanzioso di atlete nostrane.
Dura la presa di posizione di Pietro Maschio, co-presidente dell’Imoco Volley Conegliano: “Se passeranno le nuove norme della Federazione sulle giocatrici straniere non giocheremo le future coppe europee – afferma a Il Gazzettino di Treviso -. Se le regole attuali sulle straniere rimarranno anche nel 2017/18, faremo la Coppa europea che ci conquisteremo sul campo – chiarisce -. Se cambieranno come viene prospettato in questi giorni, rinunceremo anche se ci qualificheremo, Champions League compresa”. L’attuale norma, che prevede l’obbligo di schierare almeno 3 italiane in campo su 7, ha consentito al Campionato di arricchirsi di giocatrici straniere di alto profilo, condizione indispensabile per una crescita globale del movimento, nonché ai club italiani di competere in Europa contro formazioni ben più ricche. “Se si toglie una straniera in campo giocheremo serenamente il nostro Campionato italiano dove tutti osservano le medesime regole, sia pure con un livello di gioco più basso – aggiunge Maschio -. Spendere soldi per farci prendere a pallate dalle squadre di altre nazioni non vale la pena”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Suor Giovanna Saporiti, presidente dell’Igor Gorgonzola Novara: “La decisione della Federazione era certamente nell’aria, ma tutte le Società speravano che non fosse presa ufficialmente – spiega -. Siamo dispiaciuti, gli investimenti dei Club sono importanti e meritano un occhio di riguardo: più campionesse straniere giocano nel nostro Campionato, più il livello è alto; al contrario se la competitività diminuisce, calano anche il fascino che il nostro movimento esercita sui media e dunque la visibilità”.
Quanto alla provocazione di Pietro Maschio: “Ritengo che abbia tutte le ragioni per fare un’affermazione del genere – continua la presidente dell’Agil Volley, reduce dalla partecipazione alla Champions League -, perché le Coppe europee sono molto dispendiose a livello economico. Meno una squadra è competitiva, minori o nulle sono le possibilità di vincere. Non ci sono vie di uscita. Competere per partecipare, senza avere le chance di vincere, non è bello per nessuno. Non prendere parte alle Coppe? Condivido il parere di Maschio, sinceramente non è facile dire sempre di sì quando ci sono in ballo investimenti elevati. Già il Campionato è corto – la Federazione è troppo condizionata da FIVB e CEV – e i nostri sponsor se ne lamentano. Se poi possiamo competere poco con i grandi club internazionali, devo ammettere che la voglia un po’ passa”.