Il nuoto azzurro scrive una pagina storica dello sport italiano in pochi minuti. Prima Gregorio Paltrinieri vince gli 800 stile libero col record europeo di 7’39″27 poi Federica Pellegrini s’impone nei 200 stile libero per l’ottava medaglia in altrettante edizioni consecutive, nonché quarto oro e secondo di fila, con la terza prestazione mai nuotata, ma migliore in tessuto, di 1’54″22.
PALTRINIERI TORNA RE. Gli mancava l’oro mondiale e se l’è presto con prepotenza, rabbia, aggressività sportiva che dimostra la sua leadership. Gregorio Paltrinieri vince gli 800 e timbra il record europeo col tempo di 7’39″27 (1’53″36, 3’48″92, 5’43″69), un secondo e mezzo in meno di quanto aveva nuotato il 26 luglio di due anni fa a Budapest il campione uscente Gabriele Detti, purtroppo quinto in 7’43″89 dopo un avvio molto veloce (primo in 55″34, poi secondo fino ai 300 metri in 2’51″95, quarto a metà gara in 3’51″11 e poi quinto sino alla fine). Salgono sul podio, insieme a Paltrinieri, il norvegese Henrik Christiansen in 7’41″28 e il francese, qualificato alle Olimpiadi nella 10 chilometri, David Aubry in 7’42″08. Restano giù il campione europeo ucraino Mykhailo Romanchuk, ultimo in 7’49″32, e il cinese Sun Yang (oro nei 200 e 400), che vinse nel 2011 e nel 2015 e che finisce sesto in 7’45″01. “La volevo. Avevo vinto l’argento a Kazan. Avevo vinto il bronzo a Budapest e mi mancava solo l’oro. Prima o poi avrei dovuto vincerlo anche nell’800 che è la gara più difficile da gestire per me – racconta Paltrinieri, carpigiano che compirà 25 anni il 5 settembre, anche due volte campione d’Europa nel 2014 e 2016 con gli argenti nel 2012 e 2018 – Seppur abbiamo cominciato da poco perfino la 10 chilometri di fondo la sento più mia. L’800 è davvero complicato; so che mi può venire bene, ma era da troppo tempo che non ci riuscivo. Sapevo che senza scia non mi avrebbero preso, ma per mettermi in quella situazione dovevo azzeccare la strategia. Così sono partito non troppo forte, però cercando di imporre un ritmo abbastanza alto e poi ai 400 me ne sono andato. Era dal 2015 che non miglioravo il personale sulla distanza (peraltro record europeo all’epoca dell’argento iridato in 7’40″81, ndr), era impensabile perché in generale sono cresciuto come atleta da tutti i punti di vista – conclude il campione olimpico, bimondiale e trieuropeo dei 1500 tesserato per Fiamme Oro e Coopenuoto, cresciuto e diventato campione insieme a Detti al centro federale di Ostia col tecnico Stefano Morini responsabile del progetto sul mezzofondo dall’autunno del 2010 – Il 7’39 è un tempo che cercavo da tanto e non mi era mai venuto. Credo che servano stimoli in questo mondo, voglia di provare cose nuove e testarsi. Dopo le Olimpiadi di Rio de Janeiro ho comunicato che volevo provare le acque libere senza distogliere l’attenzione del nuoto e ho sempre pensato che ciò avrebbe aiutato il mio nuoto perché mi avrebbe motivato di più e indotto a dover dimostrare che posso continuare a vincere innanzitutto a me stesso”.”Paltrinieri è un’atleta immenso e ha disputato una gara perfetta – sottolinea il ‘Moro’ – E’ un ragazzo superintelligente. Sa quello che vuole. Conosce le sue sensazioni, il suo corpo. Si assume le sue responsabilità nel bene e nel male. Lo scorso anno agli europei di Glasgow non si è tirato indietro seppur debilitato da un’influenza intestinale per difendere i suoi titoli ed è salito comunque sul podio malgrado non si reggesse in piedi. Quest’anno abbiamo esplorato insieme una nuova dimensione. Abbiamo preparato le gare sia di fondo sia di piscina incontrando incognite e difficoltà nuove che abbiamo affrontato direi bene e da cui abbiamo appreso tante cose che ci serviranno per la stagione olimpica. Le gare sono state costruite con attenzione, come sempre. Passo dopo passo, andando anche incontro a prestazioni come quelle del Sette Colli che non ci preoccupavano perché conoscevamo i carichi di lavoro che stavamo sostenendo. Banalmente sono soddisfatto e contento in attesa dei 1500″.Ovviamente deluso Detti (Esercito / In Sport Rane Rosse), campione uscente e bronzo nei 400 stile libero come due anni: “Ho disputato una gara strana, sono rientrato distrutto. Non ne avevo. Non capisco. Fa parte del gioco. Sono contento che il titolo sia rimasto in casa. Testa bassa e si pensa alla prossima stagione”, sintetizza il livornese, 25 anni il prossimo 29 agosto, che ha conquistato anche un argento (2012) e un bronzo (2014) europeo sulla distanza che questa volta l’ha tradito.
I-N-F-I-N-I-T-A PELLEGRINI. Immensa. Nazionalpopolare. Fenomenale. Inarrivabile. Notevole. Travolgente. Inimitabile. Assolutamente unica. Federica Pellegrini riesce anche a fermare il tempo. Dopo 14 anni è sempre lì, sul podio mondiale dei 200 stile libero per l’ottava volta consecutiva (4-3-1), che guarda tutti dall’alto verso il basso. E’ la quarta medaglia d’oro, strepitosamente in 1’54″22 (27″05, 56″10, 1’25″32) per il secondo successo consecutivo con la terza prestazione mai nuotata e migliore in tessuto. “Questa medaglia è qualcosa che va oltre tutto – racconta raggiante – E’ stata una gara incredibile. Mi sono sentita sempre come volevo. Metro dopo metro. Il mio ultimo mondiale. Il mio miglior tempo col costume normale”.
L’azzurra di Spinea – che vive a Verona, dove ha comprato casa ed è allenata dal tecnico federale Matteo Giunta presso il centro federale intitolato al maestro del nuoto italiano e suo vate Alberto Castagnetti – era già entrata nella storia del nuoto internazionale con la settima medaglia consecutiva vinta a Budapest due anni fa, quando conquistò il terzo oro nei 200 infliggendo la prima sconfitta internazionale della carriera alla statunitense Katie Ledecky e superò nella speciale classifica lo statunitense pluricampione olimpico e mondiale Ryan Lochte nei 200 misti (3 ori, un argento e un bronzo dal 2005 al 2015).
La divina, tesserata per il Circolo Canottieri Aniene, fa parte della storia del Paese da 15 anni ed è indiscutibilmente (finiamola di porre in discussione un’ovvietà) la più forte atleta dello sport italiano di cui è stata portabandiera alla cerimonia inaugurale olimpica a Rio de Janeiro.
Sul primo podio c’era arrivata col broncio per un argento a Montreal 2005 che seguiva quello olimpico di Atene 2004 conquistato a 16 anni e 12 giorni quando fu battuta dalla rumena Camelia Potec nascosta in corsia laterale. Adesso ci torna sorridente e con una carriera leggendaria alle spalle che sembrerebbe conoscerà fine alle Olimpiadi di Tokyo per la quinta partecipazione a cinque cerchi dell’azzurra, a 32 anni: altro record del nuoto italiano e mondiale femminile in gare individuali, a meno che non si consideri la statunitense Dara Torres che partecipò a cinque edizioni non consecutive nel 1984, 1988, 1992, 2000 e 2008 a 41 anni.
Nel mezzo ci sono 51 medaglie internazionali (in attesa della staffetta mista mista in chiusura di programma), undici record del mondo, l’oro olimpico nei 200 a Pechino nel 2008, le doppiette iridate 200-400 nel 2009 a Roma (con record mondiale ancora imbattuto di 1’52″98) e nel 2011 a Shanghai, 981.000 follower su instagram e 742.000 su twitter, ovviamente in crescita, sfilate in passerella (anche alla settimana della moda di Milano per la stilista Raffaella D’Angelo), partecipazioni in programmi tivvù (ultimamente giurata ad Italia’s Got Talent), storie d’amore e di gossip, di tatuaggi e di leoncini di peluche, di gatti (Malfalda che non c’è più) e cani (la cucciolotta di bulldog francese Vanessa che quando può porta sempre con sé).
I 200 a Gwangju sono un inno alla gioia di nuotare e alla magnificenza di un’atleta “rock and roll”, come si definisce. Parte in pieno controllo, virando al quarto posto ai 100 e puntando l’australiana Ariarne Titmus che la precedeva di 45 centesimi. Le ultime due vasche sono trionfali, un incedere che avrebbe potuto accompagnare solo Beethoven: 29″22 per il secondo posto a -0″17 e 28″90 (nessun’altra sotto i 29″) a +0″46. La 18enne aussie della Tasmania, oro nei 400, se la vede passare senza appello e chiude d’argento in 1’54″66 (55″65). La svedese vice campionessa olimpica Sarah Sjoestrom si arrampica fino al bronzo in 1’54″78 (55″95). Al quinto posto c’è la 17enne Junxuan Yang col record mondiale juniores di 1’55″43 (56″54).
“Non so come abbia fatto – racconta il tecnico Giunta – Appena la vedo glielo chiedo. Ho rischato l’attacco di cuore. Il suo tempo è mostruoso. Dimostra che deve fare quello che vuole e come lo vuole. A gennaio mi aveva detto che voleva nuotare i 200 e bene. Si è rimessa ad allenarsi con anima e cuore. Chiaramente in allenamento si possono fare cose bellissime, ma in gara è sempre diverso. In stagione l’ho rivista nuotare come l’anno delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma con un epilogo diverso. Sicura, eccezionale, non le avevo mai visto gestire la gara così dalle semifinali in poi. Credo che sia molto vicina al massimo della sua forma, condizione e qualità”.
Risultati delle semifinali e FINALI della quarta giornata
800 STILE LIBERO M
prec. RE 7’40″77 di Gabriele Detti il 26 luglio 2017 ai mondiali di Budapest
1. Gregorio Paltrinieri 7’39″27 RE (prec. pp 7’40″81 del 5 agosto 2015 ai mondiali di Kazan)
2. Henrik Christiansen (Nor) 7’41″28
3. David Aubry (Fra) 7’42″08
5. Gabriele Detti 7’43″89
200 STILE LIBERO F
RM 1’52″98 di Federica Pellegrini il 29 luglio 2009 ai mondiali di Roma
prec. MPT 1’54″55 di Federica Pellegrini il 26 giugno 2016 al Sette Colli di Roma
1. Federica Pellegrini 1’54″22 MPT
2. Ariarne Titmus (Aus) 1’54″66
3. Sara Sjoestroem (Swe) 1’54″78
D’obbligo anche fare un passo indietro per raccontare la grandissima impresa di ieri.
Simona Quadarella è campionessa del mondo. Vince i 1500 stile libero dieci anni dopo un’altra romana, Alessia Filippi, cui chiedeva autografi al Foro Italico durante il mondiale nella capitale e cui ora sottrae anche il record italiano. Ne sono passati di avversarie lungo il cammino verso il titolo iridato, cominciato sgambettando alla piscina della Polisportiva Delta nella borgata Ottavia e superando la sorella più grande Erika che andava forte, ma ancora di più sui libri di scuola. A 14 anni era già sul podio italiano della sua categoria, due anni dopo su quello dei grandi e vinceva pure l’oro olimpico giovanile a Nanchino. Da lì è stata una rapida escalation. Cresce con il tecnico Christian Minotti al Circolo Canottieri Aniene, diventa pompiere e si scopre al mondo: col terzo posto iridato a Budapest si fa conoscere a livello planetario, l’anno scorso domina 400, 800 e 1500 agli europei di Glasgow e adesso si prende tutto. Le manca la medaglia olimpica che potrebbe arrivare tra 12 mesi, poi si porranno altri obiettivi perché Quadarella è ambiziosa e deliziosa con quel sorriso timido ed educato che che fa empatia e quegli occhioni grandi che sanno di amicizia. Si presenta in zona mista ancora coi lacrimoni di gioia e incoscienza, consapevole di aver raggiunto l’obiettivo e quasi rammaricata dall’assenza di Katie Ledecky perché in cuor suo, anche se non lo dice apertamente, pensava di poterla pure battere, ma tanto ci sarà tempo e modo.
Le lacrime le aveva già cominciate a versare sul bordo vasca, ma prima i baci dedicati dopo il tocco e la visione celestiale del tabellone e un attimo che ha dedicato a se stessa, distesa sul pelo dell’acqua con gli occhi chiusi. Però non le trattiene, continuano a scendere, piena di gioia: “Neanche me la ricordo la gara, non ci sto capendo niente – ammette candidamente prima di ritrovare lucidità – Quando ho saputo che Ledecky non avrebbe gareggiato sapevo che avrei potuto vincere, di essere la favorita, però immaginarlo è una cosa e riuscirci ben altra. Abbiamo deciso di fare la gara su di noi. Se non c’era vuole dire che non era in grado di gareggiare”. Poche parole prima della cerimonia di premiazione con lei che intona l’inno di Mameli e porta la medaglia al petto per le foto che la ritraggono in cima al mondo. “Sto provando delle sensazioni pazzesche difficili da descrivere – continua successivamente – Ho sempre sognato di diventare la numero uno al mondo. E’ quello che volevo e mi sembra incredibile che ci sia riuscita, che sia vero, che non sia un sogno. Durante la gara pensavo che non vedevo l’ora che finisse. Sapevo che stavo vincendo e quindi i 1500 metri mi sono sembrati molto di più, lunghissimi. Ma a tratti me la sono pure goduta, soprattutto verso la fine, quando ho acquisito pieno di consapevolezza della vittoria. Questa medaglia d’oro la dedico a me, a Christian (Minotti, ndr), alla mia squadra e alla mia famiglia che mi ha sempre supportato e creduto in me”.
La 20enne romana si era qualificata alla finale col secondo tempo della carriera in 15’51″59, due centesimi oltre il crono con cui aveva vinto gli europei di Glasgow un anno fa. S’impone in 15’40″89 (4’06″62 ai 400, 8’17″95 agli 800, 12’31″84 ai 1200) dopo aver preso la testa della gara nella terza vasca. Sbriciolati il precedente record italiano stabilito da Alessia Filippi il 28 luglio 2009 per l’oro mondiale al Foro Italico in 15’44″93 e il precedente personale, nonché migliore prestazione italiana in tessuto di 15’48″84 che aveva nuotato il 21 giugno scorso al Sette Colli, nel tempio del nuoto di casa sua. Demolite le avversarie. La tedesca Sarah Kohler – fidanzata di Florian Wellbrock, campione della 10 chilometri e d’Europa del 1500 col quarto tempo all time di 14’36″15 – seconda in 15’48″83; la cinese Jianjiahe Wang terza in 15’51″00.
Raggiante Christian Minotti: “Oro inaspettato alla vigilia perché si sono incastrate una serie di situazioni che è inutile negare. Ledecky non era in condizione, ha rinunciato alla finale e noi ne abbiamo approfittato. L’avversario più temibile era proprio la pressione perché avendo davanti la statunitense avremmo impostato una gara in scia fino agli 800-1000 metri per poi provare a prenderla. Invece saremmo dovuti essere noi a dettare i tempi e impostarla e abbiamo dimostrato di essere i più forti. Simona ha voluto subito imporre un ritmo elevato, è stata brava; le avevo detto che ci sarebbe voluto almeno 15’40 per vincere e lei mi ha seguito alla lettera. Godiamoci il momento, poi penseremo agli 800 e da settembre alle Olimpiadi. Siamo tra i più forti al mondo, in questo momento siamo i migliori, ma bisogna continuare a lavorare con serietà, restare coi piedi per terra perché ci aspetteranno tutti a Tokyo”.
1500 STILE LIBERO F
prec. RI 15’44″93 di Alessia Filippi il 28 luglio 2009 ai mondiali di Roma
prec. MPT 15’48″84 di Simona Quadarella il 21 giugno 2019 al Sette Colli di Roma
1. Simona Quadarella 15’40″89 RI
2. Sarah Kohler (Ger) 15’48″83
3. Jianjiahe Wang (Chn) 15’51″00