Senna – Sono trascorsi 27 anni. Una tragedia in un week end, quello del Gp di San Marino, a dir poco devastante, visto che proprio Senna non era riuscito a darsi pace per la fine di Roland Ratzenberger, nelle qualifiche del giorno prima con la Symtek.
Il pilota brasiliano è stato trafitto alla testa dall’acuminato punta del braccetto della sospensione anteriore destra della Williams FW16-Renault. Un uniball, che si è strappato nell’impatto contro il muretto del Tamburello, mentre Ayrton era in testa alla gara dopo la ripartenza dalla safet car, si è trasformato in una lama che si è insinuata fra la calotta del casco e la guarnizione di gomma, nell’unico punto vulnerabile.
È stata una… stoccata del destino. Senna, senza quel pezzo di metallo conficcato nel cranio, sarebbe sceso incolume della sua monoposto in fibra di carbonio, che seppur accartocciata, lo aveva protetto da quel muretto tanto vicino che separava la pista dal torrente del Santerno.
Probabilmente, sarebbe tornato ai box per… cantarne quattro ai tecnici Williams (Patrick Head e Adrian Newey) che, finalmente, gli avevano, modificato lo sterzo di una macchina che non riusciva a guidare come voleva lui perché era costretto ad usare un volante di diametro più piccolo perché le nocche delle mani strusciavano contro la scocca, procurandogli continue escoriazioni. Peccato che gli inglesi per adattare il piantone dello sterzo ai voleri del brasiliano abbiano usato un tubo arrugginito che poi si è rotto!
Possiamo solo immaginarci il terrore nel volto del brasiliano che a oltre 300 Km/h ha visto avvicinarsi la protezione, non potendo cambiare direzione alla sua monoposto. Ha provato a fare tutto quello che gli era concesso: scalare una marcia e frenare, pestando violentemente sul pedale sinistro. Non è servito a niente. La sua sorte era segnata.
Restano le sue 41 vittorie, accompagnate da 65 pole position in 161 Gp disputati.
In Brasile furono proclamati tre giorni di lutto nazionale, mentre, a seguito delle indagini sulla morte del brasiliano, il circuito di Imola fu posto sotto sequestro. Il fotografo Angelo Orsi, collaboratore del settimanale Autosprint e amico di Ayrton, è stato l’unico a scattare una foto in cui è visibile il volto del pilota dopo i primissimi soccorsi successivi all’incidente. Tuttavia egli ha deciso di non pubblicare né mostrare a nessuno tale foto, decidendo subito di distruggerla.
Il rientro del corpo di Senna in Brasile, sollecitato dall’allora presidente della repubblica brasiliana al suo omologo italiano Oscar Luigi Scalfaro, avvenne con un volo sull’aereo presidenziale italiano sino a Parigi e da lì a San Paolo su un McDonnell Douglas MD-11 per conto della Varig, nel quale – per esplicita decisione del comandante dell’aereo – la bara non venne inserita in stiva ma in cabina, in uno spazio ricavato dalla rimozione di alcuni sedili passeggeri. Rimpatriata la salma di Senna, dopo i funerali di stato questa venne inumata nel cimitero di Morumbi, nella città natale di San Paolo il 5 maggio 1994.
Successivamente, nel 1997, si aprì il processo sulla morte di Senna, che portò nel 2005 all’assoluzione sia del patron della Scuderia Williams F1 Frank Williams, sia del progettista della vettura Adrian Newey, in tutti i tre gradi di giudizio. La Corte di cassazione ha invece sentenziato nel medesimo anno, il “non luogo a procedere” per la richiesta di assoluzione rivolta al direttore tecnico del team Patrick Head, in quanto egli, già riconosciuto colpevole di omicidio colposo, non era condannabile essendosi estinto il reato per prescrizione. Il processo ha consentito di portare alla luce numerose anomalie nell’atteggiamento della Williams e della Federazione, nel caso ad esempio della misteriosa sparizione delle centraline elettroniche della FW16 o nel caso della cancellazione degli ultimi fotogrammi del camera-car di Ayrton.
Imola non dimentica il suo figlio adottivo più amato. E se nel 2020, a causa della pandemia, la tradizionale commemorazione di Ayrton Senna al Tamburello era saltata, quest’anno si torna in pista per onorare la memoria del grande campione brasiliano. Sabato 1° maggio l’Autodromo sarà eccezionalmente aperto al pubblico, ma solo a piedi (vietate bici e altri mezzi), dalle 9 alle 18. Obbligatoria la mascherina e bisogna mantenere la distanza di un metro.
Ormai da oltre un anno, vale a dire dall’inizio dell’emergenza sanitaria, l’accesso alla pista è di norma vietato. Ma Senna e Roland Ratzenberger, pure lui scomparso in quel maledetto fine settimana del 1994, meritano un’eccezione. Tutto dovrà però avvenire solo in forma ridotta ed evitando gli assembramenti. Al momento del ricordo, previsto alle 14.17 (l’ora esatta dell’incidente di Senna), prenderanno parte il sindaco Marco Panieri, l’assessore all’Autodromo, Elena Penazzi, e il direttore del circuito, Pietro Benvenuti.
E’ giusto ricordare che Ayrton Senna spesso dava in beneficenza parte dei guadagni accumulati grazie alla sua attività di pilota. La sua opera di carità venne rivelata solamente dopo la sua morte dalla sorella Viviane. Nel testamento del campione brasiliano, inoltre, grosse somme furono destinate a opere di beneficenza.
All’inizio del 1994 Senna, parlando con la sorella, espresse la volontà di dar vita ad un’organizzazione con l’obiettivo di aiutare i bambini poveri del Brasile, al fine di dare loro un’opportunità per il futuro. Tale desiderio rivive oggi nella Fondazione Ayrton Senna, un ente senza scopo di lucro creato proprio dalla sorella Viviane nel Novembre del 1994 e che dà la possibilità a molti ragazzi brasiliani poveri di ricevere un’adeguata educazione.
L’istituto, dalla sua nascita, ha offerto supporto a centinaia di migliaia di assistiti presenti in tutto il Brasile, oltre ad essere stato insignito dall’Unesco, nel 2004, di una cattedra incentrata sull’educazione e lo sviluppo umano, risultando la prima organizzazione non governativa a ricevere tale riconoscimento[
Ayrton Senna era devoto cattolico. Il suo rapporto profondo con la religione aveva radici lontane derivanti dalla sua famiglia, in particolar modo dall’educazione impartita dalla madre. Nella sua valigetta personale portava sempre con sé la Bibbia e spesso ne leggeva un passo. In un’intervista, dichiarò di aver visto Dio accanto a lui sullo schieramento di partenza del Gran Premio del Giappone 1988.
Sulla sua tomba, nel Cimitero di Morumbi a San Paolo, è scolpita una citazione tratta dalla Lettera dell’apostolo Paolo ai Romani 8,39 : «Nada pode me separar do amor de Deus» (Niente mi può separare dall’amore di Dio).