Il taekwondo regala il primo oro all’Italia a Tokyo 2020 grazie a Vito Dell’Aquila

383

Tokyo 2020 – Vito Dell’Aquila conquista l’oro imponendosi per 16-12 sul tunisino Mohamed Khalil Jendoubi nella finale di taekwondo categoria 58 chilogrammi.

Per il diciannovenne di Mesagne, approdato all’ultimo atto grazie al nettissimo 29-10 sull’argentino Guzman in semifinale, si tratta di un risultato storico, il più importane conseguito finora in carriera.

L’oro olimpico infatti, il primo per l’Italia a Tokyo 2020, supera nettamente per valore e prestigio il titolo europeo ottenuto a Bari nel 2019 e la vittoria al Grand Prix Final di Mosca, successi che avevano permesso al brindisino di presentarsi all’appuntamento olimpico da numero due del mondo.

In finale Dell’Aquila, dall’alto della fiducia maturata nei precedenti incontri, ha fatto valere il suo maggior cinismo quando contava, ovvero nel terzo e decisivo round. Qui, dopo aver lasciato per lunghi tratti del match le redini al rivale tunisino, sotto la spinta del direttore tecnico Molano il classe 2000 si è riavvicinato nel punteggio a Jendoubi fino a superarlo negli ultimissimi secondi disponibili.

Dopo un inizio di finale difficile con l’azzurro andato sotto di 5 a 0, attorno a metà del secondo round il 20enne lottatore di Mesagne è riuscito a riprendersi e a portarsi a un punto dall’avversario (6-7).

L’esperienza del giovane atleta pugliese emerge nel finale. A 1’08” dal termine, Dell’Aquila affonda un colpo da due punti che pareggia sul 10 a 10.

A 13″ dalla fine l’azzurro ha messo a segno un altro kick al corpo da due punti per il primo sorpasso (12-10), due secondi piu’ tardi un altro colpo da due punti per un prezioso 14 a 10. Poi gli attivi finale ma l’oro era ormai in cassaforte. Il pugliese sui tappeti della Makhuari Messe Hall di Tokyo aveva iniziato il suo cammino verso l’oro olimpico superando l’ungherese Omar Salim 26-13 agli ottavi.

Successivamente l’azzurro ha battuto il tailandese Ramnarong Sawekwiharee per 37-17 aprendosi la strada verso la semifinale in cui ha sconfitto l’argentino Lucas Lautaro Guzman 29-10.

Dell’Aquila, classe 2000, anno in cui il taekwondo ha esordito nel programma olimpico di Sydney, impreziosisce cosi’ la sua bacheca personale in cui trovano posto anche un oro e un bronzo europeo (2019 e 2018) e un bronzo mondiale (2017).

Il taekwondo così, grazie a quest’impresa, torna a dare una medaglia alla rappresentativa azzurra dopo lo “zero” registrato a Rio 2016. Curiosamente, il primo (e ultimo) a conquistare il gradino più alto del podio olimpico nella disciplina era stato a Londra 2012 Carlo Molfetta (oro nei -80 kg), compaesano e “maestro” dello stesso Dell’Aquila.

“Mi sono vaccinato per il Covid per venire a Tokyo a prendermi un oro olimpico. Sono sincero, io avevo un motivo in più. Ma aderisco molto volentieri alla campagna lanciata dal presidente del Coni, Govanni Malago’, per promuovere la vaccinazione: è giusto che lo facciano tutti”. “La dedico a mio nonno: mi chiamo come lui. Diceva sempre ‘Vite vince, Vito vince, vedrete’. Io ero scettico, e invece aveva ragione lui”.

Vito Dell’Aquila si è avvicinato a questa arte marziale grazie a Bruce Lee. Sì, sembra strano, anche perché il grande attore che ha diffuso nel mondo il cinema realizzate con le arti marziali tanto famoso nel secondo dopoguerra a Honk Kong, non praticava il taekwondo nelle sue scene, ma a Mesagne quella era la palestra migliore che c’era e lì il papà ha portato il piccolo Vito a soli 8 anni. Bruce Lee piaceva al padre di Vito, che ha accompagnato in palestra il figlio anche perché era un bambino troppo timido. Voleva che entrasse in contatto con gli altri, parlasse con persone più grandi di lui che volevano farlo crescere sotto tutti i punti di vista, non soltanto fisico.

All’inizio Vito fa taekwondo quasi per gioco, poi partecipa ai Campionati italiani cadetti e li vince. Si qualifica anche ai Mondiali della categoria cadetti, vincendo anche questi. È quello il momento in cui capisce che può diventare un grande atleta nello sport che ha scelto. Le due grandi manifestazioni tra i senior che lo portano alla ribalta della sua disciplina ma anche dello sport italiano sono i Mondiali di Muju nel 2017 e gli Europei di Kazan dell’anno successivo. Ai Mondiali organizzati in Corea del Sud vi arriva a soli 17 anni ed è praticamente sconosciuto anche tra gli addetti ai lavori. Riesce a portare avanti un percorso meraviglioso, facendo innamorare tutti per la sua capacità di reggere la pressione in così giovane età, ma anche per il suo stile dinamico, armonioso, pulito. Arriva in semifinale e affronta uno dei migliori atleti della 54 kg, l’iraniano Armin Hadipour. Non riesce a vincere contro un atleta molto più esperto di lui, ma la possibilità di poter combattere contro atleti di questo livello è una sorta di laurea che Vito, ancora non in età da diploma, si porta a casa. Passano due anni e agli Europei di Kazan 2018 riesce a ottenere un altro bronzo, attestandosi in questo modo ad alti livelli in maniera costante.

Fino a quel punto tutto sembrava procedere in linea retta per Vito Dell’Aquila, ma agli ultimi Mondiali disputati prima della pandemia, quelli di Manchester del 2019, arriva il primo momento critico: perde male agli ottavi contro il coreano Bae Jun-seo e suona il primo un campanello d’allarme. Vito non è in forma come prima, non sembra brillante. A questo si aggiunge che per partecipare a Tokyo 2020 deve salire di categoria, passando dalla 54 kg alla 58 kg e, come lui stesso afferma, “sembrano pochi 4 kg, ma si sentono parecchio in combattimento”. Deve resettare tutto adattandosi a nuovi avversari, nuove misure da prendere, un nuovo corpo da mettere a posto per adattarlo alla categoria. Sembra una cosa facile, ma non lo è. A un certo punto si temeva che avesse problemi seri anche a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo 2020, invece ci è riuscito soprattutto grazie alle belle prove disputate nel Grand Prix Final tenutosi a Mosca, manifestazione classificata come G8 e che assegnava quindi il doppio dei punti per il ranking rispetto a un normale Gran Premio.

Oggi Vito è arrivato a Tokyo senza i favori del pronostico, anzi quando il sorteggio gli ha dato al primo turno l’ungherese Omar Salim, campione d’Europa in carica, molti pensavano che il suo cammino sarebbe durato davvero poco. Già al primo incontro disputato quando in Italia era notte ha dimostrato invece che oggi era in grandissima forma e leggero di testa. Ha battuto 26-13 l’ungherese, vincendo con le armi che erano anche del magiaro, velocità e precisione dei colpi. Come si poteva anche immaginare, le altre due sfide successive, ai quarti di finale contro il tailandese Ramnarong Sawekwiharee e in semifinale contro l’argentino Lucas Guzmán, sono stati incontri anche meno complessi, che hanno permesso a Vito Dell’Aquila di arrivare all’oro olimpico.

“Complimenti a Vito, alla sua meravigliosa famiglia e ai suoi allenatori: attendiamo il suo rientro per festeggiare nel miglior modo possibile e consentito”. Così il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, commentando l’oro conquistato dall’atleta mesagnese Vito Dell’Aquila nel taekwondo 58 kg a Tokyo 2020.

“Vito – prosegue il sindaco – è un ragazzo straordinario. La sua educazione, improntata ai migliori valori dello sport e della vita, è un esempio straordinario per i giovani della sua età e per una città che è orgogliosa di lui. La sua medaglia rappresenta il giusto riconoscimento per i tanti sacrifici sopportati e per la grande passione sportiva che coltiva sin da bambino. Il suo traguardo vale molto per tutti noi.

 




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *