Baldini – Dopo aver diretto il secondo allenamento in maglia biancorossa il neo tecnico del Perugia Silvio Baldini è stato presentato alla stampa dal Presidente Massimiliano Santopadre.
Ad introdurre è proprio il Presidente Massimiliano Santopadre, che torna a parlare dopo molto tempo: “Ringrazio Mister Castori, quando si arriva a certe scelte è un fallimento per il Club, ma ciò andava fatto ed ora si volta pagina.
Al di là di ogni situazione creata, si arriva a delle decisioni, giuste o sbagliate, seguendo il proprio istinto, ma fatte con onestà.
Tali decisioni sono condivise con tutto lo Staff e poi avallate dal sottoscritto.
Anche in questo caso, come con Castori, si parla di uomini; Silvio ha, infatti, sempre dimostrato di esserlo, mettendo la propria umanità davanti alla carriera, con tutti i pregi e i difetti. Ovviamente lo abbiamo cercato anche per il suo modo di interpretare il calcio.
Avevo bisogno di entusiasmo, nel calcio si vive di sogni, cercando di raggiungere traguardi; in primis ne avevo bisogno io perché ho ancora voglia di primeggiare, di creare strutture nuove e di andare in serie A.
Questo non significa promettere. Amare questa società non significa amare Santopadre, il mio non è un appello, ci sono diverse componenti, dal Presidente al magazziniere, poi ci sono giornalisti e i tifosi; noi ci alimentiamo di passione e io non chiedo di essere simpatico, ma di vivere con me il sogno. Ecco perché ho chiamato Silvio Baldini.
Avevo, ho bisogno di sentirmi il Presidente di una squadra forte, non possiamo più permetterci di sentirci più deboli del Roccacannuccia, dobbiamo essere uniti; lo so, queste mie parole sono già state usate, ma hanno portato bene contro il Monza di Silvio Berlusconi, in cui all’85’ abbiamo raggiunto il sogno dei playoff, poi sappiamo tutti come ne siamo usciti”.
Sulla gara di Terni:” Mi ha fatto male perdere il derby, ma soprattutto la mancanza di reazione da parte della squadra”.
Poi sulla questione stadio nuovo glissa così: “Ci sarà tempo e modo per parlarne, quando ci sta qualcosa di concreto le cose le saprete da me. Oggi è il giorno di Silvio Baldini.
Infine un messaggio per l’ambiente:” Io sono pronto a tirare una linea, di errori ne ho fatti tanti, aiutatemi a crederci, io ho bisogno della gente.
Se quel qualcuno non lo vorrà fare, lo capirò, io ancora sono qui, non so quanto ci resterò, ma sogno ancora di andare a calpestare certi prati…”.
SILVIO BALDINI
Poi è la volta di Silvio Baldini, chiamato a declinare il suo calcio con il teorema di Pitagora: “Che relazione c’è? Il campo è una figura geometrica, cento × cinquanta, ciò che è importante è coprire uno spazio e conoscere la distanza ideale per poter fare gol.
Ma è chiaro che per i tifosi conti più lottare ed avere coraggio”.
Poi sul sogno: “Quale la cosa più bella di essere qui? Oltre alla città, alla tradizione, le strutture della Società sono ottime. Mi sono ridotto della metà l’ingaggio che avevo a Palermo perché mi sento in sintonia con il sogno del Presidente di andare in serie A e io vado in cerca di queste persone. Ovviamente ognuno, poi, deve avere il proprio ruolo, ma in sinergia con tutte le altre componenti. Se si creasse tutto questo, la gente tornerebbe allo stadio. Noi non dobbiamo farci prendere dalle ansie da risultato, ciò che conta è la prestazione.
Ripeto, è la serie A che dà un senso alla mia vita, altrimenti che faccio, vengo a giocare a bocce o a salvarmi? Che senso avrebbe stare lontano dalla mia famiglia?”.
Poi sulla squadra e sui suoi valori nella vita applicati al calcio: “Il Perugia è forte, quando i giocatori capiranno che dovranno rappresentare la città, avremo fatto molto; oggigiorno viviamo in una società in cui ci vengono proposti modelli particolari, che ci mettono in difficoltà, o si diventa calciatori o veline; non esiste più la scuola di una volta, uno può anche studiare e fare il muratore.
Io vivo per le emozioni, per la mia famiglia, per gli amici, ecco perché non mi sento i sessant’anni.
Il calcio? È sempre lo stesso, anche se non alleno da tempo in serie B; feci la scelta di smettere perché avevo riluttanza verso questo mondo, poi, prima di approdare a Palermo, ho fatto gratis quattro anni a Carrara perché il calcio è la mia vita.
Finché ho questa voglia di inseguire il sogno, non posso smettere, a me non interessano i soldi, ma le emozioni e voglio trasmetterle a giocatori e tifosi.
Noi lo faremo finché ci sarà possibilità di lottare; questo non significa promettere nulla, non abbiamo la sfera di cristallo. Io sono qua perché voglio realizzare il sogno del Presidente. Ed è per questo che continuo ad allenare”.
Sulla tattica in campo: “Uno che ama il calcio non ha modulo. Il ds Giannitti mi ha detto che questa squadra è stata creata per il 3-5-2, dunque non ho problemi a cambiare modulo. Perché dovrei fissarmi con un modulo ben preciso?”.
Sul ruolo della gente: “Se noi vogliamo 30.000 persone allo stadio significa che siamo in serie A. Contro l’Entella a Palermo eravamo sotto di due gol e, grazie all’incitamento del pubblico, si è, poi riusciti a pareggiarla.
La stessa cosa potrà accadere al “Curi”.
Sul suo concetto di tempo e spazio applicato al gioco del calcio: “Se te li rubo, si può battere chiunque, anche la Juve.
È chiaro che ci vuole quel qualcosa di più, ma se si riesce a mettere dentro le emozioni non ce n’è per nessuno. Queste sono le mie idee, io sono un innamorato della vita, mi sento fortunato per il semplice fatto di essere nato.
Penso solo alle cose belle, come si dice in Sicilia, se pensi alla morte muori due volte”.
Infine una considerazione su Santopadre:” Qui la persona più importante è il Presidente, se lui rimarrà sempre con questo sogno, non c’è scampo per nessuno. Bisogna solo avere il coraggio di credervi, anche quando il destino dovesse metterci alla prova”.