Calcio – L’ultima giornata d’andata del Campionato di Serie A rimarrà certamente nella storia del calcio non soltanto per i risultati ma per le tante sfaccettature che l’hanno contraddistinta.
I risultati ed i punti sono (come sempre) la parte predominante che rimarrà negli annali ma i fatti che hanno segnato la 19esima giornata meritano una segnalazione particolare.
La partita che aveva il compito di concludere la domenica degli amanti del calcio si è conclusa con due brutti infortuni: da una parte lo juventino Demiral uscito con il crociato rotto da una partita che lo aveva visto segnare un importante gol per la sua squadra, dall’altro un ragazzo di belle speranze ed atteso da un europeo sfavillante che, al termine di un’azione personale sontuosa (ma molto faticosa per la muscolatura forte di cui è dotato) ha riportato un serio infortunio che ne mette a rischio l’annata con la Roma e la convocazione in nazionale. Già, vedere Zaniolo uscire dal campo piangente non è stato un bello spettacolo.
Immediato il suo post su Instagram: “Vi giuro, tornerò più forte di prima”
La rottura del legamento crociato anteriore del ginocchi destro con associata lesione meniscale è il 19esimo infortunio del crociato in casa Roma dal 2014.
Sedici giocatori infortunati al ginocchio, di cui 12 difensori; in tre se lo sono rotto addirittura due volte. In totale fanno 19 crociati lesionati negli ultimi 6 anni per la compagine giallorossa.
Brutto, ma di altro genere, l’episodio legato all’argentino Dybala che, uscendo dal campo per una sostituzione decisa dall’allenatore Sarri h palesemente insultato il suo allenatore. Sarri ha però precisato: “Dybala arrabbiato per la sostituzione? Non me ne può fregare di meno, la partita mi diceva questo. Paulo stava facendo bene, poi se si arrabbia e risponde in campo mi va bene così. Rientra nella normalità, non ho mai visto un calciatore felice di uscire dal campo”.
Conclusi gli episodi di Roma-Juventus eccoci costretti a fare un passo indietro alla partita tra Inter ed Atalanta incontro che ha un paio di episodi da segnalare.
L’anticipo di Serie A tra Inter e Atalanta (1-1) è viziato da quello che sembra un chiaro errore arbitrale: è stato infatti negato un clamoroso rigore ai bergamaschi per fallo di Lautaro Martinez ai danni di Toloi. Un episodio certamente non passato inosservato, sulla panchina atalantina così come sui social. Un episodio o meglio una svista contestata soprattutto da tifosi milanisti e juventini che ricordano quante volte in casa Inter ci si è lamentati per episodi meno gravi che hanno coinvolto le proprie squadre. Il designatore degli arbitri Rizzoli: ”C’è stato un errore umano”.
Da segnalare l’ennesima “protesta” di mister Conte sulla rosa “stretta” dell’Inter. Il tecnico più pagato d’Italia chiede nuovi sacrifici economici alla società per vincere.
Ma ora ecco il calcio giocato partendo proprio dal pareggio tra Inter e Atalanta: La gara è giocata a ritmi intensi e molto alti, con le squadre che pressano alte per recuperare palla subito. L’Atalanta al 9′ ha una grande occasione ma Pasalic dal limite calcia male e sul fondo. Zapata lotta da solo contro la difesa interista e riesce a effettuare solo due colpi di testa ma Handanovic non ha problemi. Al minuto 22 gran tocco sotto di Lautaro a scavalcare Gollini, ma salva Palomino davanti alla porta. L’Atalanta viene fuori nel finale del tempo e al 40′ va vicinissima al pari: punizione di Gomez e grande parata di Handanovic su un colpo di testa di Toloi. Il brasiliano quindi cade quando Lautaro gli aggancia una gamba col braccio e pertanto non riesce a ribadire sulla deviazione del portiere. Proteste degli atalantini ma dopo un check Var, Rocchi concede solo calcio d’angolo.
Il secondo tempo è un monologo nerazzurro, ma di parte bergamasca. Gli ospiti fanno un gran possesso palla e dominano in pratica la ripresa. Gasperini fa entrare Malinovskyi al posto di Zapata e l’ucraino al 55′ esplode un sinistro che coglie il palo esterno. L’Atalanta insiste mentre l’Inter si abbassa tanto, incapace di fare contropiede. Al 67′ bella girata di Gosens ma pallone alto. Entra anche Muriel al posto di Pasalic, mentre Conte leva Sensi e fa entrare Borja Valero. Al 74′ ci riprova da fuori Malinovskyi ma la mira non c’è. Al 75′ il meritato pareggio orobico: Ilicic crossa, palla deviata, colpo di testa di Malinovskyi a prolungare e zampata vincente di Gosens che sorprende Handanovic. L’Atalanta sull’1-1 non si ferma, mentre l’Inter sembra in affanno e in totale balia dell’avversario. Handanovic controlla un colpo di testa di Muriel, mentre Conte si gioca la carta Politano al posto di Lautaro. All’86’ gran botta di Gomez e traversa piena, ma azione annullata per un precedente offside di Gosens. Qualche secondo dopo finalmente si rivede l’Inter con un bel sinistro di Brozovic in controbalzo ma Gollini para in due tempi. Un minuto dopo capovolgimento di fronte e Bastoni spinge in area Malinovskyi. Stavolta per Rocchi è rigore e sul dischetto ci va Muriel, ma Handanovic intuisce e respinge salvando l’Inter. Dopo un tiro sul fondo di Borja Valero, il derby nerazzurro termina in parità.
Un’altra impresa per la Lazio di Simone Inzaghi che in una partita difficile non convince ma vince e porta a casa tre punti che l’avvicinano all’Inter.
La Lazio riscrive la storia. Batte (1-0) anche il Napoli e, per la prima volta nei suoi 120 anni di vita, centra la 10/a vittoria di fila in serie A. Battuto anche il primato della squadra dello scudetto del 2000 che si era fermata a 9. Una vittoria pesantissima che consente ai biancocelesti di proseguire il loro sogno scudetto: Inter e Juve, infatti, restano nel mirino e faranno bene a non sottovalutare una formazione che viaggia ormai sulle ali dell’entusiasmo.
Per l’ottava volta nelle ultime 10 giornate la Lazio è riuscita a decidere l’incontro negli ultimi minuti: e la firma, non potrebbe essere altrimenti, è quella di Immobile, salito a 20 reti in 18 partite. Non è, quindi, certamente un caso anche se una grossa mano, in questa circostanza, gliel’ha data Ospina che si è fatto sciaguratamente scippare il pallone dai piedi dall’attaccante avversario fornendogli su piatto d’argento l’occasione di brindare nel migliore dei modi al traguardo dei 120 anni di storia della società. Costretto a rinunciare a Correa, Inzaghi si è consolato con i rientri di Leiva e Luis Alberto a centrocampo e ha confermato, di conseguenza, Caicedo (oggi piuttosto evanescente) come partner di Immobile in attacco. Sul fronte opposto Gattuso, oltre a Koulibaly, ha perso per infortunio anche Meret per cui ha dato fiducia a Di Lorenzo nel ruolo di centrale e ha rilanciato tra i pali Ospina.
Tenendo il ritmo basso e arretrando immediatamente dietro la linea della palla quando non in possesso, il Napoli è riuscito a lungo a imbrigliare la Lazio, impedendole di sviluppare le azioni che predilige, ovvero le veloci verticalizzazioni. Solo nel finale del primo tempo i capitolini sono riusciti mettere in seria difficoltà i campani, calciando tre volte in 3′ verso la porta di Ospina. L’occasione più pericolosa è stata un destro schiacciato a terra in diagonale da Milinkovic-Savic che, a portiere battuto, si è visto respingere il tiro sulla linea, di testa, da Di Lorenzo. Il Napoli, al di là di due conclusioni velleitarie da lontano di Allan, ha impensierito Strakosha solo con una punizione a giro dalla trequarti sinistra di Insigne. Ma di lì a 15 minuti molto stava per cambiare.
Nella ripresa infatti il Napoli si è fatto coraggio e ha preso in mano le redini del gioco. La Lazio ha preferito aspettare per poi ripartire ma non è quasi mai stata incisiva nonostante le incursioni di Luis Alberto. A dirla tutta i padroni di casa sono stati graziati dalla buona sorte quando al 68′ un destro a giro di Zielinski si è stampato sul palo, in seguito, al minuto (76′) ha pensato Strakosha a opporsi a un diagonale di Insigne.
Inzaghi ha provato a mutare l’andamento della partita con qualche cambio inserendo Cataldi per Caicedo e poi Berisha per uno stanco Lucas Leiva.
La svolta della gara al minuto 82’: dalla panchina Gattuso chiede ai suoi ragazzi di far ripartire l’azione servendo il portiere senza poter immaginare che cosa sarebbe accaduto. Ospina: si è fatto rubar palla da Immobile che, da posizione defilata, l’ha girata immediatamente verso la porta dove Di Lorenzo, in corsa, non ha avuto la necessaria lucidità per calciarla via e ha deviato in rete un pallone che sarebbe comunque entrato.
Inutile l’arrembaggio finale del Napoli grazie alle parate di un grande Strakosha che si è fatto trovare pronto sulle conclusioni da lontano di Milik e Insigne.
Ora per la Lazio l’impegno in Coppa Italia con la Cremonese e sabato alle 18 l’incontro casalingo contro la Sampdoria senza lo squalificato Lulic.
Per il Napoli zero punti ma una crescita evidente: la cura Gattuso inizia a funzionare ma manca la serenità!
È scuro in volto Gennaro Gattuso, al terzo ko in quattro partite sulla panchina del Napoli: “Della gara di oggi ci teniamo la prestazione , bisogna guardare avanti… Ospina ha sbagliato, ma il responsabile sono io. Se Ospina butta la palla io mi arrabbio. Si vede solo l’errore che ha fatto, ma non si vedono le 15 imbucate che ci ha permesso di fare. Lui per noi è un valore aggiunto perché ci permette di impostare in maniera corretta. Io il portiere non lo chiamo portiere, lo chiamo giocatore perché per me il portiere oggi deve giocare il pallone”.
Simone Inzaghi: “In questo momento ci manca poco per essere da Scudetto, ci vuole quel pizzico di fortuna che è mancato nelle scorse stagioni. Dobbiamo essere fortunati con gli infortuni, in passato abbiamo perso la Champions per aver giocato le ultime senza Immobile e Luis Alberto. La squadra ci crede sempre, sa di essere formata da giocatori che possono risolvere la gara in qualsiasi momento. La cosa che mi sta piacendo di più è la lucidità e la consapevolezza dei ragazzi, anche in un big match come quello di stasera hanno sempre risposto colpo su colpo”.
La Juve è campione d’inverno. Passa (1-2) a Roma con qualche brivido di troppo, dopo aver a lungo controllato il match, e si riprende la vetta solitaria della classifica, approfittando del mezzo passo falso dell’Inter. Una vittoria ottenuta col piglio della grande squadra, grazie a una straordinaria partenza. Poi i bianconeri hanno provato a gestire e hanno rischiato nel finale, anche per non aver sfruttato l’occasione di infliggere il colpo del ko ai rivali. La Roma incassa la seconda sconfitta interna di fila.
Entrambi i tecnici sono andati sul sicuro confermando la squadra della settimana scorsa. Sarri ha dato fiducia al nuovo modulo (4-3-1-2) con Ramsey preferito a Higuain, Fonseca, privo anche di Mkhitaryan, ha deciso di non varare la difesa a tre schierando ancora Florenzi terzino nella linea a quattro. La Juve è partita fortissimo e in soli 10′, di fatto, ha ipotecato i 3 punti. E’ passata già al 3′ con Demiral che, su una punizione-cross dalla trequarti sinistra di Dybala, ha anticipato di stinco Kolarov e ha insaccato da pochi passi. A raddoppiare ha pensato, 7′ dopo, Ronaldo che ha trasformato un rigore ineccepibile conquistato con astuzia da Dybala che ha rubato palla al limite a un ingenuo Veretout e si è visto stendere da dietro. Nel primo tempo la Juventus ha controllato una Roma poco lucida ed i due infortuni hanno probabilmente condizionato gioco e concentrazione dei protagonisti in campo.
Nella ripresa al 65′ si è improvvisamente accesa dopo un palo colpito con un destro al volo da Dzeko: il bosniaco subito dopo una fornito un bel assist a Under che ha calciato addosso a Sandro che poi ha allontanato il pallone con un braccio. Guida, coadiuvato bene dal Var, è andato a rivedere l’episodio e ha concesso l’inevitabile rigore ai giallorossi che Perotti ha trasformato con freddezza. Sarri ha deciso di passare al 4-3-3 togliendo Dybala e Ramsey, inserendo Higuain e Danilo e alzando Cuadrado e la Juve ha ripreso forza. Il problema è che le è mancata la lucidità per dare il colpo definitivo del ko agli avversari: Ronaldo di testa ha sfiorato il palo poi ha tardato di un attimo un passaggio a Higuain che ha segnato in diagonale ma con mezzo piede in fuorigioco. La Roma ci ha creduto fino in fondo e, nel finale, anche grazie al ritorno in campo di Cristante, è andata vicina per due volte al pari: prima con un colpo di testa ravvicinato di Kolarov (tra le braccia di Szczesny) e poi con Pellegrini che ha calciato incredibilmente alto un sinistro da favorevole posizione m non è bastato.
Vincono Fiorentina, Verona, Sampdoria ed un Torino in grande spolvero, situazione sempre più difficile, in fondo alla classifica per Spal e Genoa. Ottima prestazione della rinata Udinese.