Calcio – Serie A – Anticipi – Dopo il successo di venerdi sera a Brescia del Milan, è stato un sabato ricco di gol ed emozioni quello degli anticipi della 21esima giornata. Andiamo a rivisitare quanto accaduto nel dettaglio.
Aspetti il Milan e Ibra, e invece, nel primo tempo, fa meglio il Brescia. In avvio non si direbbe. Lo svedesone si cala nel match come un fine rifinitore e i suoi tocchi in area incutono timore iniziale sui padroni di casa. Ma col passare dei minuti la pressione rossonera, puntellata più da iniziative personali che da una manovra corale (Pioli è spesso costretto a richiamare la sua linea mediana) si affievolisce. E il Brescia, che l’ha preparata bene (non concedere spazio a chi può accelerare e sfruttare un tasso tecnico individuale molto più alto), esce dal guscio, puntellato com’è sulla regia preziosa del solito Tonali, sempre più simile al Pirlo della maturità; ma anche da un Torregrossa che è un’auto ibrida, perché a volte accende il motore dell’attaccante, ma il più delle volte agisce da collante, facendo salire la squadra ben sostenuta sui lati da Bisoli e Sabelli a destra, da Dessena e Mateju a sinistra. Di Ayé si avverte, in avvio, solo il ronzio. Ma quando nella parte centrale del tempo, la crisalide di Corini diventa farfalla, e arriva un perfetto cross in area sul secondo palo, il francese si fa trovare pronto e quasi bolla il primo gol stagionale, non fosse che Donnarumma – quello ospite – continua sulla scia di prodigi visti con l’Udinese e con un balzo toglie dalla porta il preciso colpo di testa.
Anche il Milan ha la sua grossa chance, che nasce sull’unica amnesia – grave però – di Sabelli su Hernandez, l’esterno va sul fondo e mette un pallone solo da spingere dentro sul piede più giusto: Ibrahimovic rifiuta l’omaggio, forse sorpreso dall’eccesso di libertà e il suo tocco morbido finisce fuori di pochissimo. Al Milan mancano giri del motore, è una fuoriserie che non riesce ad alzare i giri. Ma per merito del Brescia cui Corini dà una concretezza vista assai poco quest’anno sul campo di casa.
Nell’intervallo non ci sono cambi, il Milan non decolla. Il Brescia invece parte con più veemenza e al 51′ una girata di Torregrossa, in area di rigore, sfiora il palo a Donnarumma battuto. Quattro minuti e il Brescia ci riprova, assist di Tonali per Bisoli che si presenta davanti a Donnarumma, posizione defilata, tiro, il portiere chiude. Un minuto dopo Tonali calcia ancora dalla distanza, sulla palla fiondata si avventa Torregrossa che di piatto infila. Esulta il Rigamonti ma il capitano è in fuorigioco. Il Milan non perviene. Bisogna cambiare. Ci vuole l’elemento che scardini il gioco scolastico. Ecco allora uscire Leao, entra Rebic, insidioso, nel suo essere un po’ trequartista e un po’ punta. Cioè nel suo porsi tra le linee.
Tira Tonali, blocca a terra Donnarumma, poi è la volta di Torregrossa, un gran sinistro, vince ancora il portiere rossonero. Joronen vede solo un tiro di Calhanoglu uscire di poco. Ma col Brescia sbilanciato, Ibra si fa trovare solo all’ala destra e mette un pallone teso e radente in area, si accende un batti e ribatti da cui esce vincente Rebic, girata sporca e palla in gol.
Una beffa per il Brescia, un premio immeritato per il Milan. Il Brescia paga dazio nell’ultima occasione in cui si fa trovare sbilanciato. Il finale è ancora a una sola porta, ma Torregrossa è esausto e Donnarumma, subentrato a Ayé, non incide. Il Milan trova gli spazi che bravamente l’avversario gli aveva negato, Hernandez va via centralmente in modo perentorio ma anche estemporaneo, arrivato al limite scarica un siluro che finisce sulla traversa a Joronen battuto.
Spal – Bologna Il peggiore attacco della serie A contro una difesa colabrodo e per giunta in emergenza assoluta. Così Spal e Bologna arrivano al derby. Eppure il morale è alto, per i ferraresi che hanno centrato una clamorosa vittoria a Bergamo e per il Bologna, scampato alla rimonta del Verona, in inferiorità numerica, e a caccia del primo successo nel nuovo anno. Ne scaturisce un match vibrante, un continuo botta e risposta, un match fatto di corsa e di contrasto, con continui capovolgimenti di fronte. Vince il Bologna, 3 a 1, ma paradossalmente i felsinei avrebbero potuto passare con uno scarto maggiore così come la Spal avrebbe potuto anche fare risultato, soprattutto dopo il vantaggio.
Per un quarto d’ora è botta e risposta, poi al 20’ Di Francesco scatta per ricevere un pallone giocato a sinistra da Reca, Paz lo trattiene, contatti visti e rivisti, cade l’ala e Fabbri va a rivedere in tv, il contatto c’è, rigore. Petagna sembra fermarsi nella sua rincorsa e spiazza Skorupski.
Palla al centro, azione a destra del Bologna e cross radente per Soriano. Vicari, preoccupato dal trequartista, lo anticipa ma beffa Berisha.
La Spal accusa il colpo e un disastroso retropassaggio corto di Cionek consente a Santander di presentarsi solissimo davanti a Berisha, l’albanese esce a valanga e ribatte la conclusione, c’è contatto e Fabbri ha un abbaglio: rigore e ammonizione. Il Var una volta di più mette a posto le cose: solo corner del Bologna che scandisce il clamoroso errore del paraguagio. Ma il Bologna in questa fase domina le operazioni, il centrocampo controlla agevolmente e la Spal soffre. È una nuova amnesia felsinea che risveglia gli estensi: Petagna sempre lui! riesce a liberare al tiro Reca, incredibilmente lasciato solo all’ingresso in area, l’esterno tira a colpo sicuro, sulla linea in spaccata salva Tomyatsu.
Nella ripresa: la Spal parte forte, presenta Bonifazi al posto dell’ammonito Cionek. Ma il Bologna chiude bene su Petagna riferimento di tutte le giocate. Dopo 8’ di sterile power play ferrarese, il Bologna si vede omaggiare di una clamorosa palla gol da Bonifazi, in uscita dalla linea difensiva. Il centrale infatti lascia sfera e corridoio a Soriano che si presenta davanti a Berisha: ma non tira, si allarga e il portiere di casa riesce a fermarlo. E’ la seconda clamorosa occasione rifiutata dai rossoblù, nel match. Sull’angolo che ne segue, Paz svetta e incorna, la palla esce d’un soffio a Berisha battuto. Il match è un botta e risposta, alimentato dall’energia nervosa.
Dopo un’ora di gioco entra Barrow al posto di Santander e il neo arrivato ci mette due minuti per andare a segno: il gambiano apre la manovra servendo Palacio, l’argentino crossa dal fondo e la corta respinta di Vicari finisce sui piedi dello stesso Barrow, rapido spostamento dal sinistro al destro e fiondata sotto la traversa nell’angolo opposto.
E’ il colpo del ko, perché solo 3’ dopo un’altra bella combinazione a destra tra Palacio e Soriano porta al cross di quest’ultimo e sul secondo palo, in spaccata Poli mette dentro la palla del tris. Tutto è perduto fuorché l’onore: reazione della Spal porta a una mischia davanti a Skorupski con sofferta liberazione in angolo (forse il var avrebbe annullato un eventuale gol per un controllo di mano di Strefezza). Ma il match ormai è segnato. La Spal insiste facendo i conti sulla fatica che pesa sul grande Petagna, il Bologna fa paura nelle ripartenze in superiorità numerica, ma Berisha continua nelle prodezze chiudendo la porta prima a Svanberg e poi a Skov Olsen, chiamati in causa al posto di Poli e Orsolini.
Fiorentina-Genoa – Iachini mantiene l’imbattibilità e dice grazie a Dragowski. Il pari a reti inviolate contro il Genoa. Moduli speculari per i due allenatori. Iachini sceglie Venuti per sostituire lo squalificato Dalbert sulla fascia sinistra, mentre in avanti Cutrone vince il ballottaggio con Vlahovic per affiancare Chiesa. Nicola preferisce Ghiglione ad Ankersen sulla destra e Favilli a Sanabria in attacco. All’8′ Lirola manca di un soffio la deviazione sotto porta su cross di Venuti prolungato di tacco da Cutrone. Un minuto più tardi, invece, è la traversa a respingere l’imperioso colpo di testa di Milenkovic sugli sviluppi di calcio d’angolo. Il Genoa fatica, ma alla prima sortita offensiva guadagna rigore, giustamente concesso da Orsato per un intervento scomposto di Pezzella su Favilli: la battuta centrale dello specialista Criscito – al primo errore in carriera – viene intercetta con la gamba da Dragowski. Nonostante il penalty fallito, il Grifone alza il baricentro e gestisce con personalità la seconda metà di primo tempo. A parte un tiro da fuori di Favilli deviato in corner e una conclusione a giro di Chiesa, sul fondo di poco, la sfida non regala altre emozioni e all’intervallo il risultato è inchiodato sullo 0-0. Nella ripresa le belle giocate latitano e la manovra di entrambe le compagini si rivela abbastanza sterile. Iachini si gioca la carta Vlahovic e deve rinunciare a Castrovilli, mentre Nicola rivoluziona la coppia d’attacco. A scuotere il Franchi dal torpore ci pensa il neo entrato Eysseric, pericoloso con una doppia conclusione da fuori. Il lampo del francese fa da preludio a un finale ricco di occasioni, soprattutto di marca ospite.
La gara si riaccende all’improvviso e il primo ad andare vicino al gol è Chiesa con un diagonale respinto in tuffo da Perin al 79′. La risposta del Genoa tarda di poco e Dragowski mostra tutta la sua reattività prima su una deviazione verso la propria porta di Milenkovic, poi su una torsione aerea di Biraschi. L’opportunità più clamorosa, però, capita a Pinamonti all’89’: lanciato in campo aperto, l’attaccante scuola Inter si ritrova tutto solo davanti al portiere polacco che intercetta con la coscia e salva la Fiorentina. A Torino, la violadovrà a rinunciare agli squalificati Milenkovic e Caceres, conl una difesa tutta da inventare.
Torino-Atalanta. L’Atalanta riparte da un 7-0, un risultato che non aveva mai fatto registrare in Serie A. Dopo il pari con l’Inter e la sconfitte con la Fiorentina in Coppa Italia e in casa con la Spal in campionato, i bergamaschi si rilanciano in zona Champions rifilando ben 7 gol al Torino all’Olimpico. Gara senza storia con il primo tempo chiuso sullo 0-3 grazie ai gol di Ilicic, Gosens e Zapata su rigore. Nella ripresa va anche peggio per i granata con un sontuoso Ilicic che prima segna da centrocampo, poi fa tripletta. Nel finale entra Muriel che realizza un rigore e firma il settimo gol nerazzurro. L’Atalanta aggancia momentaneamente la Roma al quarto posto. Il Toro, che ha chiuso la gara in nove per le espulsioni di Izzo e Lukic e non aveva mai perso in casa per 7-0 nella sua storia, resta a quota 27 in classifica.
Dopo un inizio di studio, è l’Atalanta a fare possesso palla mentre il Toro attende la chance giusta, ma al 10′ Belotti viene murato in area da Gosens. Poi è solo Atalanta con Sirigu che fa quel che può nel tentativo di tenere in gara i suoi. Al 16′ gran parata su un colpo di testa di Palomino, ma un minuto dopo l’estremo difensore non può nulla: pazzesco recupero palla in scivolata di Palomino su Laxalt sul fondo sinistro, sfera messa in mezzo e sul secondo palo arriva Ilicic che insacca.
De Silvestri di testa tenta di svegliare i suoi, ma Gollini è attento. Ma l’Atalanta non si ferma e domina letteralmente il match e al 22′ Sirigu salva in uscita su Gosens, imbeccato da Ilicic. Lo sloveno assiste Toloi al 27′, tiro e altra parata. Un minuto dopo super Sirigu nel salvare per due volte su Freuler. Alla mezz’ora il meritato raddoppio bergamasco: angolo, palla messa fuori e gran tiro di mezzo esterno sinistro al volo di Gosens che si conferma un grande difensore goleador. Sono 7 adesso le reti segnate in campionato per il tedesco. Il Torino prova ad avanzare ma non ci sono idee e l’Atalanta difende anche bene. Nel finale del primo tempo magia di Ilicic in area granata e trattenuta di Lukic. E’ rigore e sul dischetto ci va Zapata che si sblocca dopo la lunga assenza per infortunio: il colombiano non segnava dal 6 ottobre del 2019.
Il Torino torna in campo nella ripresa e sembra crederci con due occasioni di Lukic e Belotti, ma Gollini salva sul “Gallo”. Ma è un fuoco di paglia perché i granata la combinano grossa al 53′: c’è un fallo di mano a in mezzo al campo, i giocatori di casa arretrano e lasciano lì il pallone, Ilicic batte subito perché vede Sirigu fuori dai pali e segna col sinistro un gol pazzesco. Passa un solo minuto e Ilicic serve il poker e firma la sua tripletta personale: Zapata per Gomez che imbuca in area per lo sloveno che, solo davanti a Sirigu, insacca col sinistro.
Sullo 0-5 la gara praticamente finisce, ma solo per il Torino. Perché l’Atalanta non si ferma e Sirigu salva su Gomez con l’aiuto del palo. Entra anche Malinovskyi al posto di Ilicic (applaudito anche dai sostenitori granata) e l’ucraino col sinistro per poco non segna subito al 72′, mentre Pasalic viene murato in area due minuti dopo. Al 76′ Izzo stende Djimsiti e rimedia il secondo giallo lasciando i suoi in dieci. Nel finale è ancora e solo Atalanta e Meitè commette un ingenuità e poi abbatte Toloi in area. Altro rigore che stavolta realizza Muriel, da poco subentrato a Gosens. Due minuti dopo la settima meraviglia atalantina: Gomez in area per Muriel e diagonale vincente di sinistro. All’ultimo minuto Lukic punisce fallosamente Gomez e Guida lo caccia.