Calcio – L’evento che sembrava dovesse cambiare il mondo del calcio, annunciato in una tiepida serata domenicale primaverile è abortito dopo appena 60 ore. La SuperLega non si farà più (almeno per ora).
Dopo l’addio delle società inglesi, iniziato con il dietrofront del Manchester City a cui è seguito anche quello delle altre, sono arrivate le parole del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, rilasciate alla Reuters: “Voglio essere franco ed onesto, non penso che il progetto possa continuare con 5 o 6 squadre – ha spiegato il vicepresidente della Superlega -. Non parlerei tanto di dove è andato quel progetto, piuttosto del fatto che resto convinto della sua bellezza”. Il presidente della Juventus si è detto convinto “del valore che si sarebbe sviluppato a piramide, della creazione della più bella competizione al mondo”, per poi lasciare spazio a considerazioni sulla fine del progetto: “Evidentemente non sarà così, voglio dire che non credo che il progetto possa andare ancora avanti”. E ancora: “Credevo davvero che il progetto Superlega potesse cambiare il calcio in meglio, mi ero anche dimesso dalla presidenza dell’ECA. Ma visto quello che è successo ieri sera, avrò tempo per dedicarmi al 100% alla Juventus e lo farò con la passione di sempre. Non dirò qui quanti club mi hanno contattato in queste 24 ore per aderirvi – ha proseguito il presidente della Juventus – . Preferisco non fare nomi, certe cose dovrebbero restare personali, magari mentono ma sono stato contattato da un numero importante di club con l’intento di aderire. Abbiamo ricevuto tante minacce di estromissione dalle competizioni, ai giocatori dicevano che non avrebbero più potuto partecipare alle competizioni per Nazionali. Questo dovrebbe far capire qual è il loro atteggiamento”. In chiusura anche un riferimento al rapporto ormai deteriorato con il presidente della Uefa, Ceferin: “Ho viste tante relazioni cambiare nel tempo. Adesso sono certo che le persone saranno aperte al dialogo, a parlarsi l’una con l’altra. Però non credo che la nostra sia un’industria sincera, affidabile e credibile in generale”. Parole che hanno preceduto il comunicato della Juventus: “Con riferimento alla creazione della Super League, e al successivo dibattito pubblico, l’Emittente precisa di essere al corrente della richiesta e delle intenzioni altrimenti manifestate di alcuni club di recedere da tale progetto, sebbene le necessarie procedure previste dall’accordo tra i club non siano state completate. In tale contesto, Juventus, pur rimanendo convinta della fondatezza dei presupposti sportivi, commerciali e legali del progetto, ritiene che esso presenti allo stato attuale ridotte possibilità di essere portato a compimento nella forma in cui è stato inizialmente concepito. Juventus rimane impegnata nella ricerca di costruzione di valore a lungo termine per la Società e per l’intero movimento calcistico”.
La Superlega si ferma dopo appena 48 ore dall’annuncio della partenza e lo fa con un breve comunicato: “La Super League europea è convinta che l’attuale status quo del calcio europeo debba cambiare – si legge nella nota – Proponiamo un nuovo progetto europeo perché il sistema esistente non funziona. La nostra proposta mira a consentire allo sport di evolversi generando risorse e stabilità per l’intera piramide del calcio, anche aiutando a superare le difficoltà finanziarie incontrate dall’intera comunità calcistica a causa della pandemia. Fornirebbe anche pagamenti di solidarietà a tutte le parti interessate del calcio”.
“Nonostante l’annunciata partenza dei club inglesi, costretti a prendere tali decisioni a causa delle pressioni esercitate su di loro, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente in linea con le leggi e le normative europee come è stato dimostrato da una decisione del tribunale per proteggere la Super League da azioni di terzi”.
Tra i vincitori della partita c’è sicuramente il premier britannico Boris Johnson: “Accolgo con favore l’annuncio” il suo tweet. “Questo è il risultato giusto per i tifosi, i club e le comunità di tutto il paese. Dobbiamo continuare a proteggere il nostro amato gioco nazionale”.
Ma il vero trionfatore è lui, la cintura nera delle arti marziali e presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin: “Ho detto ieri che è ammirevole ammettere un errore e questi club hanno fatto un grosso errore. Ma ora sono tornati all’ovile e so che hanno molto da offrire non solo alle nostre competizioni ma a tutto il calcio europeo. La cosa importante ora è andare avanti, ricostruire l’unità di cui il calcio godeva prima di questa vicenda e andare avanti insieme”.
Una riunione informale, per raccontare a tutte le 26 leghe del calcio europeo cosa sia successo nelle 48 ore di vita della Superlega. E per fare il punto sul futuro dei campionati nazionali del continente. A parlarsi, in videoconferenza, sono i più alti dirigenti della European Leagues. Al meeting il ruolo principale lo hanno i vertici delle tre leghe a cui sono iscritti i 12 club scissionisti, che nella notte fra domenica e lunedì hanno annunciato la nascita delle nuova Superleague, poi accantonata ieri con l’uscita dei club inglesi. Sono infatti i dirigenti di Serie A, Liga e Premier League i principali relatori del convegno. L’obiettivo comune: evitare che si ripetano iniziative come la Superleague, fuori dal controllo degli organi di controllo del calcio internazionale.
“Voglio scusarmi con tutti i tifosi e i sostenitori del Liverpool Football Club per i disagi causati nelle ultime 24 ore”. Anche il patron americano dei Reds, John W. Henry, segue l’esempio dell’Arsenal. In un messaggio video, Henry ammette che l’iniziativa non era destinata ad avere “il sostegno dei tifosi”. “In queste 48 ore vi abbiamo ascoltati, vi ho ascoltati”, prosegue, chiedendo scusa all’allenatore Jürgen Klopp, ai calciatori, ma soprattutto ai tifosi che – ammette – sono stati “quelli trattati più ingiustamente”. Joel Glazer, patron dello United, ha scritto una lettera ai tifosi dei Red Devils: “In questi giorni abbiamo tutti assistito alla grande passione che il calcio genera e alla profonda lealtà che i nostri tifosi hanno per questo grande club. Avete manifestato molto chiaramente la vostra opposizione alla Superlega e noi vi abbiamo ascoltato. Abbiamo sbagliato e vogliamo dimostrare che possiamo rimettere le cose a posto”.
In tutto questo parlare e polemizzare le parole che hanno lasciato maggiormente il segno son o certamente quelle dell’allenatore del Sassuolo, De Zerbi. Nella conferenza stampa di presentazione di Milan-Sassuolo ha usato parole forti e chiare.” Non ho piacere a giocare questa partita perché il Milan fa parte delle squadre fondatrici. L’ho detto a Carnevali e ai miei giocatori. Poi se Carnevali mi obbligherà allora andrò, ma ci sono rimasto male. Ieri prima dell’allenamento ho parlato con i ragazzi della situazione. Ho espresso il mio pensiero. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato, nei contenuti e nella modalità. Potevano farlo alla luce del sole invece di fare comunicati a mezzanotte”. De Zerbi ha proseguito, rivendicando il suo lavoro e quello della sua società in questi anni: “Il calcio è di tutti ed è meritocratico. Il comportamento di questi club lede il diritto del più debole, al quale impedisci di crearsi la strada.
È come se il figlio di un operaio non possa in futuro sognare di poter fare il dottore o l’avvocato. Quest’anno siamo partiti con questa società e questi giocatori con il sogno dell’Europa, poi forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo. Però qualche risultato lo abbiamo fatto. Se questo è il calcio moderno, è una roba che non rispetta l’uomo. Non ci interessa se quelle squadre sono indebitate. Queste società sono gestite da potenti e prepotenti ma non per questo debbono farla pagare alle piccole società che fanno le cose per bene”.
Altre parole, molto rumorose qjuelle di Guardiola allenatore del City, una delle squadre nel progetto: “Non è sport quando non c’è relazione tra sforzo e successo” – dice in conferenza stampa -. Non è sport se non importa che hai perso. Supporto il mio club ma mi piacerebbe che i presidenti spiegassero a tutti come hanno preso questa decisione”.
Ed è bene ricordare le parole della politica europea e dei media capaci per una volta di remare nella stessa direzione.
“La guerra dei ricchi” è il titolo scelto da L’Équipe. La stampa apre così la mattina dopo l’annuncio: “Superlega? Super no” (Gazzetta). “Guerra per la Superlega” (Mundo Deportivo), “Atto criminale contro i tifosi” (Mirror). La Liga: “Competizione elitaria e secessionista”. Macron “sostiene la posizione dei club francesi, che si sono rifiutati di partecipare al progetto”. L’Eca è “fortemente contraria al progetto”
In Italia? Draghi chiaro e lucido: “Il governo sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”. Valentina Vezzali, Sottosegretario allo Sport: “Sono preoccupata. Lo sport rappresenta sogni, non gli interessi”.