Calcio – La Serie A nel mome dell’Aquila laziale

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Calcio-Trascinata da un Luis Alberto in versione supereroe, la Lazio batte un Bologna orgoglioso e balza al comando della classifica, dove rimarrà di sicuro per una settimana, stante il rinvio del derby d’Italia. In quarantamila all’Olimpico assistono a una prima mezz’ora che, nostro modesto parere, rasenta la perfezione. Il Bologna, nella trance agonistica dell’avversario, subisce due gol, vede sibilare fuori altre due limpidissime occasioni, ma pure sbaglia un gol clamoroso con Soriano nell’unica distrazione che la neo capolista si permette. Il giro palla della Lazio è cronologicamente esatto, colpisce la qualità delle verticalizzazione del gioco, il Bologna sopravvive a ogni irresistibile manovra offensiva dell’avversario.

Correa grazia subito Skorupski, Immobile servito dove preferisce tirare calcia in diagonale fuori, Skorupski si oppone ancora a Correa spuntato sotto misura, ma Luis Alberto – che zoppica e si tocca l’inguine quasi dall’inizio – vuole ostinatamente deciderla. E lo fa. Conquista un pallone perso dall’avversario in uscita, si avvicina all’area e scarica un secco destro sul primo palo su cui il portiere polacco non può nulla.

Il Bologna prova a scuotersi. 20′: al primo assalto sotto porta Strakosha si iscrive al match, di cui sarà protagonista, ribattendo una conclusione praticamente a colpo sicuro di Soriano, che si riprende la squadra dopo l’infortunio con le stesse prerogative della sua annata: bene nel cucire il centrocampo all’attacco, male in zona gol. Anche questo è un segnale del momento della Lazio. Un minuto e arriva il bis. Correa in area carica il piede che non preferisce, il destro, tira: la fortuna aiuta l’audace, Danilo con la punta del piede spiazza Skorupski. Due a zero. Sembra di assistere alla stessa irresistibile recita che ha piegato la Sampdoria e la Spal. Invece la Lazio si quieta e il Bologna rimane in partita.

E così Barrow, Orsolini, Palacio, Schouten ci provano, ma sono costretti dalla congiuntura a cercare sempre il tiro perfetto. E la mira difetta. Più concreta è la Lazio, la cui fluidità di manovra, la scorrevolezza, la precisione, i tempi di gioco, confermano il momento magico. La ripresa è di larga marca ospite, la Lazio sembra tuttavia controllare, gestire le forze, anche quando l’ostinazione ammirevole dell’ospite crea pressione. Al 52′ Denswil si tuffa di testa e centra Strakosha, un rimpallo e la palla finisce in rete. Il Var svela un tocco di braccio e la montagna da scalare resta alta. Mihajlovic detta le regole, come sempre attacca. Avanti tutta: dentro Santander e Sansone, fuori Orsolini e Schouten (ammonito: cartellino davvero discutibile).

Standing ovation per il re spagnolo

Al 60′ standing ovation per Luis Alberto. Se la merita. Poi ancora Bologna, alla fine il suo possesso palla sarà superiore a quello della capolista. Ma prima, minuto 62, Immobile all’ala sinistra scatta per superare Danilo e tocca sotto sull’uscita di Skorupski, la palla esce di poco sul lato opposto.

Doppio Var, Bologna pure sfortunato

Al 67′ Tomiyasu al volo su sponda di Palacio trova il suo primo gol in serie A. Un gol di ottima fattura, il Var gli nega questa soddisfazione, Palacio è davanti a tutti. Mihajlovic non vuole alibi, ecco anche Skov Olsen al posto di Danilo. Al 74′ Palacio si allunga troppo la palla a tu per tu con Strakosha, è l’ultima vera possibilità per l’ospite – stanco – che continua ad attaccare ma non ha più la stessa lucidità. Un’ultima occasione capita sul piede di Sansone che gira un tiro su velo di Santander, in area di rigore. Palla larghissima.

Vince la Lazio. E vince anche uno stadio che fa festa a Sinisa Mihajlovic. Applausi e i cori dei tifosi hanno accompagnato il tecnico serbo  nel prepartita di Lazio-Bologna. L’allenatore della squadra emiliana si è concesso una passerella con tanto standing ovation sotto la curva nord dello stadio Olimpico, quella occupata dai tifosi biancocelesti, per ringraziarli del sostegno durante la malattia che lo ha colpito. Mihajlovic, uno dei protagonisti del secondo scudetto della Lazio (1999/2000) è molto amato dalla tifoseria biancoceleste e non si è sottratto all’ideale abbraccio dei tifosi che a lungo hanno intonato a gran voce il suo nome, come quando calciava in rete le sue micidiali punizioni. Anche lo speaker dello stadio ha urlato il suo nome, come fa con i giocatori della squadra di casa. Sugli spalti lo striscione “Sei un guerriero. Un esempio per tutti noi. Avanti così Sinisa”. Una Lazio che vola, dove osano solo le Aquile.

 

Il Napoli prosegue il suo processo di crescita. Con un gol per tempo piega (2-1) il Torino, infila il 5° risultato utile tra campionato e coppe e resta in piena corsa per un posto in Europa League. Un successo limpidissimo, più rotondo di quanto non dica il punteggio finale, arrivato dopo aver dominato in lungo e in largo un avversario in evidente difficoltà, sia mentale che di gioco. Per i granata si tratta del 7° ko consecutivo.

Il Torino ha provato a sorprendere gli avversari con una partenza a razzo e per poco non c’è riuscito. Dopo una mezza girata di Lukic deviata in angolo da Manolas, De Silvestri al 2′ ha avuto sui piedi la palla dello 0-1 dopo una corta respinta coi pugni di Ospina: il diagonale dell’esterno granata, però, è stato salvato sulla linea ancora da un attento Manolas. Passato il pericolo il Napoli ha iniziato gli avversari nella loto metà campo e, dopo aver fatto le prove generali con Insigne e Milik, è passato (19′): Insigne ha pennellato una punizione dalla trequarti destra sulla testa dell’accorrente Manolas che da pochi passi ha freddato Sirigu.

Il Toro ha accusato il colpo e per poco, 5′ più tardi, non ha fatto ‘harakiri’: Ansaldi, con uno sciagurato retropassaggio, ha lanciato verso la porta Insigne che ha graziato Sirigu colpendo male il pallone d’esterno destro. Il capitano azzurro ha provato a riscattarsi ma prima ha trovato il compagno di nazionale pronto alla deviazione in angolo su un destro di controbalzo dal limite e poi ha calciato di poco alta una punizione da 25 mt. Il Napoli ha insistito e al 43′ ha colpito la parte alta della traversa con un colpo di testa parabolico di Milik su cross di Insigne.

Dopo aver spaventato ancora Sirigu con Milik, Di Lorenzo e Politano, ha meritatamente raddoppiato (82′), approfittando dell’ingresso di Mertens: il belga, sugli sviluppi di un angolo, ha pennellato un cross sul secondo palo per l’accorrente Di Lorenzo che in spaccata ha insaccato in diagonale anticipando Sirigu. Perso per perso, Longo ha gettato nella mischia Verdi ed Edera ed il Torino riuscito, se non altro, ad accorciare le distanze nell’unico tiro nello specchio della porta della ripresa (91′): su un cross dalla sinistra di Ansaldi, proprio Edera di testa ha infilato il pallone sotto l’incrocio dalla parte opposta. Troppo tardi, però, per evitare una nuova sconfitta.

 

Con un secondo tempo spettacolare e quasi perfetto, l’Atalanta espugna Lecce travolgendo i salentini per 7-2 e blindando il quarto posto.

L’Atalanta domina letteralmente la prima mezz’ora di gara sfiorando più volte il gol con belle e veloci giocate. Dopo un salvataggio sulla linea di porta di Majer, al 17′ i bergamaschi passano nel modo più paradossale: angolo di Ilicic e Donati, tutto solo, di testa infila la sua porta. Gabriel salva su Ilicic e si batte un altro corner: ancora lo sloveno col sinistro e Zapata di forza anticipa Rossettini e segna di testa.

Il Lecce sembra tramortito ma torna a sorpresa in partita al 29′ quando su una palla contesa, arriva un lancio a sinistra per Saponara che se ne va, si porta la sfera sul destro e infila a giro Gollini sul secondo palo. L’Atalanta ci riprova ma de Roon al volo da fuori non trova lo specchio. E allora riecco il Lecce con Donati che si fa perdonare l’autogol: assist fuori area di Saponara e gran destro del difensore che firma il 2-2 al 39′. Poco dopo ci prova anche Barak ma il suo destro termina alto.

Si torna in campo dopo il riposo e l’Atalanta ripassa subito avanti dopo 2′: Ilicic in area per Gomez che tira, Gabriel respinge, lo stesso Ilicic controlla col destro e poi insacca col sinistro di gran classe. Poco dopo il numero 72 serve Hateboer, cross perfetto ma Pasalic calcia clamorosamente a lato divorandosi anche questo. Al 52′ Gollini deve uscire in chiusura su Lapadula, mentre due minuto dopo la Dea cala il poker: palla di Ilicic a destra per Pasalic che crossa basso e Zapata in spaccata insacca. Adesso gli ospiti non mollano la presa come nel primo tempo e al 62′ Zapata firma la tripletta personale: numero del solito imprendibile Ilicic, palla a Gomez che la ridà allo sloveno che la gira sul secondo palo e Duvan la mette dentro.

Sul 2 a 5 la partita è praticamente finita con l’Atalanta che fa anche possesso palla mentre il Lecce ormai è spaesato. Arriva al 68′ una chance per Lapadula che però calcia debolmente e Gollini non ha problemi a parare. Gomez e Ilicic, toccati duramente, lasciano spazio a Muriel e Malinovskyi e il numero 9 impegna subito Gabriel con un esterno destro. Al minuto 87 ancora Muriel se ne va e prende un palo clamoroso per poi ribadire in rete. Viene segnalato offside ma, dopo un lungo check Var, il gol viene convalidato. Sono due i minuti di recupero e Malinovskyi ne approfitta per siglare con un bel sinistro la settima

 

Una brillante Roma, evidentemente rinfrancata dalla qualificazione agli ottavi di Europa League, passa in rimonta (3-4) a Cagliari e resta in scia dell’Atalanta, lasciando a -6 il Napoli.

 

La Roma è partita determinata ma ha sciupato l’incredibile nei primi 13′ consentendo a Olsen di fare un figurone. Il portierone svedese si è opposto alla grande sui tiri di Mkhitaryan (2), Kalinic (2), Bruno Peres e Under che si è visto alzare la conclusione dall’ex compagno sulla traversa. Passata la buriana, il Cagliari si è affacciato in avanti e, dopo aver mandato un’avvisaglia a Lopez con Pellegrini, è passato (28′): Oliva ha pescato al limite Joao Pedro che dopo un controllo di coscia ha messo il pallone sotto l’incrocio con un gran pallonetto in diagonale d’interno destro.

Kalinic si sblocca dopo 14 mesi: doppietta dopo 2 anni e mezzo

Palla al centro e la Roma ha pareggiato (29′) con Kalinic, che non segnava da quasi 14 mesi (Atletico Madrd-Girona di Coppa di Spagna del 16/1/19). Ad aiutarlo a sbloccarsi ha pensato Pellegrini che ha malamente rinviato un cross dalla sinistra di Kolarov consentendo al croato di infilare la palla di testa in rete da due passi. La Roma ha insistito e prima della fine del tempo (41′) ha ribaltato il risultato: Under ha lanciato in area sulla destra Mkhitaryan che è andato via a Klavan e ha fornito a Kalinic la più facile delle occasioni per tornare a realizzare una doppietta dopo 2 anni e mezzo (Milan-Udinese 2-1 del 17/9/17).

La Roma nella ripresa ha insistito e al 64′ ha triplicato: Kluivert, dopo aver fatto le prove generali (destro sulla traversa e sinistro in percussione di poco alto), è andato via in contropiede sfruttando un tocco di testa di Kalinic e ha infilato Olsen. Maran ha tentato il tutto per tutto gettando nella mischia Pereiro e Simeone per gli spenti Ionita e Paloschi e la mossa è servita. L’uruguaiano è sceso fino al limite e con un preciso sinistro a giro ha riaperto la partita al 75′. La Roma, anche in questo caso, però, non si è disunita e, dopo aver impegnato ancora Olsen con Kluivert, ha calato il poker con una punizione velenosa a giro dalla destra di Kolarov sul quale Mkhitaryan si è avventato in tuffo di testa sfiorando di quel tanto che è bastato per ingannare Olsen.

Gara finita? Macché. Su un cross di Rog, Smalling, nel tentativo di allontanare di testa, ha fermato il pallone con un braccio largo, inducendo Di Bello, dopo aver rivisto l’episodio al Var, a concedere il rigore. Sul dischetto è andato Joao Pedro che si è fatto respingere il tiro da Lopez ma è stato bravo a ribadire il pallone in rete in tuffo di testa. La Roma per un attimo ha visto i fantasmi della scorsa stagione (quando fu ripresa da 0-2 a 2-2 in 11 contro 9 proprio nei minuti finale) ma stavolta si è difesa bene e non ha rischiato più nulla contro un Cagliari nervoso e farraginoso che, così, vede sempre più svanire il sogno Europa League.




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