Osservatorio Inaf di Catania: il sole all’ombra dell’Etna

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Sole – Dopo una pausa forzata di oltre tre mesi il Sole torna a essere sorvegliato speciale all’Osservatorio Inaf di Catania, dove il telescopio solare sta osservando la comparsa delle prime macchie del nuovo ciclo solare, dopo mesi di calma piatta. La pausa obbligata è stata anche l’occasione per definire un aggiornamento del telescopio che lo porti a livello di standard internazionale.

Infatti sono riprese presso l’Osservatorio astrofisico Inaf di Catania le osservazioni giornaliere del disco solare – fotosfera, la superficie, e cromosfera, lo strato atmosferico più interno – che erano state forzatamente interrotte a marzo a causa dell’emergenza Covid-19.

«L’Osservatorio astrofisico di Catania ha una tradizione ultra centenaria – iniziata a fine ‘800 – di osservazioni della fotosfera e cromosfera solare mirate allo studio dell’attività solare. Il nostro archivio storico contiene disegni della fotosfera solare eseguiti persino nei giorni in cui gli Inglesi bombardavano la città di Catania durante la Seconda guerra mondiale. I bombardamenti non ci avevano fermarti, ma il Covid-19 ha causato un’interruzione delle osservazioni per oltre tre mesi», spiega Isabella Pagano, direttrice dell’Osservatorio astrofisico Inaf di Catania. «Finalmente, dopo aver messo in atto tutte le misure di sicurezza previste nel nostro istituto per la “fase 2”, l’11 giugno abbiamo ripreso le attività osservative».

Pierfrancesco Costa, tecnico dell’Inaf-Oact alle prese con il telescopio solare di Catania. Crediti: Inaf Oact

 

 

 

 

 

 

 

 

Il telescopio solare di cui è dotato l’Istituto acquisisce ogni giorno svariate immagini a disco pieno della cromosfera, nella riga H-alfa a 656.28 nm, e della fotosfera, nel continuo dell’ala rossa della stessa riga a 656.78 nm. Questi dati hanno una molteplice valenza.

Da una parte vengono messi a disposizione in tempo quasi reale sul portale dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, dedicato allo space weather nel contesto del programma Space Situational Awareness. Un servizio, a cui l’Istituto contribuisce da anni, molto utile per coloro che hanno la necessità di monitorare l’ambiente terreste e circumterrestre allo scopo di proteggere le proprie attività tecnologiche. In un mondo sempre più tecnologicamente avanzato, infatti, molti dei dispositivi divenuti di uso quotidiano risultano vulnerabili agli eventi esplosivi che possono verificarsi nell’atmosfera solare e propagarsi nello spazio interplanetario sino a colpire il nostro pianeta.

Inoltre, i dati ottenuti dal telescopio solare di Catania rivestono un interesse scientifico per la misurazione dei parametri osservativi utili alla determinazione dell’attività magnetica della nostra stella. Proprio in questi giorni si assiste alla comparsa delle prime macchie del ciclo 25. Dopo tanti mesi di Sole quieto, la regione attiva Noaa 12765 sta attraversando il disco visibile del Sole da est a ovest, segnando la ripresa dell’attività magnetica solare il cui prossimo picco è previsto nel 2024.

Sopra l’ immagine acquisita nel centro della riga H-alfa l’11 giugno 2020 dal telescopio solare di Catania. Nel quadrante in basso a sinistra è visibile la zona facolare relativa alla regione attiva Noaa 12765, che rappresenta uno dei primi gruppi di macchie del nuovo ciclo solare. A dx: immagine ripresa 7 anni prima, l’11 giugno 2013, durante l’ultima fase di massimo dell’attività magnetica solare del ciclo 24. Sono visibili numerosi gruppi di macchie, regioni facolari cromosferiche, filamenti e protuberanze: tutti indicatori dell’attività magnetica solare. Crediti: Inaf Oa Catania

 

Infine, i dati acquisiti rappresentano un utile supporto alle campagne osservative svolte da telescopi ad alta risoluzione, fornendo dati di contesto rispetto alle piccole porzioni di atmosfera solare osservabili con i più potenti telescopi. Per questo motivo, nei prossimi mesi il telescopio solare subirà un importante upgrade, che permetterà di automatizzare le osservazioni e di migliorare la qualità e la risoluzione temporale dei dati, raggiungendo gli standard di altri telescopi della stessa classe sparsi nel mondo.

«Prossima tappa sarà l’automazione della cupola e l’aggiornamento di parte della strumentazione di piano focale, attività che è stato possibile progettare dettagliatamente durante la fase di “lavoro agile”», conferma in conclusione Pagano.




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